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8 Maggio 2003 ARCHEOLOGIA
Le Scienze
Trovata l'antica città di Uruk?
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L'ambiente che fece da sfondo alla prima grande opera letteraria dell'umanità si troverebbe sotto la sabbia del deserto iracheno. Lo afferma un gruppo di archeologi tedeschi guidati da Jörg Fassbinder e Helmut Becker, del dipartimento bavarese dei monumenti storici di Monaco.

L'antica città di Uruk, commemorata nel poema epico di Gilgamesh, è tornata alla luce grazie a una tecnologia di mappatura digitale. Camminando avanti e indietro per il deserto, reggendo in mano un magnetometro del peso di 17 chili, gli scienziati hanno rivelato la presenza di strutture sepolte, misurando le differenze di magnetizzazione nel suolo.

"È come una radiografia, - ha spiegato Fassbinder - le strutture sepolte a circa 0, 5-1 metro di profondità vengono mostrate in modo nitido, mentre quelle più profonde appaiono più confuse". Il magnetogramma ha rivelato in dettaglio mura sepolte, giardini, palazzi, case e un sorprendente reticolo di canali che probabilmente rendevano Uruk una specie di "Venezia nel deserto".

È stata anche individuata una grande struttura nel mezzo di quello che una volta era il fiume Eufrate, che secondo Fassbinder potrebbe essere interpretata come "la tomba del re Gilgamesh". L'epica di Gilgamesh, un'opera scritta su tavolette di argilla circa nel 2000 avanti Cristo, è considerata uno dei libri più antichi della storia e narra le vicende di un re sumero vissuto nel terzo millennio avanti Cristo alla ricerca del segreto della vita eterna. Il racconto, che comprende la descrizione di un diluvio simile a quello di Noè nella Bibbia, spiega anche che il re fu sepolto in una tomba sotto il fiume Eufrate.

Giovanni Pettinato dell'Università di Roma "La Sapienza", uno dei maggiori assirologi del mondo, è però scettico: "Il racconto di Gilgamesh è un mito. Il team di Monaco sta compiendo un grave errore, tentando di trasformare la leggenda in storia".