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Maggio 2003 ARCHEOLOGIA
shardana.org
La bussola dei Shardana
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Un articolo apparso su HERA, mensile italiano di archeologia e misteri, riferiva tempo fa della scoperta dell'ing. Mario Pincherle riguardante una strana figura a bordo di una nave da guerra cartaginese. Secondo il noto archeologo si tratterebbe di una bussola. L'ingegner Pincherle è riuscito addirittura a riprodurne un esemplare perfettamente funzionante (vedi immagine).

Sempre secondo l'articolo pubblicato da Hera, i Cartaginesi avrebbero ereditato tale strumento dai Fenici.

Leonardo Melis, nel suo "SHARDANA I POPOLI DEL MARE" sostiene l'ipotesi secondo cui i Popoli del Mare, e in particolare i Shardana, si servissero di tale strumento già dal II Millennio a.C. nei loro viaggi oceanici, oltre le Colonne d'Eracle, alla ricerca dello stagno utile alla fusione del bronzo, di cui erano i monopolisti. Ne sono prova le numerose navicelle ritrovate in Sardegna, Toscana, Lazio ecc. a bordo delle quali, tale strumento risulta essere installato.

Si tratta di un semplice magnete, montato su un'asse che passava all'interno di una sfera o, preferibilmente (vedi il caso della navicella), di un cerchio o anello rotante. Il magnete, per una legge ben nota, puntava sempre verso i due poli terrestri, indicando la direzione da tenere all'equipaggio indaffarato. Per evitare gli sfasamenti dovuti al rollio e la vento, al cerchio o alla sfera erano appesi dei nastri stabilizzatori di cuoio pesante. Sembra di sentire Alcinoo tessere le lodi delle sue navi a Ulisse: "Le navi dei Feaci non han bisogno di timone o di timoniere, ma vanno col pensiero dell'uomo..."

Notare l'incredibile somiglianza delle due figure montate sul cassero delle due navi: la prima (quella incisa sulla stele) è cartaginese, la seconda è una navicella SHARDANA in bronzo, ritrovata in Sardegna.