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27 Giugno 2003 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Il meteorite di Costantino
tempo di lettura previsto 3 min. circa

IL METEORITE non è soltanto un corpo solido proveniente dal cosmo. E' anche un bel giocattolo per storici e per archeologi dilettanti. Misteriosi morti di grandi civiltà? Popoli leggendari spariti nel nulla? Evanescenti ricordi di remote catastrofi? I meteoriti spiegano tutto, purché ce l'immaginiamo giganteschi e devastanti. Il fatto che regolarmente i geologi non riscontrino alcuna traccia di simili eventi, non ha nessuna importanza: c'è sempre un editore disponibile a pubblicare un libro assurdo e un conduttore televisivo che ritiene divertente e istruttivo mandare in onda un dibattito tra ciarlatani e studiosi rispettabili.

Il discorso si fa più serio se a parlare dell'impatto dei meteoriti sulla storia sono gli scienziati. Un'équipe di geologi ha analizzato le tracce di un meteorite caduto sulle pendici del Sirente, in Abruzzo, dalle quali emergerebbe la possibilità che l'evento si sia verificato nel 312 d.C. Il 312 non è un anno qualsiasi, ma una cifra epocale, una di quelle date che un tempo giustificavano una bocciatura, come il 1492 o il 1789. Nel 312 (per l'esattezza il 28 di ottobre) si svolse nei pressi di Ponte Milvio la battaglia decisiva tra Costantino e il suo rivale Massenzio. Già i contemporanei interpretarono questo evento come un "giudizio di Dio": Costantino aveva combattuto nel nome di Cristo, Massenzio nel nome degli dei pagani. Il risultato della battaglia aveva quindi espresso un responso celeste: di fronte al dio dei cristiani, le vecchie divinità si erano rivelate demoni impotenti, idoli decrepiti. Massenzio, infatti, era annegato nel fiume con gran parte dei suoi soldati.

Alcuni anni dopo, Costantino raccontò al suo biografo Eusebio le ore che avevano preceduto la battaglia. Nel pomeriggio antecedente, Costantino e i suoi soldati avevano visto in cielo il segno luminoso della croce, con le parole in hoc signo vinces, (vi ncerai con questo segno). La notte, Costantino aveva sognato il Cristo, che gli aveva ordinato di adottare la croce come emblema del suo esercito.

Questo racconto ha sempre avuto un posto di rilievo nella cosiddetta "questione costantiniana". Alcuni hanno ritenuto che esso fosse l'imbroglio di un politico spregiudicato, determinato a usare la giovane religione cristiana come strumento di potere e a diffondere un'immagine provvidenziale della propria vicenda. Altri vi hanno invece visto l'espressione di una sensibilità acuta, impegnata da un sincero tormento religioso.

Cambia qualcosa, in questo dibattito, se riteniamo che il meteorite del Sirente sia effettivamente caduto nel pomeriggio del 27 ottobre del 312 e che esso sia quindi da identificarsi con il segno celeste osservato da Costantino e dai suoi soldati? Chi ama le esagerazioni potrebbe concepire titoli come "Il cristianesimo salvato da un meteorite", e disquisire sugli incommensurabili effetti del caso: se Costantino non avesse visto il meteorite non sarebbe diventato cristiano, mentre la Chiesa cattolica non esisterebbe o sarebbe una conventicola marginale. Chi ama il genere geologico-esoterico potrebbe divagare sul rapporto tra meteoriti e religioni: il meteorite del Sirente, che fece trionfare il cristianesimo, paragonabile alla pietra nera dell'Islam. Chi infine ritiene che la verità dei miracoli sia documentabile, potrebbe trovare nel cratere del Sirente l'ennesima certezza.

Ma dal punto di vista strettamente storico, il discorso è più sottile. L'ipotesi sul rapporto tra il meteorite del 312 e la battaglia di Ponte Milvio appare interessante soprattutto se riflettiamo sul nesso tra la visione del segno celeste e il sogno dell'imperatore. Soldati che avessero effettivamente visto la caduta di quel meteorite, restandone impressionati, sarebbero stati molto disponili, il giorno dopo, a credere al sogno di Costantino. Per gli antichi, il sogno era una specie di oracolo privato: la connessione tra la visione collettiva dell'apparizione celeste e il sogno del comandante sarebbe quindi apparsa ai soldati come un'assoluta garanzia di vittoria. Forse, al contrario, i soldati di Massenzio interpretarono il meteorite come un segno nefasto. Questi opposti stati d'animo avrebbero quindi effettivamente condizionato la battaglia e il suo esito.