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1 Maggio 2001 ARCHEOLOGIA
cnn.com
Una mostra getta nuova luce sull´antica Troia
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Stoccarda – Un´esposizione di artefatti archeologici risalenti all´antica Troia e di tesori tratti dai musei Turchi, presenta nuove prove che la città fiorì e prosperò un migliaio di anni prima di quanto finora ritenuto.

"Troia: Mito e realtà" si basa sul lavoro dell´archeologo tedesco Manfred Korfmann e sugli studi di storici dell´Asia Minore. Essa presenta la città di Troia non come un semplice sito fortificato, ma come un fiorente centro commerciale integrato nella prima cultura Ittita nell´antica Turchia.

Gli Ittiti erano un popolo patriarcale, dall´economia prevalentemente agricola, che governò su molta parte della Penisola Anatolica centrale e orientale, durante il secondo millennio a.C.

Scrittori e artisti lungo la storia sono stati affascinati da Troia e dalle leggende che la circondano, come il fatto che Achille fosse stato ucciso da una freccia al suo calcagno, l´unico punto del suo corpo non protetto dall´immersione in una magica pozione. La città era notoriamente il soggetto del poema epico di Omero, l´"Iliade".

I visitatori possono ripercorrere la storia della distruzione di Troia sui vasi greci, su pitture medioevali e su manoscritti ottomani del tredicesimo secolo. Persino sul muro di Berlino esiste una raffigurazione del Cavallo di Troia. Ed è proprio un cavallo di legno alto 5 piani che guida i visitatori all´esterno dell´esposizione, richiamando l´episodio dell´Iliade, in cui i soldati greci emersero per saccheggiare Troia dalla pancia di un cavallo gigantesco che si credeva fosse un regalo. La versione moderna ha posto per 30 persone al suo interno.

L´esposizione presenta 850 oggetti, inclusi vasi di ceramica, anfore, coppe e vasi, che indicano un alto livello di sviluppo della cultura domestica. La maggior parte di esse non sono mai state portate al di fuori di un museo Turco. Circa 300 oggetti mai esposti prima sono stati dissotterrati dal gruppo di lavoro alle dipendenze di Korfmann fin dal 1988.

Korfmann ha portato avanti il lavoro dell´archeologo tedesco del IXX secolo Heinrich Schliemann, che cominciò i suoi scavi nel 1870, e dopo un attento esame del territorio, per primo ebbe a dichiarare che una collina nell´ovest della Turchia dovesse essere il sito dell´antica città di Troia. Essa si trova in prossimità dello stretto dei Dardanelli, il passaggio dal mar Mediterraneo all´Asia.

In una lettera in mostra all´esposizione, Schliemann racconta del ritrovamento del Tesoro di Priamo, un re troiano che aveva ammassato una vasta quantità d´oro, argento e rame. Tale scoperta, che include due corone d´oro, piatti di rame e circa 9000 pezzi d´oro, fu requisito dal governo Sovietico dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Molti ricercatori non credevano che Schliemann avesse davvero scoperto la mitica città di Troia, perché sembrava che la città dissotterrata fosse troppo piccola. Ma Korfmann ha trovato indicazioni nel lavoro di Schliemann secondo cui la città era realmente più grande e ha usato le moderne tecnologie per rivelare le tracce di antichi palazzi e strade ancora sotto terra. L´antico sito si stima esteso per almeno 30 ettari, con un numero di abitanti compreso tra i 5000 ed i 10000.

Si ritiene ormai che tale città, che si sviluppò dal 1700 al 1200 a.C. sia proprio la città di Troia descritta nell´ "Iliade" negli anni attorno al 700 a.C. Troia fu distrutta da un terremoto nel 1200, ricostruita e quindi entro pochi anni ancora distrutta nel corso di una guerra.

Nel catalogo della mostra, Korfmann dice che i suoi scavi rivelano figure chiave che corrispondono alla descrizione che Omero da di Troia: mura, torri e siti di templi.

Gli esperti in studi di semantica e linguistica hanno effettuato esami sui testi Ittiti, che dimostrano come i Greci e gli stessi Ittiti avessero dato alla località due nomi differenti, e che sono esistiti conflitti tra il re degli Ittiti e gli antichi greci che Omero chiama Achei.

"Sappiamo che c´erano dei conflitti attorno al 1300 a.C." dice Joachim Latacz, un esperto in lingue antiche che ha contribuito al catalogo. "A questo riguardo quel che Omero scriveva non erano fantasie"