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2 Ottobre 2003 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Scoperto l´antico porto sul Paglia
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ORVIETO - La Roma imperiale, potente militarmente e forte economicamente, per trecento anni, dall'età augustea a quella costantiniana, fece di Pagliano il punto di snodo dei traffici commerciali tra il nord e la capitale. Quell'ansa del Tevere che formava un naturale approdo alla confluenza con il Paglia, era il punto di passaggio sicuro di tutti gli spostamenti che si sviluppavano sulla via d'acqua.

Man mano che le campagne di scavo si susseguono - è terminata la seconda della Scuola di Etruscologia e Archeologia dell'Italia Antica, inizia in questi giorni la quarta campagna di scavo organizzata dalla Soprintendenza Archeologica per l'Umbria - vengono alla luce edifici sempre più grandi e sempre più interessanti. " Ormai - dice Paolo Bruschetti della Soprintendenza - si può parlare con certezza di un porto fluviale". Abbandonando le varie teorie che lo volevano " edificio termale o villa patrizia -dice Giuseppe Della Fina, direttore del Museo Claudio Faina - finalmente "il fantasma" si rivela". Per anni del porto se ne parlava senza che potesse essere visto. Poi, qualche anno fa, per una di quella "congiunture astrali" che si verificano raramente nella storia, per volontà della famiglia Patrizi, nuova proprietaria dei terreni sui quali insiste l'area archeologica, si è riusciti a mettere insieme una serie di enti e si è potuto dare inizio agli scavi. Sinergie positive tra comune di Orvieto, Comunità Montana, Enel, Fondazione Cassa di Risparmio, Centro Studi, Museo Faina, Parco del Tevere, Provincia di Terni, Regione dell'Umbria e, naturalmente, la Soprintendenza, motore dell'operazione, hanno dato il via alle successive campagne. Portando alla luce, man mano, un tesoro archeologico immenso. Con la novità di oggi del ritrovamento di 23 monete di bronzo e una d'argento che permettono di datare con assoluta precisione il periodo storico nel quale erano in uso e durante il quale erano oggetto di scambio all'interno del porto. Ieri, alla presentazione dei risultati, che hanno permesso di portare alla luce anche un quinto molo di attracco e un' ulteriore canaletta per lo scolo dell'acqua lunga una trentina di metri, è stata festa per tutti. Per la soprintendente Ponzi Bonomi, per l'assessore Enrico Petrangeli, per il direttore del centro studi Stefano Telamoni, soprattutto per un'emozionatissima Patrizia Patrizi, padrona di casa e "affascinata da quanto sta accadendo sui suoi terreni". Ed ora, si va alla ricerca dell'edificio sacro di cui parla l'archeologo orvietano Riccardo Mancini che nel luogo scavò sul finire del 1889 fino al 1990.