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21 Novembre 2006 ARCHEOLOGIA
Claudia Pasquale Repubblica.it
Atlantide? Sepolta a Marsala
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La leggendaria isola di Atlantide, forse, non era altro che la Sicilia. L'affascinante ipotesi riaccende il dibattito sulla reale esistenza del popolo degli Atlantidi e sfida la recente ricostruzione del giornalista Sergio Frau, che nel 2002 ha identificato il mitico regno con la Sardegna. Dopo sei anni di studi sull'ultima era glaciale, un fisico catanese, Massimo Rapisarda, che ha tenuto una conferenza su questo tema al Parco letterario Lampedusa, rintraccia analogie tra l'isola siciliana e la descrizione geografica di Atlantide, presente nel "Timeo" e nel "Crizia" di Platone. Una congettura suggestiva, che senza avere la presunzione di un'argomentazione scientifica riesce a rispettare la cronologia indicata dal filosofo greco.

«La distruzione di Atlantide dovrebbe risalire circa a 11.500 anni fa - spiega Rapisarda, ricercatore all'Enea di Roma - A quel tempo il Canale di Sicilia appariva molto più stretto, puntellato da isolette, Malta era attaccata alla punta estrema della Sicilia, e la navigazione tra l'isola e la Tunisia era molto più semplice».

Lo studioso abbozza così una mappa della Sicilia di 14 mila anni fa, e ricava dalle curve di livello il contorno costiero. «L'immagine che appare - afferma - è molto simile a quella che doveva avere l'isola, anche dodicimila anni fa. Il livello del mare era più basso di 90 metri, rispetto ad oggi, e a quella profondità nella mappa batimetrica emerge una singolarità topografica. Un'isoletta molto vicina alla terraferma e inserita in un golfo, nell'istmo che collegava la Sicilia occidentale con il Banco Avventura. Una specie di Ortigia, in corrispondenza del territorio di Marsala». Lì doveva trovarsi, secondo il ricercatore, la capitale di Atlantide. Questa viene infatti descritta da Platone come la piccola isola di un arcipelago, che collegava l'Europa e l'Africa, dominato da una grande isola al centro del Mediterraneo. La Sicilia, secondo questa ipotesi.

La posizione dell'isoletta risultava strategica per dominare i commerci e in caso di pericolo offriva due vie di fuga, la terraferma e il mare. Purtroppo si trovava a soli trenta metri di distanza dal vulcano di Graham, noto anche come l'isola Ferdinandea. Uno tsunami alto dieci metri, scatenato da un terremoto, avrebbe già potuto devastarla. L'eventualità storica di questo episodio è più che mai verosimile. Rapisarda osserva: «Nel Mediterraneo tra 15 mila e 8 mila anni fa, il numero di eruzioni esplosive triplicò a seguito del cosiddetto Meter Water Pulse 1-A. Circa 14 mila anni fa il livello dei mari subì un aumento rapido di una quarantina di metri, accompagnato da un incremento dell'attività vulcanica. Una trasformazione successiva all'ultima era glaciale, che raggiunse il suo picco 20 mila anni fa». Il terribile cataclisma, che distrusse Atlantide, potrebbe dunque coincidere con una delle eruzioni dell'isola Ferdinandea, ancora oggi attiva e riaffiorata l'ultima volta nel 1831.

Il percorso dei mari, lo scioglimento dei ghiacci, lo spostamento delle coste, la metamorfosi della terraferma offrono così un fitto elenco di coincidenze spazio-temporali tra il Canale di Sicilia, 12 mila anni fa, e la descrizione topografica di Platone. Una serie di analogie che per Rapisarda rappresentano più una curiosità letteraria, che una prova scientifica. Il ricercatore tiene infatti a sottolineare: «Non sono un appassionato di Atlantide, mi sono divertito a tracciare queste somiglianze nel corso di alcuni miei studi sulla possibilità di un'occupazione umana nel Canale di Sicilia alla fine dell´era glaciale».

Le testimonianze archeologiche attestano in realtà i primi scambi di ossidiana nel Mediterraneo occidentale circa 8 mila anni fa, al tempo delle colate di Lipari, ma molti secoli dopo quelle di Pantelleria che vanno da 125 mila a 70 mila anni fa. «L'ossidiana è un vetro vulcanico databile, di cui può essere stabilita con precisione anche la sua provenienza geografica - precisa Rapisarda - Per questo motivo rappresenta un ottimo tracciante degli scambi antichi. Il suo ritrovamento permette di identificare la presenza di insediamenti umani». Il ricercatore è sicuro che l'organizzazione di eventuali esplorazioni sottomarine potrebbe offrire le prove della sua congettura. Se è vero che 14 mila anni fa il livello del mare era di gran lunga inferiore, le colate di ossidiana ipoteticamente sfruttate dall'uomo alla fine dell'era glaciale oggi si potrebbero trovare sott'acqua.

Rapisarda ha anche individuato i luoghi di un possibile studio sottomarino: le colate a picco sul mare del Salto della Vecchia e della Balata dei Turchi a Pantelleria, dove le evidenze archeologiche riportano tuttavia solo a 5 mila anni fa.

Il finanziamento di questa ricerca potrebbe riservare delle interessanti sorprese. E chissà, avvalorare con nuove risposte il sogno di un'Atlantide siciliana.