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12 Marzo 2004 ARCHEOLOGIA
China Daily
LA POMPEI DELLA VIA DELLA SETA
tempo di lettura previsto 6 min. circa

Tanto tempo fa viveva un re.

Aveva 300 soldati, 3, 000 abitanti nel suo stato ed un cammello d´oro, che era il suo tesoro più caro.

Ma si innamorò di una donna che era amata anche dal re di un altro stato, e così iniziò una guerra. Dio, irato per la guerra, lanciò una tempesta di sabbia nera che durò 80 giorni, e seppellì l´intero regno, compreso il cammello d´oro.

Più di 2, 000 anni dopo, nel 1901, un esploratore di nome Marc Aurel Stain (1862-1943) arrivò ad esplorare le rovine del regno lontano nel deserto, ed il mondo ebbe notizia per la prima volta del nome Niya – un sogno come la leggenda di Uygur della quale avete appena letto.

Niya, ritenuto essere fornito dal I secolo a.C. al IV secolo d.C., è rimasta preservatA in condizioni eccellenti ed una delle più ampie rovine delle città stato che erano sparse lungo l´antica Via della Seta circa 1, 500 anni or sono.

E´ conosciuta ora come la "Pompei della Via della Seta".

L´approvazione ufficiale per un gruppo di scavo congiunto è stata concessa nel 1994, e gli scavi sono iniziati ad opera di un gruppo di ricerca cinese-giapponese lo stesso anno.

I ricercatori solo recentemente hanno annunciato la conclusione dei loro lavori.

Niya è situata a circa 100 km nord della città di Minfeng, all´estremità meridionale del Deserto di Taklimakan nella Regione Autonoma della Cina Nord-Occidentale dello Xinjiang Uygur.

Per arrivarvi, è necessaria un´escursione di più di 30 km a nord nel deserto fino ad una piccola oasi, chiamata Kabake-Arsihan. La piccola oasi è sede di circa 100 abitazioni, i cui membri usano acqua dei pozzi scavati nel mezzo del letto asciutto del fiume Niya.

Il sito scelto per lo scavo era uno delle 10 rovine scoperte nel deserto, tra cui Loulan (Kroraina), Hotan (Khotan) and Kuqa (Kucha).

Quando otto ricercatori cinesi e giapponesi sono entrati nel deserto, il 4 novembre 1988, per indagare il sito di Niya, l´unico aiuto su cui hanno potuto contare erano le rozze mappe tracciate da Stain, e le loro bussole, telescopi e 20 cammelli.

Il progetto si è allungato nel tempo, dal momento che i ricercatori sono potuti entrare a lavorare al sito solo ogni mese di ottobre per stare lì solo un mese. E´ il mese "meno ventoso", malgrado le tempeste di sabbia siano all´ordine del giorno, e abbastanza insidiose da distruggere videocamere, e la temperatura viaggia tra i 30 gradi durante il giorno ai –20 gradi durante la notte.

"Ricorderò sempre il toccante momento in cui abbiamo finalmente potuto vedere lo stupa buddista di Niya dopo avere vagati per sette giorni in una terra di nessuno del deserto, senza avere idea di dove ci trovassimo noi e di dove si trovasse il sito" ha dichiarato l´architetto Sun Yuewin, che è stato un membro del gruppo dall´inizio.

Sparsi davanti a loro, sporgenti dalla sabbia, i resti essiccati di alberi della zona, morti da tempo.

Il sito si estende per circa 25 km da nord a sud e 7 km da est ad ovest, con lo stupa di 6.5 metri di altezza al centro.

I ricercatori hanno trovato vestigia di circa 100 rifugi, sepolture, stalle, frutteti, giardini, campi coltivati e file di alberi.

Sono stati sorpresi di vedere, quando si sono aperti la via verso le case, tutti i tipi di attrezzi agricoli e di uso domestico – asce di ferro e falcetti, clave di legno, urne di ceramica e giare riempite con vari raccolti – tutti ben preservati.

Sembrava come se gli abitanti della città, a lungo seppelliti nella sabbia, fossero appena usciti di casa e potessero rientrare da un momento all´altro, come riportato nel libro dal titolo "Niya, Paradise Regained" (Niya, Il Paradiso Ritrovato N.d.T.) che i ricercatori pubblicarono nel 1995.

Le dimore dissotterrate nel 1994 mostravano che tutti i residenti di Niya avevano almeno una cucina, un soggiorno ed una dispensa. Costruivano le loro case con legno e calcestruzzo.

Dai cadaveri disidratati trovati al sito, alcuni antropologi hanno speculato che il popolo Niya fosse di origine caucasica. Altri sostengono fossero discendenti dei soldati di Alessandro il Grande (356-323 a.C.), che lanciò spedizioni in Oriente, dove i soldati si ibridarono con la gente locale.

Sun ha dichiarato che il momento più emozionante in 10 anni di viaggio attraverso il deserto, è stato la sera dell´11 ottobre 1995.

I ricercatori, che avevano finito il lavoro quotidiano sul campo, si trovavano sulla via del ritorno verso le loro tende, quando hanno notato un ampio blocco di legno disidratato che sorgeva obliquo dalla sabbia.

"Abbiamo esitato, un po´ riluttanti sull´opportunità di fermare la jeep per dare uno sguardo. Eravamo davvero stanchi, ma il legno era così pulito, in ottimo stato e così splendente sotto il cielo blu" racconta Sun.

Avvicinandosi, hanno visto che si trattava del coperchio di un sarcofago. Nessuno era preparato per le improvvise grida di giubilo che proruppero al cielo non appena lo aprirono.

Furono sorpresi da un broccato blu riccamente ricamato, abbagliante nella fioca luce del giorno morente. Su esso erano ricamati 11 caratteri cinesi "Wanghou Hehun Qianqiu Wansui Yi Zisun", che significa "possa questo matrimonio reale essere benedetto da una lunga vita e da una miriade di discendenti".

Non appena il broccato fu sollevato, furono rivelate le mummie di un uomo e di una donna.

In seguito, le datazioni al carbonio hanno accertato che il sarcofago risaliva alla Dinastia Han (206 a.C.-220d.C.)

In un´area di più di 1, 000 metri quadrati, i ricercatori hanno trovato un totale di otto sepolcri.

La più grande scoperta è stata un broccato ricamato con tanti colori con un misterioso disegno ed otto caratteri :" Wuxing Chu Dongfang Li Zhongguo" – la Cina sorgerà quando le cinque stelle appariranno insieme ad est.

Ciò descrive in realtà il fenomeno astronomico nel corso del quale Venere, Giove, Marte, Mercurio e Saturno appaiono in allineamento quando viste dalla terra. Il fenomeno astronomico si è verificato più recentemente nel Maggio 2002, ed accadrà ancora nel settembre 2004.

Nel 1996, i ricercatori hanno dissotterrato un castello di argilla nel quale sono state trovate tavolette di legno iscritte nella lingua Kharoshiti, estintasi da tempo.

Il grande numero di tavolette di legno con le iscrizioni Kharoshiti è il più significativa scoperta degli anni recenti al sito di Niya, ha dichiarato Sheng Chunshou, capo dell´amministrazione del patrimonio culturale di Xinjiang.

Sheng, che ha declinato di rivelare l´esatto numero delle tavolette, ha dichiarato che i ricercatori stanno ora tentando di decifrarli.

Uno degli antichi linguaggi Indo-Aryani, il Karoshiti, si data al V secolo a.C. e fuparlato nelle città stato dell´area di Taklimakan per circa 800 anni – dal III secolo a.C. al IV al V d.C.

Il linguaggio comune usato lungo la rotta commerciale della Via della Seta e negli insegnamenti del Buddismo, morì poco tempo dopo l´estinzione di questi regni più di 1, 000 anni or sono.

All´inizio del 1900, l´esploratore Stain sorprese il mondo con la scoperta di più di 700 tavolette di legno recanti iscrizioni in Karoshiti, che raccolse nel corso della sua visita a Niya.

Reperti da Niya, raccolti dal team Sino-Giapponese, sono conservati al Museo di Xinjiang e presso l´Istituto di Ricerca Archeologica e per il Patrimonio Culturale di Xinjiang. I ricercatori cinesi e giapponesi li stanno ora studiando insieme, ha dichiarato Sun.

"Con un sito della dimensione di Niya, potrebbero volerci più di 100 anni per un´indagine complete, e forse perfino più tempo per studiarli e comprenderli" ha dichiarato Kojima.

Il campo di lavoro sarà ripreso appena possibile.

I ricercatori, infatti, hanno dichiarato di pianificare delle escursioni a Dandanwulik, un sito recentemente riscoperto ad ovest di Niya, il prossimo ottobre, dove sono stati trovate delicate pitture murali buddiste.