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17 Aprile 2009 ARCHEOLOGIA
Lorena Bianchi Sator ws
Piramidi in Sicilia
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Una delle incredibili piramidi siciliane, situata nella Valle dell'Alcantara, ai piedi dell'Etna, in provincia di Catania
tempo di lettura previsto 11 min. circa

La piramide è un tipo di architettura presente in tutto il mondo, al punto da ipotizzare una fonte culturale comune che abbia ispirato questi monumenti. Un popolo ancestrale diffuso in tutto il mondo, sulle cui tracce noi di Sator ws siamo ormai da molto tempo. Moltissime analogie sono emerse in questi mesi, al punto da dimostrare la presenza di una civiltà megalitica millenni prima di quanto pensato dalla Storia ufficiale. Ma esistono due isole che presentano costruzioni virtualmente identiche che possono darci la chiave di lettura di questo mistero. La distanza che separa infatti la Sicilia dall'isola di Tenerife, nelle Canarie, è di migliaia di km, ma se osserviamo le piramidi a gradoni realizzate in pietra vulcanica in entrambe queste località, ci rendiamo conto come vi sia una base realizzativa comune. Le piramidi siciliane sono conosciute da decine di anni ma solo recentemente se ne è capita l'antichità. Nella Valle del fiume Alcantara, alle pendici settentrionali dell'Etna, in provincia di Catania, sono almeno dieci e tutte presentano la stessa struttura. Alte una decina di metri e larghe venti-trenta, sono composte da pietre vulcaniche scure ordinatamente posizionate a secco secondo uno schema eccezionalmente preciso.

Le piramidi presentano gradoni, scale e in alcuni casi una forma fortemente allungata, tipica di templi piramidali come quelli presenti in Messico e in Perù. Questa caratteristica trova un immediato riscontro in quello che viene considerato il più grande monumento megalitico europeo: il tumulo ("Cairn") di Barnenez, in Bretagna, a una cinquantina di km da Saint Malo. Risalente secondo gli archeologi ad un'epoca compresa tra il 5000 e il 4400 BCE, il monumento colossale (lungo 70 metri, largo 26 e alto 8) mostra palesemente la stessa struttura delle piramidi siciliane, iniziando a scardinare le teorie di alcuni storici italiani che considerano le costruzioni della Valle dell'Alcantara soltanto delle mere postazioni di osservazione costruite tra il XVI e il XIX Secolo. Secondo costoro, le piramidi sarebbero semplici luoghi di controllo del lavoro degli agricoltori da parte del latifondista, il quale evidentemente non aveva niente di meglio da fare che sorvegliare i suoi servi della gleba! Le cose non stanno così, e poco valgono le testimonianze della gente del posto che afferma che le piramidi sono state costruite in tempi recenti, fino all'inizio del XX Secolo. Si tratta di monumenti imponenti come dimostrano anche soltanto le foto che mostriamo in esclusiva: non è possibile edificare simili opere senza il lavoro congiunto di decine e decine di tecnici specializzati nell'incastro dei massi. Di muri a secco ne è piena la Sicilia, ma questi sono formidabili nell'assorbire i terremoti e i racconti popolari potrebbero narrare di come di tanto in tanto si sia proceduto a qualche attività di restauro. Già, perché la funzione antisismica e la robustezza generale di questi edifici sacri e orientati secondo i punti cardinali è comune ad altre celebri piramidi insulari, quelle presenti alle Canarie, precisamente nell'Isola di Tenerife.

Le Piramidi di Güimar sono situate in una specifica località sulla costa orientale dell'isola africana ma di sovranità spagnola. Considerate analogamente alle siciliane solo il prodotto di contadini, in realtà dimostrano connotazioni astronomiche eccezionali che furono scoperte dall'esploratore Thor Heyerdahl. Questo celebre studioso norvegese si era recato alle Canarie negli Anni '60 per dimostrare la possibilità di attraversare l'Atlantico con barche tipiche dell'Antico Egitto o della Fenicia. (Con la barca fatta di giunchi di papiro denominata "Ra II" dimostrò nel 1970 che era possibile viaggiare dal Marocco alle Barbados in 57 giorni, sfruttando alisei favorevoli e correnti. Una possibilità evidentemente conosciuta da Colombo e adottata in occasione del primo viaggio in America nel 1492). Ma ciò che stupì maggiormente Heyerdahl e i suoi collaboratori, erano le strutture megalitiche che vi sorgevano. Il linguaggio astronomico tanto caro ai nostri antenati era presente sulla cima delle Piramidi di Güimar: nel giorno del solstizio d'estate dalla piattaforma della piramide più alta si poteva (e si può ancor oggi) osservare il Sole tramontare dietro il picco di una montagna all'orizzonte, oltrepassarlo e solcare un ultimo tratto di cielo prima di definitivamente scomparire dietro la vetta adiacente. Alla mattina del solistizio d'inverno su tutte le piramidi è invece possibile salire seguendo il percorso del Sole mediante una scalinata sul loro lato occidentale. Heyerdahl, esploratore e non archeologo, non si sbilanciò sul popolo che poteva aver edificato simili opere, ma affermò che a parere suo poteva aver un collegamento con la mitica Atlantide.

Atlantide? Se è per questo, le Canarie in tal senso offrono decine di spunti. A cominciare dalla collocazione in mezzo all'Oceano Atlantico fino al suo misterioso popolo, i Guanci, che l'abitarono fino all'arrivo degli Spagnoli, prima di soccombere sterminati o dispersi geneticamente da matrimoni misti. Ma dai ritrovamenti archeologici e soprattutto dalla genetica, oggi possiamo sapere molto, moltissimo di questa etnia e di come si possa collegare con il popolo che edificò le piramidi siciliane. I Guanci erano conosciuti fin dall'antichità dai Fenici e dai Cartaginesi, che scoprirono le Canarie nel corso dei loro viaggi. Questo popolo aveva caratteristiche fortemente caucasiche di origine Crô-Magnon: alti, con la pelle bianca e i capelli biondi o rossi, i Guanci vivevano nelle caverne sui pendii delle montagne ma erano dotati di ottime doti manifatturiere; popolo pacifico, matriarcale, orgoglioso della libertà e del suo rapporto con la Natura, adoravano divinità stellari, una Dea Madre e il Dio Sole come gli Egizi, e praticavano l'arte della mummificazione. Secondo la tesi più affermata e suffragata da prove genetiche del Dna mitocondriale, i Guanci erano fortemente imparentati con i Berberi del Nordafrica e infatti queste popolazioni sono ancor oggi rappresentanti di una primigenia stirpe indoeuropea. La variante Crô-Magnon dell'Homo Sapiens Sapiens infatti nacque in Africa circa 50mila anni fa e si diffuse a partire da 40mila anni fa in Asia ed Europa. In Nord Africa genti che sarebbero in seguito diventate berbere attraversarono lo Stretto di Gibilterra e si stabilirono in Spagna, dando origine alla civiltà preindoeuropea dei Liguri. Nello stesso periodo analogamente altre genti pre-berbere attraversarono il tratto di mare tra la costa del Marocco e le Canarie, dando origine al popolo Guanci. Una tesi troppo estrema? Certamente in Europa le correnti migratorie furono almeno due, una attraverso la Spagna e la costa mediterranea fino all'Italia e la seconda attraverso il Medioriente ei Balcani. Entrambe queste correnti, se non si tratta della stessa popolazione, erano portatrici di nozioni astronomiche e religiose avanzatissime e si caratterizzavano per la sistematica erezione, in particolari luoghi, di pesantissimi megaliti e della modellazione di piramidi semi-naturali. Lo stesso può essere accaduto nelle Canarie, dove questo popolo primigenio però rimase isolato e senza la possibilità di effettuare scambi commerciali e culturali.

I Guanci cioè potrebbero aver trattenuto nei miti e nelle usanze il ricordo del Primo Popolo che diede origine alla civiltà megalitica, non riuscendo però a evolversi industrialmente e rimanendo in armonia naturale con l'ambiente circostante. Del resto le Canarie sono un paradiso in tal senso e sono dotate di cibo e acqua in abbondanza, nonché di ripari sicuri e legname come combustibile. Di che altro avrebbero dovuto aver bisogno? Le popolazioni Guanci delle varie isole persero rapidamente la capacità di navigare e ognuna rimase in una sorte di enclave e se i contatti tra le varie isole dell'arcipelago erano possibili, sicuramente non erano realizzabili scambi commerciali a lungo raggio (nemmeno avendo l'America a portata di mano). L'arrivo dei Cartaginesi non cambiò la vita dei Guanci, e così nemmeno quello dei Romani, che chiamarono le Canarie Isole Fortunate. Plinio il Vecchio le descrisse ampiamente, però non citando la presenza di alcun popolo tranne il ritrovamento, ad opera dei marinai latini, di templi megalitici a mo' di dolmen. Evidentemente i Guanci ritennero i visitatori dei nemici pericolosi e rimasero al riparo nelle loro grotte inacessibili. Come dar loro torto? Le Canarie, dopo secoli di oblio, furono riscoperte da navigatori genovesi e templari verso la fine del XIII Secolo.

Il celebre scrittore Giovanni Boccaccio parlò a lungo di questa riscoperta e descrisse i Guanci nel dettaglio, prima che le invasioni spagnole del XV Secolo spazzassero via le tracce di questo misterioso popolo. Ma cosa collega le piramidi di Güimar ai Guanci? Sicuramente non furono costruite da loro, perlomeno lo furono dai loro antenati. Ma proprio a Güimar è stato trovato un insediamento Guanci proprio all'interno di una delle piramidi, segno che il luogo era conosciuto e popolato.

Una base etnica antica di decine di migliaia di anni però ci porta al popolo dei Sicani, il primo abitatore della Sicilia. La Storia ci insegna che i Sicani, ritenuti secondo noi a torto non un popolo indoeuropeo, abitava l'area a sud della Spagna corrispondente grossomodo alla moderna Andalusia. Entrati in conflitto, sempre secondo gli storici, con le popolazioni Liguri autoctone, i Sicani diressero verso la Sicilia, ove si insediarono intorno al 3000 BCE. Esistono numerosi studi in merito ai Sicani, il più interessante dei quali afferma che, al contrario di quanto ritenuto, vi sono delle fortissime somiglianze fisiche e genetiche tra questi primi siciliani e i Berberi. Ancora loro! La popolazione bianca di origine Crô-Magnon del Nord Africa pare strettamente imparentata con i Sicani, che del resto erano originari della Spagna meridionale, quindi a un passo dall'Africa. In tempi preistorici, antecedenti la fine dell'ultima Glaciazione avvenuta 12mila anni fa, la Sicilia era inoltre notevolmente più vicina all'Africa in seguito all'abbassamento del livello dei mari, rendendo possibile una colonizzazione diretta dalla Tunisia dell'isola di forma triangolare.

Occorre anche dire che, come abbiamo visto in merito allo studio sulle origini della città di Roma, i Sicani e i Liguri avessero un nucleo abitativo comune proprio nell'area ove sarebbe sorta la Città Eterna. I due popoli si ritenevano fratelli e di stirpe comune: l'insediamento romano aveva funzioni importantissime di unione tra le terre liguri a nord e quelle sicane a sud. E poiché abbiamo fortissime testimonianze che mostrano abitazioni nelle caverne sia delle genti Liguri che di quelle Sicane, c'è da chiedersi se questi primi abitatori del Mediterraneo non fossero un popolo omogeneo. Le caverne del Monte Olgisio, in provincia di Piacenza, quelle di Pantalica sui Monti Iblei e quelle di Cassibile vicino a Siracusa, sono solo alcuni esempi di identica conformazione abitativa. Nella fattispecie, grotte e caverne scavate, spesso a picco su burroni e dirupi. Strutture trogloditiche analoghe si trovano nelle Canarie, è ovvio, ma anche in altre aree africane, come ad esempio in Marocco sui monti dell'Atlante, oppure più a sud, nel Mali, nelle scogliere di Bandjagara abitate dai Dogon. Altre similitudini sono presenti nelle grotte di tutta l'Asia. Ma questo popolo di origine berbera trova ulteriori figliazioni. I Liguri erano denominati così dai Greci, ma il loro nome originale era Libui o Libi, un nome che presenta un'assonanza incredibile con il territorio della Libia, quasi che fossero indigeni di quella regione. Comunque sia furono per certo i primi abitatori dell'Italia, stante la loro presenza nel 20-25mila BCE proprio nella regione che da loro prende il nome. I Berberi popolano l'area nordafricana da almeno 40mila anni e i Sicani probabilmente occuparono la Sicilia molto prima di quanto ipotizzato dagli storici: ecco qui il popolo che costruì le piramidi! Di Sicilia, certo, ma non solo, forse. Testimonianze dell'area bosniaca di Visoko ci raccontano piramidi antiche di 36mila anni e nessuno vieta di vedere affinità anche con il popolo egizio, multietnico ma dai forti connotati indoeuropei in alcuni suoi faraoni (l'esempio più palese è quello di Ramses II, dalla statura notevole e dai capelli rossi).

Comunque sia, le affinità genetiche berbere di Guanci, Sicani e Iberi, Liguri e tanti altri popoli primordiali non ci devono far dimenticare che le testimonianze di quell'epoca incredibilmente antica sono tuttora vivide e presenti ed è solo la pigrizia mentale o l'eccessiva prudenza a impedire di vedere le tracce megalitiche. Che dire infatti della Piramide di Pietraperzia? Situata nel cuore della Sicilia, in provincia di Enna, si tratta di una costruzione a pianta rettangolare, lunga 55 metri, larga 30 e alta 13 che presenta nei dintorni tracce di grotte abitate, laboratori atti alla lavorazione della selce, quattro scale megalitiche intagliate nella roccia orientate secondo i punti cardinali e un trono in pietra simile a quelli ritrovati in Francia e Spagna e utilizzati per scopi propiziatori e rituali di fertilità.

La struttura, come accade a Tenerife e nella Valle dell'Alcantara, è a gradoni, con terrazze degradanti, mentre il perimetro è circondato da una vasta area circolare che ben esemplifica il senso dei simboli astronomici (l'appartenenza della piramide al ciclo dell'Universo). Su un forum di archeologia abbiamo trovato la seguente notizia, che riportiamo integralmente: "E' stata creata una collaborazione con l'Unione Europea e una partnership con studiosi di Tenerife (tra cui Vicente Valensia Alfonso di Tenerife che ha già lavorato con l'Univ. del Maine nel sito spagnolo di Güimar) per poter effettuare uno studio approfondito su tutta l'area. Inoltre uno studio stratigrafico verrà effettuato sotto la supervisione del prof. E. Anati con l'ausilio di un pallone aerostatico per effettuare rilevazioni aeree su una più vasta area circostante. L'obiettivo è, data la presenza di numerose necropoli nelle vicinanze, la ricerca di un villaggio correlato al sito". Ci permettiamo di suggerire ai ricercatori di osservare nelle grotte, invece che cercare fondamenta di fantomatiche capanne che non venivano utilizzate da questi protoindoeuropei. Ma al di là di questo appunto sul metodo, si tratta di un primo, valido approccio allo studio comparato di queste strutture, ma occorre che gli oscurantisti mettano da parte il loro filomedievalismo e attribuiscano alla giusta epoca queste strutture, che poco alla volta stanno spuntando in tutta la Sicilia.

Per un'esauriente galleria fotografica si rimanda all'articolo http://www.satorws.com/piramidi-sicilia.htm