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25 Settembre 2003 ARCHEOLOGIA
National Geographic News
In Egitto gli archeologi usano dispositivi volanti per rintracciare i siti antichi
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Nell´Oasi di Kharga, 280 chilometri ad ovest di Luxor, nel Deserto Occidentale Egiziano, le ricognizioni sono svolte da dispositivi volanti.

L´oasi è una zona militare – presso la quale è impossibile organizzare voli su elicotteri privati o mediante palloni sonda – così i ricercatori usano piccoli aeroplani telecomandati, equipaggiati con camere a controllo remoto, per riuscire a conoscere meglio una delle zone più ricche di reperti, ma meno studiate, dell´Egitto.

Una serie spettacolare di forti romani ben preservati, probabilmente eretti su rovine faraoniche, punteggiano l´oasi (lunga 160 chilometri e ampia da 15 a 300). Molte delle rovine non sono mai state mappate; ma i saccheggiatori si sono riversati a Kharga ed ora gli archeologi lottano per preservarla.

"Si possono vedere pareti di mattoni di fango, incredibilmente imponenti, dell´altezza di circa 15 metri, che si levano da dune di sabbia e poggi rocciosi" ha riferito Corinna Rossi, una studiosa di Egittologia all´Università di Cambridge, Inghilterra, e co-direttrice della Survey nell´Oasi di Kharga Nord (NKOS).

La Rossi visitò Kharga per la prima volta nel 1996 come turista.

"Pensai che era semplicemente fantastico" ricorda. "Quando sono tornata a Cambridge fui sorpresa di scoprire che il sito non era mai stato sottoposto ad uno studio sistematico".

Il lavoro dei ricercatori si svolge nel primo mattino ed alla sera, quando le rovine, alcune delle quali quasi completamente sepolte nella sabbia, gettano ombre sul terreno arido e roccioso. La prospettiva aerea permette ai ricercatori di individuare figure non distinguibili da terra.

Kharga fu abitata per un periodo di forti governi: dal 1400 all´800 a.C., nel corso del periodo faraonico, e dal 600 a.C. al 500 d.C., quando una successione di conquistatori –Persiani, Greci e Romani – si alternarono al comando.

La regione era conosciuta come granaio dell´Impero Romano e come produttrice di datteri e vino. Orzo, olive, e svariate tipologie di frumento vi venivano coltivate, secondo Salima Ikram, un professore di egittologia dell´Università Americana del Cairo e co-direttrice del NKOS. Ikram ha anche un finanziamento del Comitato per le Ricerche e le Esplorazioni della National Geographic Society.

"L´Oasi di Kharga era un crocevia per rotte commerciali tra la Valle del Nilo e la Libia" ha dichiarato Terry Wilfong, curatore associato per l´Egitto Greco e Romano presso l´Università del Michigan. "Era un luogo d´incontro per interazioni tra Romani, Greci, Egiziani e tribù nomadi del nord Africa".

Nel IV secolo d.C., Kharga che significa "andato fuori" in Arabo, si ritiene fosse l´estremità, meridionale dell´Impero Romano. I forti potrebbero essere stati costruito nel periodo in cui l´Imperatore Diocleziano rinforzò i confini dell´Impero.

"I romani introdussero nuovi sistemi di irrigazione, torri di controllo, sistemi stradali ed una rete di comunicazioni e controlli in tutta l´area. Riferisce Penny Wilson, un´Egittologa dell´Università di Dhuram in Inghilterra.

I forti – la cui simile architettura riflette un progetto ufficiale su vasta scala – erano punti di passaggio obbligato, una sorta di checkpoint per i beni in entrata ed in uscita, aggiunge la Rossi.

Catene di forti lungo le rotte commerciali nel deserto facilitavano lo sviluppo di colonie agricole, dipendenti da estensive opere di ingegneria che culminavano in sistemi di rifornimenti idrici sotterranei, riferisce Barry Kemp, un Egittologo dell´Università di Cambridge. "[Questi siti] meritano uno studio attento come testimonianza della capacità umana di rendere abitabili luoghi in partenza inospitali."

Il sito più impressionante della regione – che ha ispirato l´idea della survey ed occupato l´intera stagione di ricerca del 2003 – è Umm el-Dabadib. Dabadib consiste di un piccolo forte in un insediamento fortificato con grandi case, alcune delle quali a tre piani, lungo un acquedotto e dieci cimiteri. I cimiteri contengono all´incirca tre generazioni differenti. I molti motivi nelle tombe intagliate nella roccia, i mattoni dipinti ed i pavimenti decorati suggeriscono che tutte le classi sociali vivessero nelle vicinanze.

Un cimitero è solo per bambini, il che suggerisce che qualche grosso disastro sconvolse l´area, forse una malattia infettiva, come la peste.

Umm el-Dabadib abbraccia inoltre un tempio con geroglifici e scene delle divinità egiziane, come anche una chiesa cattolica. Mentre si scavava una sezione del muro del tempo, la Ikram ha puntato la sua camera digitale in un piccolo foro, ed ha scattato una foto. Entro pochi secondi l´area attorno alla camera si è disintegrata in una cascata di polvere. Ma la foto mostrava il braccio ed il corpo di una divinità egiziana, rivelando le radici del tempio. Il tempio e la chiesa affascinano i ricercatori poiché l´insediamento potrebbe rappresentare un punto di transizione nel culto.

"Sembra che persone di differenti credi religiosi vivessero insieme in armonia e rispetto reciproco" ha dichiarato la Ikram.

Il progetto NKOS è finanziato dalla National Geographic Society, dall´Università Americana del Cairo, dalla Università di Cambridge – Istituto Mc´Donald per la ricerca archeologica e da svariate altre istituzioni.

Il valore di Kharga consiste in parte nella sua locazione. Nel deserto la preservazione di animali, piante, tessuti e legno è fantastica, specie se paragonata alla Valle del Nilo dove l´umidità causa il rapido marcire delle cose.

Ma la preservazione straordinaria di antichi edifici e materiali a Kharga è minacciata in modo crescente dai saccheggiatori.

"Il commercio illegale di antichità non conosce limiti" ha dichiarato Ikram "non importa quanto distanti siano i siti".

Circa 20 anni fa i ladri usarono un bulldozer per entrare nella chiesa di Umm el-Dabadib; secondo la leggenda, il tesoro sarebbe sigillato nell´altare della chiesa dal tempo della consacrazione. "Prima" ha dichiarato la Rossi "Questa chiesa doveva essere ancora intatta dal tempo della sua costruzione".

I saccheggiatori hanno invaso i cimiteri e smembrato mummie alla ricerca d´oro e amuleti che qualche volta adornano i morti per il loro viaggio nell´oltretomba.

Le mummie possono essere di origine romana. Nella tradizione romana, esse infatti contengono ancora il cervello ed il corpo disidratato nel sale è coperto di oli ed involto in bendaggi di lino rosa, rossi, gialli o di colore naturale. I ricercatori hanno identificato le maschere delle mummie romane dai loro riccioli di gesso e dai frammenti dei sopraccigli.

Le antichità sono fragili. I turisti in visita usano sempre più spesso veicoli fuori strada per esplorare Kharga, ma i saccheggiatori dispongono di simili equipaggiamenti.

"Vi sono molti luoghi in Egitto che non sono mai stati esplorati" ha dichiarato Ikram "e abbiamo la responsabilità come archeologi di vedere cosa vi si trova per dare ufficialità a questi luoghi"