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7 Agosto 2003 ARCHEOLOGIA
Avvenire
Galeata "scopre il palazzo Teodorico"
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"I resti del palazzo del IV-V secolo d. C. riportati alla luce a Galeata rappresentano uno dei più grandi impianti abitativi tardo-romani, alla pari dei palazzi coevi ritrovati a Roma. Si tratta di uno dei monumenti più importanti dell'epoca di Teodorico, che può gareggiare con quelli di Ravenna".

Lo ha sostenuto Maria Grazia Maioli, direttrice presso la Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Emilia Romagna, presentando i risultati degli scavi in corso al "Palazzo di Teodorico" di Galeata, cittadina sull'Appennino a 40 km da Forlì, a cura del Dipartimento di archeologia dell'università di Bologna. I primi scavi erano stati effettuati nel 1942 da alcuni archeologi tedeschi, alla ricerca di tracce dell'architettura germanica in Italia, in particolare "gota".

"Ma il complesso abitativo che stiamo scoprendo - spiega l'archeologo Sandro De Maria, direttore degli scavi - è ben più ampio della scoperta dei colleghi tedeschi. In 6 anni abbiamo riportato alla luce un enorme complesso termale privato, grande quasi come certe terme pubbliche di Roma. Grazie all'ultima campagna di scavi, poi, è stato possibile confermare come l'intero complesso fosse articolato in più settori e incentrato su un ampio cortile all'aperto. Proprio quest'ambiente, caratterizzato da una grande piscina (10 metri per 7), costituisce un motivo d'interesse, anche alla luce delle eccezionali condizioni di conservazione della pavimentazione, in lastre di pietra arenaria. Ben conservato il sistema di deflusso dell'acqua, così come quello di raccolta delle acque piovane. Finora sono stati rinvenuti 1000 metri quadrati di fondamenta e ne restano altrettanti da scoprire, con pavimenti a mosaico".

Sarebbe la conferma che Teodorico abitò qui? "La questione è ancora aperta, ma noi abbiamo trovato monete coniate a Ravenna all'epoca di Teodorico (471-526). Quindi...". Ma perché Teodorico avrebbe costruito proprio fra i monti di Galeata un grandioso palazzo? Storici e archeologi concordano su alcuni punti. Dalla zona montana partiva l'acquedotto romano di Traiano, che dissetava Ravenna, e Teodorico lo fece ricostruire, recandosi probabilmente di persona sul posto. Qui si sarebbe innamorato della bellissima posizione geografica (in mezzo a un anfiteatro di monti), eleggendola a sua dimora estiva e di caccia. La villa reale sarebbe stata costruita dai migliori architetti, magari influenzati dai consiglieri del re Cassiodoro e Boezio.

Le scoperte archeologiche confermerebbero anche la leggenda di Teodorico e sant'Ellero, il santo d'origine aretina che nel V secolo fondò nella zona il primo monastero d'Occidente. La "Vita" di sant'Ellero ricorda che Teodorico aveva vietato al monaco di fondare un cenobio; ma il santo non ubbidì; allora Teodorico salì sul suo nero cavallo per punirlo, ma alla sua vista la bestia s'inginocchiò. Il prossimo ottobre riaprirà anche, nell'ex convento di Panetto, il museo "Monsignor Mambrini": il parroco di Galeata che per primo s'interessò dell'archeologia della zona.