sei in Home > Archeologia > News > Dettaglio News
1 Aprile 2009 ARCHEOLOGIA
Ivan Meacci La redazione di La Porta del Tempo
Il caso Porsenna: Intervista a Stefano Romagnoli
FOTOGALLERY
tempo di lettura previsto 14 min. circa

La passione per Porsenna me l´hanno trasmessa mio nonno e mio padre, contadini e lavoratori agricoli, nati in questi luoghi. Posso vantarmi di conoscere questo territorio metro per metro ed ogni sua storia o leggenda che si tramanda sugli etruschi e sul leggendario condottiero. Tutto quello che so l´ho trascritto nel mio libro: "Io citto, tu citta – i segreti nascosti nelle terre di Porsenna". Il libro elenca circa "800" tombe non conosciute agli esperti e, di queste, oltre 100 sono ancora da scoprire!

Questo libro non può esser pubblicato perché, se lo fosse, rileverebbe la locazione esatta di più di un centinaio di tombe, oltre a quella di Porsenna, che ancora non sono state rinvenute. Per questo decidemmo di consegnarlo, accompagnato da un esposto che denunciava le nostre scoperte, alla Procura della Repubblica di Montepulciano, ed a tutte le Autorità competenti; ci auto denunciammo per garantire la tutela del patrimonio dello Stato e perchè nessuno si potesse impossessare della nostra scoperta. L´esposto fu anche inviato al Ministero dei Beni Culturali, alla Sovrintendenza per la Toscana, a tutti gli Enti preposti ed, anche, al Presidente della Repubblica. Per tutta risposta, l´allora Sopraintendente della Toscana, ci denunciò per millanteria e probabili ricerche non autorizzate. La Procura avvio delle indagini per appurare se avevamo fatto ricerche o scavi abusivi non consentiti, e per accertare l´attendibilità delle nostre presunte scoperte. Una Commissione guidata dal Procuratore della Repubblica: Federico Longobardi; dal CTU della Procura della Repubblica: il Professor Angelo Vittorio Mira Bonomi; dall´ispettore Onorario per i beni archeologici: Giulio Paolucci; e, da altre autorità per la tutela del patrimonio archeologico; nonché, dalle forze dell´ordine e da noi 3 stessi, fece dei sopralluoghi in tutti e 14 i siti enunciati nel libro; compreso il sito della tomba di Porsenna.

Un sito che, questo del Pianoro delle Pianacce, da dopo la scoperta della tomba fatta da Maetzke negli anni ´50 e fino a quel preciso giorno del sopralluogo, non era solo stato totalmente ignorato ma, addirittura, adibito a zona edificabile tanto per gli edifici privati che per quelli artigianali!

Per ogni presunta struttura ancora sepolta indicata sul libro furono presi appunti e misure: dati completi di oltre 300 fotografie che mi ritraggono con De Ieso e Pellegrini mentre indichiamo con l´indice il punto esatto dove scavare per riscoprire i tesori ancora sepolti. A verbale, da parte loro, il rappresentante (ispettore onorario) della Sopraintendenza Toscana, dichiarò e firmò che non poteva esserci nulla in nessuno di quei 14 posti, compreso il numero 8 (il Pianoro delle Pianacce). Invece, al contrario, il CTU della Repubblica: Angelo Vittorio Mira Bonomi, diede come attendibili circa il 60% delle scoperte presunte nel mio libro!

La Procura, dopo aver redatto un verbale per ogni singolo sito, archiviò il caso perché il libro era attendibile e, di conseguenza, non era stato commesso nessun millantamento, e nessuna ricerca abusiva. La procura sentenziò che non era stato messo a rischio il patrimonio culturale e che non erano stati eseguiti scavi o studi non autorizzati ma soltanto ricerche storiche scientifiche!

Da allora – continua Stefano – forti delle ragioni che ci venivano dal massimo rappresentate della Repubblica nelle controversie di etruscologia: Angelo Vittorio Mira Bonomi, ci siamo rivolti a tutti: al Ministero dei Beni Culturali; alla Sopraintendenza di Firenze; al Sopraintendente di Chiusi: Rastelli; alla Dottoressa Minetti (direttore Museo Sarteano) e, a suo marito, Giulio Paolucci (oggi direttore del Museo di Chianciano); ma non ci ascoltò nessuno e, per questo, fummo costretti a rivolgerci alla stampa. La storia partì sulla stampa locale ed arrivò fino al Corriere della Sera ed, anche, al TG3 della Toscana. La notizia rimbombò dall´america al Giappone da dove arrivò la proposta di un filantropo che offrì, all´allora Sindaco Susanna Pugnalini (oggi Consigliere Regionale) che declinò l´offerta (?), di pagare le spese per la ricerca della tomba di Porsenna".

Dopo quel rifiuto che tanto disorientò i sarteanesi, a Sarteano, iniziarono a girare voci sulle mie capacità intellettive e sulle mie - e dei miei amici De Jeso e Pellegrini - cattive frequentazioni...Fummo emarginati, eravamo indicati anche da chi non conoscevamo come "i tre visionari"...

Dopo qualche tempo, nel 2000, la direttrice del gruppo archeologico di Sarteano, Alessandra Minetti, inizia a scavare sul punto da me indicato nel mio libro come il probabile sito della Tomba del condottiero conosciuto come il "Signor Comandante (Lars /signore, Purz, Porsina o Porsenna/comandante)".

Mi attivai, ancora prima che iniziassero a scavare sul sito, scrivendo al Ministero dei Beni Culturali ed al Presidente della Repubblica ed a tutte le agenzie giornalistiche nazionali. Com´entrarono nella prima tomba feci esposti a tutti gli organi competenti perché si stava scavando nei posti indicati nel mio libro agli atti della Procura di Montepulciano. Mi rispose il nuovo Sopraintendente di Firenze: Angelo Bottini, per comunicarmi che "gli scavi non erano stati eseguiti sulla base delle mie informazioni ma su una nuova ricerca...".

A tutt´oggi, compresa quella della Quadriga Infernale, sono 15 le tombe ritrovate dalla Minetti, negli oltre cento punti indicati da me con precisione quasi metrica: una sovrapposizione esatta se si mettono a confronto le cartine stampate sul mio libro nel 1995 con quelle fatte ora e che raffigurano le tombe ritrovate dal 2000.

...SEPULTUS EST, INQUIT, SUB URBE CLUSIUM...

Indipendentemente dal fatto che il basamento ritrovato a Sarteano sia quello del mitico "mausoleo di Porsenna", come dice Romagnoli, o che sia un monumento funebre del V secolo, come dichiarato dalla Minetti, resta l´anomalia di una "scoperta molto importante" – fatta, ancora, in un altro dei punti indicati dall´Indiana Jones della Valdichiana – e tenuta nascosta fino al 30 gennaio di quest´anno quando ho svelato la notizia sul quotidiano on line: www.ilcittadinoonline.it.

Per capire l'origine, delle sempre puntuali anticipazioni del "visionario" Stefano Romagnoli (il protagonista di questa vicenda che ha aspetti anche romanzeschi accanto, però, ad un´infinità di prove agli atti), si deve rifarci al suo libro – scritto nel 1995 – che anticipava l´ubicazione di oltre 100 "nuove" tombe etrusche ancora da scoprire, in un´area circoscritta fra Sarteano e Chiusi. Nel sito indicato, nel libro del Romagnoli, come l´ubicazione della tomba di Porsenna è venuta alla luce la famosa "Quadriga Infernale", quella tomba ritrovata nel 2003 che ha inserito Sarteano fra i centri più importanti di tutto il mondo etrusco!

Stefano, prima di dare alle stampe il volume e divulgarne così i preziosi contenuti anche ai malintenzionati, decise – al fine di proteggere i beni da lui individuati che appartengono all'umanità – di denunciare il suo manoscritto alla Procura di Montepulciano. Un gesto di altruismo, più unico che raro, che, come ricompensa, gli valse una bella denuncia per ricerche e scavi non autorizzati dall´allora Soprintendente della toscana in persona!

Questo geniale bravo ragazzo (che ha appreso la passione per l´archeologia ascoltando le leggende e le verità dei contadini dai famigliari e dai vicini di casa quando la sera si riunivano "a veglia" intorno al camino) una volta diventato grande ha voluto ampliare la sua personale ricerca avvicinando ed intervistando tutti quelli che (dai semplici appassionati agli scavatori istituzionali o clandestini) si erano interessati alle "testimonianze etrusche" del territorio chiusino. Tutti questi dati (dalle numerosissime leggende alle infinite esperienze vissute) accumulati in oltre trenta anni di ricerche storico scientifiche, sono raccolti in questo libro che non solo stravolge la copiosa storia dell´archeologica del territorio (ponendo inquietanti domande sulla gestione dei beni scoperti recentemente) ma, e soprattutto, fornisce successive prove sulla reale "grandezza" del leggendario condottiero di Clevsin che, con un esercito composto di soldati provenienti da tutte le 12 lucumonie etrusche, sconfisse l´esercito della ribelle Roma restaurando il governatorato di Clusium sulla città nata intorno al ponte o fiume etrusco Rumon.

Conseguentemente, all´auto-denuncia di Stefano Romagnoli che gli aveva procurato la contro-denuncia della Soprintendenza Toscana, fu istituita un´apposita commissione che, per verificarne i contenuti e le modalità con cui questi erano stati dedotti, fece dei sopralluoghi nei 14 siti indicati nel libro.

Dopo alcuni anni, da quel sopralluogo, sono iniziati degli scavi – effettuati, però, dal locale "Gruppo Archeologico di Sarteano" – proprio sul punto esatto dove Romagnoli aveva indicato che ci fosse (ci sono gli atti della Procura con documenti e fotografie ufficiali scattate sul posto con raffigurati: il Procuratore Longobardi; Angelo Vittorio Mira Bonomi, Giulio Paolucci e Stefano Romagnoli con l´indice puntato sull´esatto punto da scavare) la tomba del Re Porsenna! Il risultato di quegli scavi, presieduti dalla Direttrice del Museo Civico di Sarteano: Alessandra Minetti, fu il ritrovamento della splendida e ormai famosa "Tomba della Quadriga Infernale!

Insomma, anche se purtroppo non era l´India pur sempre dell´America si trattava! Tant´è che, la tomba ritrovata, è una delle più belle scoperte degli ultimi decenni in campo etrusco e non solo. Una tomba tanto bella e importante che oggi, proprio grazie a questa scoperta, la Dottoressa Minetti, è impropriamente annoverata fra i grandi archeologi del mondo.

Raccolti gli onori della favolosa scoperta, quelli del Gruppo Archeologico di Sarteano, da circa 2 anni e ancora una volta nel più totale riserbo, hanno ripreso a scavare su un altro punto del Pianoro delle Pianacce; e, precisamente, sul punto esatto indicato, nel libro dell´Indiana Jones della Valdichiana, come quello del probabile sito del Mausoleo di Porsenna! Proprio all´ingresso del pianoro delle Pianacce - se si arriva da Chiusi percorrendo la "via degli Inferi", che è una strada indicata nel libro (e sconosciuta ai così detti "esperti") - si trova il mausoleo!

Su questa "strada" disconosciuta dagli archeologi ufficiali ci sarebbe molto da dire. Romagnoli parla (ed illustra a chi vuol vedere) di una via formata da un selciato composto di grandi pietre irregolari che s´inerpica fra rocce che sembrano tagliate all´uopo e che, da Chiusi, porta alle necropoli delle Pianecce e della Solaia: "città di morti" situate, rispettivamente, prima e dopo Sarteano. Una strada sacra particolarmente importante perché lì – "...sub urbe Clusium...", come scrive Terenzio Marco Varrone – c´è il mitico mausoleo che annuncia la tomba del grande condottiero che riportò Roma sotto il controllo di Clusium!

Questi nuovi scavi, che non distano più di 10 metri dalla Quadriga Infernale, hanno subito evidenziato ( si raccontava fra la gente perché, ufficialmente, si era parlato soltanto del ritrovamento di un muro etrusco...) più di un importante indizio che sembrerebbe far risalire, l´imponente (per l´epoca) basamento ritrovato, proprio al mitico mausoleo di Porsenna!

La novelas riparte il 30 gennaio del 2009 con il mio annuncio del ritrovamento - fatto proprio sul punto indicato dal Romagnoli come quello del probabile sito del mausoleo di Porsenna nel suo libro agli atti in Procura dal 1995 - delle fondamenta di un importante monumento, a mezzaluna e della larghezza di metri 16, risalente al V secolo avanti Cristo.

Quattro giorni dopo di me, la Dottoressa Alessandra Minetti, che presiede agli scavi sul sito dal 2001, ha annunciato, sul quotidiano: La Nazione (Siena), il ritrovamento di un importante monumento funebre risalente al V sec. a.C.. Un monumento funebre su cui sarebbe stato esposto il corpo dei morti durante le cerimonie funebri; ma, "che nulla centra con Porsenna", si è affrettata a smentire senza citarmi e, per escludere ogni possibile riferimento al libro del Romagnoli, ha "precisato" che in quel posto si scava dal 1954. Una teoria bizzarra, questa del monumento funebre che non può aver attinenza con la tomba di Porsenna, se si considera che tutte le tombe ritrovate finora intorno a questo monumento provengono dal III e IV secolo... Bizzarra perché – se si esclude a priori che ci possano essere tombe del V° secolo lì vicino – dovremmo dedurre che gli etruschi lasciassero i corpi dei loro defunti ad imputridire per secoli prima di sotterrarli...

La Dottoressa Minetti asserisce, inoltre, che alle pianacce si scava dal 1954; la data in cui per la prima volta furono ritrovate delle tombe in quel sito. Ma, la dottoressa, non ha mostrato mai nulla che sia stato rinvenuto dal 1954 (hanno in cui Guglielmo Maetzke riportò alla luce centinaia di reperti) al 2003 (l´anno della scoperta della Quadriga Infernale per i cui tanti reperti è stato necessario costruire un´altra sala nel museo). E, anche questo è bizzarro, se si considera che per scoprire e ripulire ben 15 tombe la Dottoressa ci ha messo solo 3 anni, mentre, nei 49 anni che avrebbero scavato - in quei 5 metri di distanza che separano le nuove tombe da quelle scoperte nel ´54 - non avevano trovato né tombe e né mausolei e, neanche, il più piccolo frammento di un bucchero! Un´affermazione, inoltre, che cozza inquietantemente con quella fatta da suo marito: Giulio Paolucci (agli atti della procura) che, come "ispettore onorario" della commissione che visitò il sito nel 1995, aveva scritto e firmato che in quel posto non poteva esserci nulla d´interessante! Per non parlare, poi, della denuncia (del 1984) fatta da alcuni cittadini che, ancora una volta alle Pianacce, segnalavano il ritrovamento di 7 tombe che erano appena state profanate? Insomma, proprio mentre il "distratto" Gruppo Archeologico ricercava senza esiti, sopra di loro si costruiva la zona artigianale con un paio di ville e una porcilaia e, sotto di loro, i tombaroli scavavano e "svuotavano" sette tombe!

A chi potrebbe osservare che m. 16 non sono le dimensioni citate dal Varrone si può obiettare, anche semplicemente con quel minimo di buon senso che manca agli storici nostrani, che quelle misure sono d´assoluta fantasia: l´invenzione di una grottesca propaganda!

"Fu sepolto – egli dice – "davanti" la città di Chiusi; in quel luogo lasciò un monumento quadrato di pietra squadrata. Ciascun lato era largo 300 piedi e alto 50; dentro questa base quadrata c´era un labirinto inestricabile nel quale se qualcuno entrava non poteva trovare l´uscita senza un gomitolo di filo. Sopra questo quadrato stavano 5 piramidi, 4 agli angoli, una in mezzo; in basso, larghe 75 (quinûm septuagenûm) piedi e alte 150, ce ne sono altre 5 che inclinano in modo tale che in cima a tutte è collocato un globo di bronzo ed un unico "petasus" (cappello da viaggio con falde, una cupola) dal quale pendono campanelli tenuti da catene, i quali, agitati dal vento, mandano i suoni lontano come un tempo fu fatto a Dodona. Sopra a questo globo c´erano quattro piramidi, ciascuna alta 100 piedi. Sopra a queste, in un'unica base, cinque piramidi..." delle quali lo stesso Varrone ebbe vergogna a dare l´altezza...Ora, senza parlare di cavalli, di carrozze, di chiocciole e pulcini d´oro (quelli che la tomba avrebbe contenuto), è d´obbligo affermare che se proprio non era in malafede, allora, più che un attendibile antiquario, il Varrone deve essere considerato un gran credulone!

Che, ovviamente, il monumento non potesse essere di tali ed irrealizzabili dimensioni, ed a prescindere dal fatto che stava "davanti" e non "sotto" nelle paludi, non lo dice soltanto la conformazione e la geografia del territorio – non c´è nessun basamento naturale capace di sostenere nulla di così grande (se non, forse, il Pianoro delle Pianacce) davanti a Chiusi – ma un´altra scoperta del nostro "visionario" Stefano Romagnoli che, cercando fra le carte dell´ex-biblioteca Bonifica della Valdichiana, ne ha riscoperta "un´altra delle sue" che viene da un altro grande "visionario" come lui ma ante litteram: Pomponio Mela (54 d. C.).

Un libro che, da una parte, conferma ed aggiunge dettagliatissime informazioni alla locazione del mausoleo di Porsenna fornita dal Varrone e, dall´altra, smentisce clamorosamente quelle demenziali misure. A questo proposito è particolarmente interessante notare come quelli che da sempre sono considerati visionari, nella realtà, sono molto più oggettivi e disincantati dei nostri "autorevoli" storici che, addirittura, ancora cercano il labirinto! Per dovere di cronaca si deve ricordare che questo libro, scritto dal primo geografo della storia e rinvenuto da Stefano Romagnoli, è stato tradotto dal latino antico dal celebre Gismondo Tagliaferro, autore del libro "Tombaroli si nasce".

"Uscii dalla Città e scesi nella valle lungo il sentiero da cui un tempo ero venuto – è il protagonista della vicenda narrata da Pomponio Mela: Turms Porsenna, che parla – Io non scelsi la strada facile che conduce alla montagna sacra, quell´usata dai tagliapietre, bensì la Scala Santa fiancheggiata dai pilastri di legno dipinti... In silenzio oltrepassai l´ingresso alle tombe segnate dai tumuli di pietra e, prima di toccare la vetta, mi "imbattei" anche nella Tomba di mio Padre. Dinnanzi a me, in ogni senso, si stendeva vasta la mia terra con le sue fertili vallate e le boscose colline. A settentrione luccicavano le acque azzurro cupo del mio lago, ad occidente si levava il "cono tranquillo" che poi è la montagna della dea, dirimpetto si stendevano le dimore eterne dei trapassati...". La terra descritta, ancora una volta, è esattamente la zona compresa tra Chiusi e la Solaia. Il lago (di Chiusi) a nord; il "cono tranquillo", che è la montagna di Cetona, ad ovest; le strade usate dai tagliapietre (cioè la via Cupa e la via degli Inferi) che portavano dalla cava di travertino di Sarteano del "Pianoro delle Pianacce" e dalla Solaia a Chiusi; la valle con le tombe dei trapassati: "Costolaie e San Giuseppino". Il figlio di Porsenna dice di essersi "imbattuto" nel mausoleo del padre che – evidentemente – non poteva essere alto oltre 170 metri e poggiare su un basamento di m. 89 X 89 X 89; perchè, se fosse stato tale, si sarebbe visto da molti chilometri di distanza, ovunque ci sì trovasse, in tutta la Valdichiana e non solo...