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15 Novembre 2002 ARCHEOLOGIA
Archeomedia
I giganti di pietra
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Sarebbe databile al V-III millennio a.C. l'insediamento neolitico recentemente scoperto a Nardodipace, nel territorio delle Serre Vibonesi. A rendere noti gli straordinari esiti della ricerca da lui stesso condotta è il prof. Alessandro Guerricchio, ordinario di geologia applicata all'Università della Calabria. L'intervento di un'équipe di esperti su un pianoro in località Sambuco è stato richiesto dal consigliere comunale Alfonso Carè a seguito delle segnalazioni di un cittadino, Vincenzo Nadile, studioso di storia locale.

Così, nel bosco che la leggenda vuole abitato da presenze ultraterrene, da chiocce e pulcini d'oro, da caproni e diavoli, da neonati da squartare per arrivare ad un tesoro nascosto, sono state individuate due strutture megalitiche simili a quelle realizzate a Machu Picchu dagli Incas e addirittura precedenti alle costruzioni di Stonhenge: la prima alta circa 10 metri con una base di 20, l'altra, a circa 50 metri di distanza, alta 4 metri e con una base di 6. Strutture sepolcrali e di culto, atipiche, secondo il prof. Guerricchio, "nel quadro dell'evoluzione morfologica del versante meridionale". Alla sommità delle due costruzioni sono presenti pilastri rocciosi alti più di 7 metri e chiusi in sommità da un architrave di granito.

Tutta l'area, da Nardodipace a Stilo, da Serra San Bruno alla Ferdinandea, è interessata da ritrovamenti di strutture analoghe che probabilmente costituivano una cinta muraria con torri di guardia o stretti portali di accesso a difesa del territorio occupato da una comunità stanziale. Secondo quanto dichiarato dagli esperti, quella di Nardodipace sarebbe stata una società piuttosto evoluta nel panorama delle popolazioni neolitiche, in grado di utilizzare tecniche avanzate per il trasporto, la movimentazione e l'assemblaggio di blocchi rocciosi ciclopici con l'ausilio di leve, rulli, funi e slitte.

Sarà necessario, pertanto, condurre scavi sul sito con l'ausilio di esperti archeologi del Neolitico. Le indagini, oltre che per i contenuti archeologici, culturali e storici, rivestiranno una notevole importanza anche per il contributo che apporteranno allo studio dei paleosismi e dei paleoterremoti della zona. La collocazione attuale delle strutture non corrisponderebbe, infatti, sempre secondo il prof. Guerricchio, alla loro posizione originale, rispetto alla quale risulterebbero ruotate e basculate in relazione a probabili mutazioni del clima e della morfologia del luogo.

Da tempo le autorità locali pensavano ad un recupero della zona in virtù delle sue caratteristiche ambientali (alcuni geologi si erano espressi in merito alla sua origine naturale). Adesso, in attesa dell'arrivo di altri esperti, il sindaco Demasi spera nella ricaduta che questa scoperta potrà avere dal punto di vista turistico e culturale per Nardodipace, comune trasferito solo da qualche decennio a più di 1000 metri di altitudine per le conseguenze di una disastrosa alluvione che colpì il vecchio abitato negli anni Cinquanta, noto ai più per essere stato annoverato tra le località più povere d'Italia.