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28 Luglio 2003 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
I tesori riemersi rischiano di sparire
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L'abbassamento del livello del lago di Castel Gandolfo porta alla luce un'eccezionale scoperta archeologica, ma proprio la mancanza d'acqua rischia di far sparire per sempre i tesori riemersi. Stanno lavorando alacremente quindici archeologi della Sovrintendenza ai Beni archeologici del Lazio che hanno portato alla luce un intero villaggio di palafitte dell'Età del bronzo a Castel Gandolfo. La sorpresa e l'euforia per i reperti che riemergono copiosi sono, però, miste a preoccupazione. "In questo villaggio denominato le Macine - spiega la dottoressa Annalisa Zarattini della Sovrintendenza - abbiamo trovato reperti importantissimi ed elementi molto utili per capire le condizioni ed il tipo di vita degli abitanti. Abbiamo anche scoperto strutture sagomate che ci permetteranno di capire le tecniche di costruzione del villaggio, edificato intorno al 1700 avanti Cristo". I ritrovamenti, in un tratto di spiaggia lungo 25 metri e solo due anni fa completamente ricoperto dall'acqua, sono imponenti. Sono stati, infatti catalogati circa cinquemila pali, settantamila semi, molti vasi di terracotta, collane di ambra, diversi pugnali ed arredi vari. Perfettamente conservati sono venuti alla luce anche essiccatoi ed utensili agricoli costruiti con rami di alberi e pesi da telaio.

"I semi - continua la dottoressa Zarattini - stanno già al vaglio dei bioarcheologi, mentre i vasi di terracotta sono una vera rarità perché generalmente vengono ritrovati nei corredi funerari. E se andremo avanti nel lavoro di scavo del villaggio, che doveva essere di dimensioni eccezionali, le sorprese potrebbero essere ben altre". Il condizionale è d'obbligo perché, come spiegano gli stessi archeologi, l'abbassamento delle acque del lago rischia di far scomparire per sempre il villaggio. "Fino a quando i pali erano sommersi - continua ancora Annalisa Zarattini - non c'era problema per la conservazione. Adesso l'aria e la compattazione stratigrafica del terreno sottostante rischiano di polverizzare le strutture di legno conservatesi per circa quattromila anni". La Sovrintendenza, sostenuta dall'Università La Sapienza, sta facendo una corsa contro il tempo per riuscire a salvare il salvabile. I resti delle palafitte sono stati ricoperti da un tessuto speciale e subito sotterrati nella speranza che alla ripresa dei lavori l'anno prossimo tutto si sia conservato perfettamente.

L'attenzione della scienza per il villaggio Le Macine di Castel Gandolfo, i cui lavori di scavo sono iniziati qualche anno fa, è massima. Sono cinque i laureandi che stanno facendo sugli scavi un'apposita tesi. Gli abitanti di Castel Gandolfo ed i commercianti del lago, inoltre, stanno dando un incredibile sostegno agli archeologi, tanto da meravigliare. "Le macine - spiega Maurizio Colacchi, sindaco di Castel Gandolfo - rappresentano la nostra storia. Il segno di un'identità. Quindi è normale che la gente si dia da fare per conservare imponente testimonianza archeologica, unica nel suo genere in Italia. I nostri sforzi evidentemente non bastano. Occorrono misure urgenti per risanare il lago e per riportarlo all'antico splendore. Dobbiamo riuscire a fermare la lenta agonia che rischia di polverizzare l'economia, la nostra storia e la cultura. Questo è un vero grido di dolore".