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22 Giugno 2004 STORIA
Newswise
NUOVE TECNICHE GETTANO LUCE SULLA STORIA MAYA
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GAINESVILLE – Vi sono geroglifici elaborati, oggetti funerari ed altri indizi.

Ma la recente applicazione di una tecnica geologica ad un problema archeologico può offrire uno strumento unico per illuminare fatti apparentemente inaccessibili degli antichi Maya – basandosi solo sulle ossa e i denti già recuperati dagli archeologi.

Il professore di Geologia presso l´Università della Florida, David Hodell ed il professore associato Mark Brenner hanno eseguito un´elaborata valutazione e sperimentazione della nuova tecnica, che combina elementi di geologia, antropologia e scienza forense, nella regione dell´America Centrale che ospitò la civiltà maya classica.

La loro conclusione: il metodo può aiutare a determinare dove siano nati e cresciuti i sovrani e i normali cittadini – ormai morti da gran tempo – di grandi insediamenti come Tikal, ricreando la storia che fino ad ora si era potuta ricostruire solo sulla base dei geroglifici e di altre evidenze archeologiche.

"Siamo stati in grado di dimostrare che si può distinguere tra le differenti parti dell´area Maya" ha dichiarato Hodell a proposito della ricerca, descrivendola in un articolo pubblicato nel mese di maggio sulla Rivista di Scienze Archeologiche.

"Si può arrivare a dire se un individuo fosse cresciuto a Tikal o se provenisse da qualsiasi altro luogo".

Al loro culmine, 650-800 d.C., i Maya occupavano ampie città-stato, nelle regioni corrispondenti all´attuale Messico, Guatemala, Honduras occidentale e Belize. Praticavano l´astronomia, organizzavano le loro attività sulla base di un calendario solare e costruivano enormi templi di pietra, le rovine dei quali rimangono in ampie città abbandonate e sparse nel folto della giungla. Nonostante l´impero Maya sia caduto attorno all´800-1000 d.C., isolati insediamenti perdurarono anche dopo la colonizzazione, e molti abitanti del Centro America parlano i linguaggi maya e praticano le religioni maya ancora oggi, ha dichiarato.

Per gli archeologi, comprendere la mobilità della società Maya – in quale misura e quanto lontano i popoli si spostassero – è essenziale per comprendere gli alti e bassi del loro impero.

Per esempio, una questione importante riguardo Tikal è se la sua vasta popolazione di circa 60, 000 unità, fosse il risultato della crescita della popolazione locale o di migrazioni verso l´area, ha dichiarato Lori Wright, professore associato di antropologia e bioarcheologia alla Texas A&M University, specializzata nello studio di resti di scheletri.

Fino a tempi recenti, il principale strumento degli scienziati consisteva nella decifrazione di geroglifici incisi sulla pietra, che gli scribi maya lasciavano come testimonianze. Ma mentre questi geroglifici, non ancora completamente traducibili, descrivono gli spostamenti delle elite maya, offrono pochi indizi sui comuni cittadini, spiega Wright. E come nelle registrazioni ufficiali di ogni società, alcuni geroglifici sono piuttosto confusi e ambigui, ha aggiunto.

"I geroglifici sono documenti politici, e potrebbe essere che la storia sia stata riscritta per sostenere i temi della classe politica dominante" ha dichiarato, spiegando che gli storici maya potrebbero avere voluto innalzare le origini di un leader o evidenziare i suoi legami con altre città e regioni, perfino quando questi legami erano tenui o quasi inesistenti.

Sperando di poter chiarire l´argomento migrazione in modo più definitivo, gli scienziati hanno recentemente iniziato ad applicare una tecnica geologica standard – paragonando il tasso dell´elemento di stronzio isotopo 86 e 87 – alle ossa e denti recuperati dai siti maya.

Poiché le rocce si sono formate attraverso una varietà di processi ed in tempi differenti nel corso della storia della Terra, i tassi dello stronzio 86 e 87 variano naturalmente da luogo a luogo. Gli umani assimilano prontamente gli isotopi e li depositano in ossa e denti; così chi cresceva in una regione caratterizzata da basalti vulcanici avrebbe sviluppato tassi differenti da chi cresceva in zone a prevalenza calcarea – dato che tendenzialmente, si mangiavano cibi prodotti localmente, uno scenario del tutto plausibile in un´epoca che non conosceva refrigerazione o trasporto meccanico.

Gli isotopi di stronzio si rivelano in modo particolare nello smalto dei denti, che è una sostanza estremamente dura che si forma nel corso della giovinezza di una persona, ha dichiarato Hodell. L´osso, invece, può dire di più del passato recente di una persona, perché continua a crescere lentamente per tutta la durata della vita.

Malgrado i risultati iniziali dell´uso della tecnica sui resti maya nel corso degli ultimi anni siano promettenti, persistono interrogativi circa la loro utilità e accuratezza.

La ricerca di Hodell e Brenner rappresenta il primo risultato comprensivo delle capacità della tecnica nella regione maya. Insieme con gli studiosi di dottorato Rhonda Quinn e George Kamenov, i ricercatori hanno esaminato 216 siti attraverso la Penisola dello Yucatan in Messico, e Guatemala, raccogliendo campioni d´acqua, del letto di roccia, di suolo e piante da un´area piuttosto ampia; analizzando il tasso di stronzio in ognuna, e quindi riproducendo i risultati su una mappa. Il progetto è stato finanziato da un prestito di 13, 000 $ del College di Libere Arti e Scienze dell´Università della Florida.

Lo studio ha dimostrato che vi sono cinque regioni geologiche distinte che possono essere "prontamente separate" l´una dall´altra basandosi sulla ratio degli isotopi di stronzio – offrendo uno "strumento potente" per gli archeologi per determinare le origini dei resti di scheletri in queste sottoregioni, riporta l´articolo.

Brenner ha dichiarato che uno dei motivi per cui il metodo opera così bene nelle pianure maya è che lo strato sottostante di calcare varia in modo così consistente. "Nelle alture maya, le rocce sono formate da processi vulcanici e metamorfici, che hanno differenti ratio di isotopi di stronzio dalle pianure" ha dichiarato.

Ciò detto, ha ammonito che vi possono sempre essere degli scarti tra le regioni, che potrebbero confondere i risultati e che costituiscono una limitazione alle loro scoperte.

La tecnica ha rivelato che diversi scheletri dissotterrati Tikal non appartengono a persone native. Il che implica che vi furono probabilmente ondate migratorie verso la città.