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9 Marzo 2003 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Un italiano decifra testo babilonese
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Un archeologo italiano, Giovanni Pettinato, assirologo di fama mondiale, ha svelato un altro mistero legato alla mitologia dei Babilonesi: lo studioso dell'Università La Sapienza di Roma ha decifrato integralmente il poema di Nergal ed Ereskigal, centrato sulle figure principali del mondo degli Inferi nella Mesopotamia del II e del I millennio a.C. In questo mito si narra come Ereskigal, signora degli Inferi già presente nel pantheon dei Sumeri, unendosi in matrimonio con uno degli dei del cielo, Nergal, ne faccia il sovrano degli Inferi.

Per la prima volta Pettinato ha ricomposto gli intricati segreti celati dalla decina di tavolette d'argilla con scritte cuneiformi che riportano il Mito di Nergal ed Ereskigal, rinvenute negli scavi di Tell el Arma, in Egitto, di Sultantepe, in Turchia, ed a Uruk, in Iraq. Pettinato ha pubblicato l'edizione integrale e critica del poema assiro-babilonese affidandola ad una pubblicazione specialistica dell'Accademia dei Lincei, di cui lo studioso è socio.

La storia prende le mosse dal banchetto annuale al quale partecipavano tutti gli dei. Ereskigal, non potendo intervenirvi personalmente, vi invia un sostituto, il terribile Namtar. Di fronte a lui Nergal, unico tra tutti i grandi dei, non mostra alcuna deferenza, come avrebbe voluto il galateo. Anzi, resta seduto al suo posto. Ereskigal, informata dell'oltraggio fatto al proprio rappresentante, invia nuovamente Namtar in cielo per reclamare la testa del colpevole.

Al riconoscimento segue la decisione, presa congiuntamente dagli dei del cielo e da Ereskigal, di punire Nergal in modo esemplare, esiliandolo per sempre negli Inferi. Ma Nergal, con l'aiuto del dio della saggezza, Ea, predispone un piano che gli permetta di sfuggire alla condanna. Ereskigal, dopo una prima resistenza, accoglie nel proprio letto il dio sceso dal cielo, condannandolo in tal modo all'eterno confino negli Inferi, che le genti della Mesopotamia chiamavano anche "la terra da cui non si fa ritorno".

Il lavoro di decifrazione delle tavolette ha offerto al professor Giovanni Pettinato la possibilità di giungere ad una particolare interpretazione del mito. Ad entrare negli Inferi non sarebbe stato Nergal, bensì il suo gemello Erra, il dio babilonese della peste; ed Erra, non Nergal, avrebbe giaciuto con Ereskigal, ignara dell'astuta macchinazione suggerita a Nergal dal dio della saggezza in persona.

Questo poema mitologico potrebbe dunque racchiudere anche una speculazione filosofica sulla natura e sulla persona del dio, che si può così riassumere: Nergal è due, ma nel contempo è uno; la natura è una, ma le persone sono due: Nergal ed Erra. La loro identica natura spiega anche la loro interscambiabilità e quindi la difficoltà di riconoscerli. Proprio questo aspetto permetterà a Nergal, diventato due, di sfuggire alla dura legge dell'aldilà.