In una valle perduta nel sud-est dell'Iran, vicino a Kerman, e' emersa quasi per caso una civilta' brillante e originale, vecchia di oltre cinquemila anni, che rivoluziona le origini della civilta' medio-orientale finora attribuita dagli archeologi alla mesopotamia.
Culla di questa finora sconosciuta civilta' che esisteva gia' quando la storia appena cominciava a Sumer, e' la regione di Jiroft, una conca circondata da tre lati da montagne culminanti a oltre quattromila metri che si apre a sud-ovest verso lo stretto di Hormutz, sul Golfo Persico. Una regione semidesertica, zona agricola dove si produce in abbondanza frutti, legumi, datteri, che si pensava fosse abitata nell'antichita' solo da nomadi. Nessun testo conosciuto menziona l'esistenza di questa regione, sulla cosiddetta ''strada dei lapislazzuli'' che dall'Afghanistan arrivavano in Egitto, ne' i suoi abitanti, quasi certamente originari dell'Asia centrale. La storia del ritrovamento ha del sensazionale, come hanno spiegato a Parigi l'archeologo franco-iraniano Youssef Madjidzadeh e Jean Perrot, specialista dell'Iran antico, che scopri' la statua di Dario. ''Quando nel 2002, nel cortile della prigione di Kerman, mi mostrarono centinaia di oggetti provenienti da scavi selvaggi e sequestrati dalle dogane, poco ci manco' che mi sentissi male'', racconta l'archeologo. I reperti di eccezionale importanza erano venuti alla luce a Jiroft, durante una gigantesca operazione di scavi clandestini alla quale hanno partecipato migliaia di persone. Fu uno degli abitanti, nel 2001, a scoprire dopo un'inondazione dovuta allo straripamento del fiume Halil Roud, in una tomba sventrata dal passaggio dell'acqua, alcuni vasi in clorite. ''Migliaia di persone saccheggiarono per mesi il sito, dall'alba al tramonto'', dice l'archeologo, ''ogni famiglia aveva a disposizione un quadrato di sei metri per sei, anche le vedove. Furono riportati alla luce migliaia di oggetti, soprattutto dalle tombe dei cimiteri, e in quel periodo le sale d'asta dei paesi europei, americani e asiatici furono invase da un'improvviso afflusso di antichita' medio-orientali senza che se ne capisse la provenienza''. Solo all'inizio del 2002 le autorita' iraniane reagirono, arrestando i contrabbandieri e i funzionari locali complici, sequestrando oltre duemila straordinari reperti. Secondo un primo inventario pubblicato nel numero di ottobre della rivista 'Dossiers d'archeologie', si tratta di oggetti in lapislazzuli, statuette in rame, vasi a tronco conico e bordo svasato, coppe, tazze in clorite con decorazioni in rilievo, incrostati a volte di turchesi e altre pietre semipreziose, raffiguranti zebu', capre, citta' fortificate, strane teste di donna, serpenti in lotta con aquile, ibridi di uomini e leoni, tori e scorpioni. Di che tracciare un quadro piuttosto preciso della situazione ambientale di allora- simile per clima, flora e fauna a quella di oggi- e dell'immaginario di questa civilta' del terzo millennio a.C. La prima campagna ufficiale di scavi si e' svolta all'inizio di quest'anno- mentre in Iraq la Mesopotamia veniva saccheggiata- e ha permesso all'archeologo franco-iraniano e ai suoi collaboratori di scoprire centinaia di siti a sud di Jiroft, su un settore di 400 km su 300. Tra i piu' interessanti, i resti di una citta' che si estende su oltre cento ettari, circondata da mura in terra secca di nove e 14 metri di spessore. Ma per portare alla luce tutto quello che la zona ancora racchiude, ci vorranno decine di anni, secondo gli esperti.
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