I primi esseri umani misero piede nelle Americhe 17 mila anni prima di Colombo: attraversarono lo stretto di Bering, poi migrarono verso Sud e colonizzarono l'intero continente. Seguendo, però, due vie distinte, non una sola come finora creduto. Un gruppo si mosse lungo la costa del Pacifico, l´altro nell´interno, a Est delle Montagne Rocciose canadesi: due vere e proprie "autostrade" libere dal ghiaccio.
Lo hanno dimostrato i ricercatori dell´Università di Pavia analizzando il Dna mitocondriale di popolazioni sparse in tutto il continente. Lo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, ha consentito di ricostruire le rotte migratorie seguite dai primi americani originari della Beringia, l´area ghiacciata che univa la Siberia e l´Alaska (oggi corrispondente allo Stretto di Bering), e smentisce la precedente teoria che ipotizzava l´esistenza della sola via costiera.
Per seguire la diffusione dell´essere umano nel continente americano, i ricercatori, guidati da Antonio Torroni del Dipartimento di Genetica e Microbiologia dell´Università di Pavia, hanno utilizzato alcuni campioni di Dna mitocondriale della Sorenson Foundation, la più fornita collezione mondiale di informazioni genealogiche su base genetica, che contiene il Dna raccolto in più di 170 paesi del mondo. Il Dna contenuto nei mitocondri, gli organuli in cui si svolgono le reazioni della respirazione cellulare, è utilizzato negli studi sulle migrazioni umane perché si eredita direttamente dalla madre e resta inalterato da una generazione all'altra.
I risultati delle analisi rivelano che il continente fu colonizzato da due gruppi geneticamente distinti: il primo, chiamato D4h3, avrebbe seguito la via costiera giungendo anche fino alla Terra del Fuoco in tempi relativamente brevi; l´altro, X2a, avrebbe scelto la via dell'entroterra e si sarebbe fermato nel Nord America. Secondo i ricercatori, questi due gruppi diedero origine a tutte le popolazioni native del continente americano, con l´eccezione di due sole popolazioni più settentrionali. Le analisi genetiche saranno confrontate ora con quelle provenienti dai ritrovamenti archeologici per un'ulteriore conferma dei risultati ottenuti.
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