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3 Gennaio 2001 ARCHEOLOGIA
BBC News online
Gli organi di una Mummia forniscono indizi sulle malattie
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In un certo modo, il dottor James McKerrow può essere considerato un detective che indaga su uno dei più grandi misteri della vita: la causa della morte delle persone. Ma questo caso è diverso da tutti gli altri. Il paziente, un ragazzo di 13 anni di nome Djehuti-Irdis, è morto 3500 anni fa. La causa, come il dottor McKerrow ha scoperto, è stata una polmonite.

McKerrow, professore di patologia all´Università di California, San Francisco, un´autorità in materia di malattie infettive del Medio Oriente, ha trovato il modo di esplorare sconosciute aree del lontano passato, eseguendo biopsie sui resti mummificati degli organi interni degli antichi Egiziani.

Si è sempre interessato alla vita quotidiana degli antichi Egizi, e, specificamente, alle malattie che affliggevano questa popolazione tanto tempo fa. La domanda principale è : "Quali erano le malattie più diffuse tra gli antichi Egizi?" ha riferito. "Erano forse le stesse di oggi?"

"In alcuni di questi casi, siamo stati in grado di identificare le malattie di 3.000 anni fa" ha detto."Avere un´idea sua i problemi di salute degli antichi Egiziani, ci ha insegnato che queste malattie infettive sono prolifiche, altamente evolute e intelligenti" ha aggiunto.

In un certo modo, il suo lavoro segue le evoluzioni di un virus che cerca di nascondersi per prevenire la sua identificazione e diagnosi –il lato oscuro dell´evoluzione. "I virus si nascondono e mistificano il loro aspetto reale" ha detto. "Hanno inventato il modo di eludere l´identificazione e inibire così la risposta del sistema immunitario"

Se la medicina potesse tornare indietro nel tempo per verificare le condizioni dei virus ad uno stadio remoto, potrebbe forse essere più semplice adeguare i sistemi di difesa nei tempi moderni.

Gli antichi Egizi sono famosi per i loro grandi monumenti: la Sfinge, le piramidi e le tombe dei re. La loro antica religione ha dato all´uomo moderno magnifici indizi per penetrare i segreti delle loro vite. Credevano che se il corpo riusciva ad essere preservato nel mondo dei vivi anche dopo la morte, avrebbe vissuto per sempre anche nel mondo dei defunti. E così le classi più ricche – reali, nobili e mercanti, e scribi- venivano mummificati dopo morti. I loro corpi venivano prosciugati da tutti i liquidi, venivano immersi in sali e avvolti in bende di lino, posti in eleganti bare e quindi preservati per gli anni a venire, all´interno dei sarcofagi.

Anche per gli organi interni, che si sarebbero deteriorati in tempi molto più rapidi, esisteva una pratica di conservazione. I fluidi erano rimossi, e gli organi venivano immersi in un sale chiamato natron (carbonato di sodio), prelevando con attenzione qualsiasi traccia di acqua."Il processo", riferisce McKerrow, "è in sostanza molto simile a ciò che si fa per essiccare la carne al sole o il pesce sotto sale." Gli organi venivano poi ricoperti di una resina derivata dagli alberi di cedro del Libano e della Siria, abituali interlocutori commerciali degli egiziani quando i faraoni mandavano i loro eserciti in terre lontane.

Gli organi interni venivano normalmente conservati in giare elegantemente decorate, chiamati vasi canopi. Ogni vaso era ornato con la testa di una delle quattro divinità figlie di Horus, figlio di Osiride, una delle divinità a capo del mondo ultraterreno.

Api, che aveva la testa di un babbuino, proteggeva i polmoni; Duamutef, il dio dalla testa di sciacallo, lo stomaco; Qebehsenuef, dalla testa di falco, era responsabile per gli intestini, e Imsety, umano, controllava il fegato nella vita oltre la morte.

Sono passate migliaia di anni, e attraverso il tempo, molti profanatori di sepolcri, mercanti e scienziati hanno avuto occasione di aprire le tombe egizie. Negli anni più recenti i vasi canopi e le mummie venivano venduti nei mercatini di strada al Cairo.

"Erano molto popolari in età Vittoriana" dice McKerrow.

Molti dei vasi ed altri materiali sono stati donati ai musei. Sul fondo dei vasi canopi –opere d´arte esse stesse – si trovava una materia color marrone scuro, che sembrava un po´ come legno e profumava vagamente di cedro. E´ risultato essere invece, dice McKerrow, quel che rimane degli organi interni deidratati di queste persone morte da così lungo tempo.

Ma se gli organi erano stati semplicemente deidratati, hanno pensato gli scienziati, sarebbero anche potuti essere riportati al loro stato originale. "Il passo successivo" ha raccontato McKerrow "era compiere il processo inverso". E´ un procedimento chiamato re-idratazione, e McKerrow, che è anche un biologo, è un esperto in materia. Gli organi non vengono mai reintegrati completamente, ma re-idratati abbastanza per renderli flessibili e poter essere studiati al microscopio.

"Abbiamo potuto eseguire una biopsia" ha detto McKerrow.

Tra le principali cause di morte sono state indicate le malattie ambientali, in particolare la silicosi, determinata dai piccolissimi granelli di sabbia o di altri materiali inalati e accumulatisi nei polmoni. Questa malattia era molto comune nel mondo Occidentale in tempi più tardi. "Ne soffrono in particolare i minatori, le persone che scavano tunnel o che hanno motivo di respirare polvere" ha detto McKerrow. In Egitto le cause potrebbero essere attribuite alle tempeste di sabbia. E´ difficile stimare quanto la silicosi fosse diffusa, perché gli operai che hanno costruito le piramidi e i manovali che hanno scolpito gli antichi monumenti di pietra, erano gente comune, e solo i ricchi potevano permettersi la mummificazione.

Altre cause di morte erano le malattie infettive, come la polmonite e la tubercolosi, che apparentemente si diffondevano con grande rapidità, causando epidemie.

Alcune malattie, sostiene McKerrow, si diffondevano per contatto con il mondo esterno, o per via delle conquiste degli eserciti egiziani ai tempi del Faraone Thutmosis III.

"Non appena estendi il tuo impero, importi le infezioni degli altri paesi" ha detto McKerrow "E´ un po´ la stessa cosa del modo in cui l´AIDS è arrivato dall´Africa".

McKerrow, che lavora in un laboratorio nell´Università di San Francisco al Campus di Fort Miles, dice che il suo lavoro deve essere globale, perché le malattie sono globali oggigiorno, e si muovono rapidamente per il mondo, a partire dai paesi sottosviluppati.

"Se vogliamo vincere questa battaglia, la dobbiamo vincere globalmente" ha detto.

Uno dei suoi pazienti preferiti, è il piccolo Djehuti-Irdis, morto di polmonite al tempo dei grandi faraoni. La sua mummia è stata portata dall´Egitto alla Germania, ed esposta al Museo di Monaco. I suoi organi interni, avvolti attorno a piccoli amuleti dei quattro figli di Horus, sono arrivati a San Francisco in modo inusuale. Il museo aveva sofferto dei danni in un raid aereo alleato nel corso della Seconda Guerra Mondiale, e la mummia era stata danneggiata irrimediabilmente, tanto da non poter più essere esposta. Dopo alcuni anni e dopo lo sviluppo delle moderne tecniche di McKerrow, il Museo di Monaco aveva mandato gli organi al laboratorio dell´Università di California a San Francisco. Quindi lui aveva potuto re-idratarli e svolgere una biopsia.

Qui, in un ufficio con una splendida vista sul Ponte del Golden Gate, si trova quello che rimane degli organi interni di Djehuti-Irdis, che stanno aiutando la vita presente con prove da un passato ormai morto.

"Nella mitologia egiziana, immortalità significava che il tuo nome continuava ad essere pronunciato" ha detto McKerrow. In questo senso, il bambino morto a Tebe 3500 anni or sono, vive ancora.