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28 Luglio 2003 ARCHEOLOGIA
Le Scienze
Un robot che recupera i relitti
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Fra pochi mesi, un sottomarino robotico si immergerà nel Mar Mediterraneo per cominciare lo scavo di un relitto che si ritiene essere quello della HMS Sussex, una nave da guerra britannica affondata al largo di Gibilterra nel 1694. La Sussex trasportava un carico di monete d'oro che oggi potrebbe valere 4 miliardi di euro.

L'evento segnerà l'inizio di una controversa collaborazione fra professionisti del recupero di navi affondate, archeologi marini e il governo britannico, ignorando l'inimicizia di lunga data fra gli scienziati e i cacciatori di tesori, dai primi a volte chiamati in modo sprezzante "tombaroli".

Secondo gli archeologi, lo sfruttamento commerciale dei relitti distruggerebbe l'inestimabile eredità culturale che si trova sotto gli oceani. Operazioni di questo tipo, sostengono gli scienziati, danneggiano importanti prove archeologiche prima che possano essere studiate. I cosiddetti cacciatori di tesori, invece, affermano che senza il loro denaro e la loro esperienza molti relitti non sarebbero comunque mai scoperti o esplorati. La loro partecipazione inoltre fungerebbe da deterrente per i saccheggiatori dilettanti.

Due anni fa, il probabile relitto della Sussex è stato trovato a circa 1000 metri sotto la superficie del mare. Pur in acque internazionali, la nave appartiene ancora al governo britannico, che ha acconsentito a permettere alla Odyssey Marine Exploration della Florida, la compagnia che ha effettuato il ritrovamento, di recuperare il contenuto dallo scafo. Se la nave fosse davvero la Sussex, la compagnia e il governo si divideranno tutto ciò che verrà recuperato. La notizia è stata pubblicata sulla rivista "New Scientist".