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23 Aprile 2003 SCIENZA
Heramagazine.net
Nuovi studi sulla craniotomia preistorica
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Un nuovo metodo di indagine ha permesso ad un gruppo di antropologi russi di stabilire che le pratiche di craniotomia praticate nell'Età del Bronzo e del Ferro sono da attribuirsi a pratiche cerimoniali e non soltanto, come si era supposto in precedenza, per scopi medici.

Nella preistoria, afferma la dottoressa Maria Mednikova, ricercatrice dell' Accademia delle Scienze di Mosca, gli uomini utilizzavano questa pratica per compiere dei riti d'iniziazione in cui la persona nasceva a nuova vita. Chiaramente era una pratica rischiosa ma non portava, come si potrebbe supporre, a morte certa; anzi. Dagli studi effettuati su 3875 crani perforati, si è stabilito che il tasso di sopravvivenza a tale operazione era di circa il 90%.

Per utilizzare un termine di paragone si consideri che operazioni simili effettuate negli ospedali Europei del 17esimo e 19esimo secolo, avevavo un tasso di mortalità vicino al 100%. Precedentemente si credeva che le craniotomie erano praticate per risolvere disturbi quali l'epilessia o l'emicrania. Notevoli esempi di teschi sottoposti a craniotomia sono stati rinvenuti in Portogallo, numerose zone della Francia, in Germania, nell'Inghilterra del Sud, in Svezia e in Danimarca.

TAG: Preistoria