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19 Ottobre 2007 SCIENZA
APCOM
CNR: REALIZZATO "FARMACO" CONTRO TUMORE DEL BRONZO
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Roma - Una buona notizia per i restauratori: ricercatori dell'Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr (Ismn-Cnr), hanno messo a punto un "farmaco", che verrà presto messo a loro disposizione, per sconfiggere il tumore del bronzo, la malattia che colpisce i reperti archeologici, che, una volta venuti alla luce, si ricoprono di macchie verdastre che in poco tempo li polverizzano.

La nuova molecola progettata e sintetizzata al Cnr si chiama DM02, un composto organico modificato, in grado di agganciarsi alla superficie del reperto e di bloccarne il processo di deperimento, se l'antidoto viene spalmato con un pennello, direttamente, sulla parte "malata" a concentrazioni dalle 30 alle 100 volte inferiori a quelle del benzotrianzolo (Bta), invece molto tossico e non altrettanto efficace come Bta. Il nuovo "farmaco" è stato testato da Isabella Maria Pierigè, conservatrice della Soprintendenza Archeologica d'Abruzzo con il coordinamento dell'Ismn-Cnr.

"Il fenomeno di degrado - spiega Gabriel Maria Ingo dell'Ismn-Cnr - è causato dal cloruro rameoso che si forma all'interno dell'oggetto nel corso dei secoli. Finché giace nel terreno il reperto si trova in una condizione di equilibrio chimico-fisico stabilizzatosi nel corso dei secoli . Dopo il rinvenimento - continua - a contatto con l'ossigeno e l'umidità subisce alcune reazioni: il cloruro rameoso si trasforma e genera acido cloridrico che attacca nuovamente il bronzo producendo nuovo cloruro rameoso. Se il processo non viene bloccato, il bene archeologico subisce una progressiva corrosione, fino alla definitiva distruzione".

L'obiettivo dei ricercatori, ha spiegato ancora Ingo, è quello di realizzare composti efficienti e non pericolosi per l'uomo che agiscano attraverso meccanismi che operano a livello nanoscopico e che sono completamente diversi da quelli usati fino ad ora, "altrimenti - sottolinea Ingo - c'è il rischio che nel giro di pochi anni ci troviamo ad essere disarmati di fronte al progressivo degrado del patrimonio archeologico.