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9 Gennaio 2003 ARCHEOLOGIA
Le Scienze
L'uomo che viene dalla Cina
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Nel 1958, alcuni contadini che stavano scavando in una grotta della regione cinese di Liujiang scoprirono varie ossa umane, fra cui un teschio. Basandosi sulle somiglianze con altri fossili umani trovati in Giappone, i paleoantropologi attribuirono a questi resti un'età compresa fra 20.000 e 30.000 anni. Questa datazione è stata però messa in dubbio in un articolo pubblicato sul "Journal of Human Evolution", in cui si sostiene che i fossili provengono da sedimenti depositatisi fra 139.000 e 111.000 anni fa. Guanjyn Shen, dell'Università di Nanjing, aggiunge che i resti potrebbero provenire in realtà da due caverne diverse.

Secondo questa nuova datazione, i fossili sono tra i più antichi resti di uomini moderni mai trovati nell'Asia orientale. Le prove che ci siano simili antichi resti di Homo sapiens in Cina crea problemi alla teoria che sostiene l'origine africana dell'umanità. Secondo questa ipotesi, l'Homo sapiens ebbe origine in Africa tra 200.000 e 100.000 anni fa, per poi diffondersi ovunque, sostituendo le altre specie. La datazione all'uranio effettuata in altri siti sembra comunque offrire un forte supporto alla teoria di una antica origine degli esseri umani moderni in Cina. Denti di Homo sapiens trovati in altre due caverne provengono infatti da sedimenti vecchi almeno 94.000 anni.

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