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26 Settembre 2003 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Dalla cantina sbuca l'altare di Ercole
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Per decenni ha "dormito" in cantina, ottima, per peso e dimensioni, per bloccare le botti: ma davvero quel blocco di travertino meritava diversa considerazione se si tratta sembra di un'epigrafe dedicatoria ad Ercole, come si intuisce leggendo le parole stampigliate su pietra in eleganti caratteri romani dati fra il I e il II secolo avanti Cristo. A scoprirlo nella cantina di casa Altobelli a Longone Sabino è stato Giovanni Rampazzi, che del piccolo centro della valle del Turano in passato è stato anche sindaco.

"Ora non più, la mia attenzione è tutta per la storia che si intreccia profondamente con quella della mia famiglia. Fin qui, guidato con sicura competenza dal professor Vincenzo Di Flavio, mi ero concentrato soprattutto sulla vicina abbazia di San Salvatore Maggiore benché in loco sia rimasto ben poco delle vestigia del passato. E' a Roma, in archivi e biblioteche che sto scavando in cerca di documenti. Ma la stele rinvenuta a Longone ha ben altra consistenza".

In tutti i sensi: pesante più di un quintale, a fatica è stata tirata fuori dalla cantina e riportata letteralmente alla luce. Ripulita dal terriccio e dalle incrostazioni l'iscrizione che si snoda su sette righe è divenuta più leggibile: "Poteva forse essere un'ara collocata in origine presso un'edicola dedicata a Ercole posta ai margini di uno dei tanti diverticoli della Salaria - spiega Rampazzi - queste sono terre di transumanza e il culto di Ercole era legato proprio ai traffici e ai mercati". Tracce di questo culto ve ne sono anche alla sezione archeologica del museo di Rieti, dov'è conservata l'epigrafe dedicatoria al Dio padre Sanco che Lucio Munio offrì insieme ad una parte dei suoi proventi per ringraziarlo della sua protezione insieme ad altri preziosi reperti. Ai quali ora meriterebbe di aggiungersi la stele di Longone: "Senz'altro si tratta di un tassello importantissimo che aggiunge qualcosa alle nostre conoscenze sull'Italia pre-romana - dice al telefono l'assessore provinciale Tersilio Leggio, commentando il ritrovamento di Rampazzi e condividendone l'analisi - Longone è zona di grande interesse archeologico e il culto di Ercole è senz'altro legato alla pastorizia e alla transumanza. Il problema semmai è capire da dove arriva: io dico sempre che, pur avendo le gambe, le pietre non vanno mai molto lontano". O se ci vanno è perché sono molto preziose, come quelle del tesoretto di Turania esposte al museo di Berlino. Cosa fare, dunque, della stele di Longone? "Delle due l'una - continua Leggio - o lasciarla in paese, anche se non mi sembra vi siano spazi espositivi adatti; oppure tenerla in deposito al museo di Rieti. Una soluzione va trovata, per evitare a quella pietra la sorte di molti altri nostri preziosi reperti, sparsi qua e là fino ad essere dimenticati". E sì perché se così dev'essere allora va benone anche la cantina di casa Altobelli.