Seattle – Era l´estate del 1986. Alcuni operai che scavavano vicino al piccolo villaggio cinese di Sanxingdui, alla ricerca della comune argilla per mattoni, avevano appena dissotterrato qualcosa di straordinario. Rapidamente gli archeologi cinesi iniziarono gli scavi al sito. Scoprirono così una fossa sacrificale disposta con cura. Piccole pietre, oggetti di giada e oro erano posti sul suo fondo. Strane teste di bronzo, in parte umane ed in parte animali, vi erano poste sopra. Gli strati successivi erano composti di ossa di animai e teschi di elefante. Quindi veniva il vasellame ed infine una vasta pietra di giada e lame di pietra. La fossa era coperta con terra, resa dura come roccia.
Questa fossa, ed un´altra nella quale gli operai della ditta di mattoni inciamparono a Sanxingdui, si ritengono parte di una civiltà perduta risalente all´età del Bronzo. Nessun altra testimonianza di forme di civiltà così antiche erano state trovate in Cina fino ad ora. Il punto più enigmatico è rappresentato dalle teste, con le loro fattezze vagamente umane: occhi a forma di diamante stavano sotto imponenti sopracciglia, nasi affilati, bocche grandi e spesso tristi, mandibole d´acciaio, lunghi capelli fluenti raccolti in una singola ciocca.
Alcuni volti erano ricoperti di maschere dorate che abbracciavano rigidamente i lineamenti del volto. Gli occhi erano dipinti in nero, orecchie e bocche in vermiglio. Almeno una di queste teste colossali era attaccata ad un corpo ligneo, avvolto in lucida seta e incoronato di piume.
"Un ritrovamento come questo cambia il modo di considerare le civiltà del passato in modo radicale" ha riferito Robert Bagley, uno studioso di arte cinese e editore del catalogo che accompagna la mostra.
Per decenni gli archeologi cinesi hanno escluso la possibilità che le civiltà della zona fossero nate nella Valle del Fiume Giallo e si fossero espanse verso l´esterno. Il sito più grande dell´Età del Bronzo in Cina si trovava ad Anyang, dove furono trovate tombe reali, fondazioni di palazzi, ossa di animali d´allevamento incise con una scrittura proto-cinese, divinazioni di capi Shang, la cui dinastia regnò dal 1700 al 110 a.C. Questo prima dei ritrovamenti di Sanxingdui, nella provincia occidentale del Sichuan.
"Una scoperta come questa ti dice che tutto quello che hai creduto fino ad oggi è sbagliato" dice Bagley, professore di arte e archeologia a Princeton "ma non ti da nessun indizio di quello che dovresti invece credere". L´età del Bronzo, dal 21esimo al terzo secolo a.C., è contraddistinto in Europa, Asia ed Africa per l´apparizione di mestieri d´abilità, evidenze delle prime vere città e dello sviluppo dell´irrigazione a stabile supporto dell´agricoltura. Fu in questo periodo che apparvero le prime forme di scrittura, qualche volta su foglie di bambù, altre incise su gusci di conchiglia o su tavolette di argilla cotta. Mura fortificate sorsero per proteggere il mondo civilizzato dalle minacce barbare e dallo stato di natura all´esterno.
Fino agli anni ´80 l´archeologia cinese era una sorta di microcosmo, ove ogni cosa della storia del mondo era accaduta. Ma l´inaspettata scoperta di giade e teste incise con altissima abilità implica ricchezza e sapienza in una parte del paese che si era sempre ritenuta barbara nel corso dell´Età del bronzo. A differenza dei re Shang, però gli occupanti di Sanxingdui non hanno lasciato alcuna storia scritta. Dal momento del ritrovamento, l´accurato lavoro di ricerca degli archeologi ha incluso lo studio dei metodi di lavorazione del bronzo, mediante un confronto con oggetti trovati in altri luoghi e analisi isotopiche dell´inusuale piombo usato nei bronzi sparsi per il paese. Gli artigiani di Sanxingdui hanno sviluppato il loro stile unico, ma un commercio dei metalli, influenze artistiche, soggetti importati e analisi chimiche suggeriscono che la regione lontana fosse in comunicazione con altre parti del paese. A dispetto delle differenti identità regionali, quindi, la regione del Sichuan non era del tutto disconnessa dalle altre forme di sviluppo cinesi.
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