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8 Aprile 2003 ARCHEOLOGIA
nature.com
L´acqua continua a scorrere nelle tubature romane
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La creazione di modelli computerizzati sta lentamente svelando i segreti degli antichi romani.

Fino ad ora, come nel passato, misteriose barriere e fori nelle condutture potrebbero essere servite a regolare il flusso dell´acqua.

Nel III secolo d.C., gli ingegneri romani costruirono un sistema di tunnel e serbatoi per portare l´acqua alla città di Aspendos, attuale Turchia. Aspendos era un nodo centrale nella rete di commerci romani in Asia Minore, al crocevia di importanti rotte con accesso via fiume al Mare Mediterraneo.

Lo scrittore romano Vitruvio racconta il sistema, ora in rovina, per la distribuzione dell´acqua ad un insediamento più grande. Ma gli aspetti del suo racconto rimangono oscuri ai lettori moderni, poiché il significato di molti dei termini latini da lui usati è andato perduto, e poiché vi erano probabilmente altre figure dell´ingegneria civile romana delle quali non rimane testimonianza.

Così Charkes Ortloff e Adonis Kassinos della compagnia privata CTC/United Defense di Santa Clara- California, hanno tentato di dare un senso al sistema di sifoni di Aspende, calcolando in quale modo l´acqua avrebbe potuto scorrere al suo interno.

Una tubazione di blocchi di pietra, costellata di fori di 30 centimetri, portava acqua da un deposito, attraverso una valle di 1.5 chilometri, correndo giù dal suo muro settentrionale ed attraverso il pavimento, prima di ascendere al suo lato meridionale. Qui l´acqua veniva raccolta in un altro deposito per rifornire la città.

L´acquedotto a nord era più alto del deposito a sud, così il dislivello permetteva all´acqua di muoversi lungo il tubo. Ma nella sua via lungo la valle, due torri di pietra ad arco, portavano il tubo su e giù.

Perché gli ingegneri romani costruirono questi ostacoli apparenti? Ortloff e Kassinos calcolano che gli archi dividevano il sistema di sifoni in tre gambe più corte, eliminando l´acqua fangosa e le bolle d´aria che avrebbero potuto rendere il rifornimento intermittente o avrebbero potuto danneggiare la tubazione.

I ricercatori hanno anche trovato indizi ad un secondo mistero, Vitruvio sostiene che la chiave del successo del sifone fossero i "colloquiaria" – un termine tecnico latino il cui significato non è più conosciuto.

Orloff e Kassinos ritengono che i colloquiaria potessero essere i piccoli fori, di circa 3 centimetri di spessore, che perforavano alcuni dei blocchi della conduttura.

La coppia ha portato avanti esami su modelli in scala, e concluso che i fori probabilmente riducessero le turbolenze nel flusso lasciando passare l´aria e l´acqua.

I ricercatori hanno anche determinato che l´operazione del sifone sarebbe dipesa criticamente dalla solidità del muro della conduttura. Se fosse stato troppo esile, ondate massicce si sarebbero formate quando il tubo era aperto per riempirsi a ricevere il carico; se fosse stato troppo irregolare, la frizione avrebbe rallentato il flusso.

L´ideale muro di supporto era dunque, più o meno, quello romano, composto di blocchi di pietra levigati a mano.