Ricerche delle Università di Cincinnati e della Florida hanno retrodatato di quattromila anni la presenza della coltura del girasole in Messico, che risale così all´età precolombiana. Gli studi, finanziati dalla National Science Foundation e dalla National Geographic Society, sono stati diretti da David Lentz, docente di biologia e direttore esecutivo del Centro di Agraria dell´Università di Cincinnati, coadiuvato da Mary Pohl della Florida State University, José Luis Alvarado dell´Istituto Messicano di Antropologia e Storia, e Robert Bye dell´Independent National University messicana. La ricerca, che sembra confermare l´utilizzo della pianta prima della conquista spagnola, è stata pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) e sull´International Journal of Plant Sciences.
I ricercatori hanno raccolto prove archeologiche, linguistiche ed etnografiche che dimostrano come il girasole (Helianthus annuus), tuttora diffuso presso le popolazioni centroamericane, fosse coltivato in Messico già nel 2.600 a.C., tanto da estendersi a sud fino a raggiungere El Salvador nel I millennio a.C. La pianta, che si riteneva presente in età precolombiana solo nell´America del Nord lungo la media valle del Mississippi, era quindi ben conosciuta anche dagli Aztechi.
Frutti di girasole, detti acheni, sono stati infatti rinvenuti in Messico nella Cueva del Gallo, una grotta asciutta, e a San Andrés, un sito un tempo acquitrinoso. Alle prove effettuate con lo spettrometro di massa, i girasoli di San Andrés sono risultati più antichi del 2.600 a.C. I ricercatori hanno anche notato che i nomi con cui le popolazioni indigene del Messico indicavano il girasole nel XVI secolo erano tutti di origine autoctona, non correlati allo spagnolo, come si evince dall´analisi del Codice Fiorentino, una cronaca dell´epoca scritta dal frate Bernardino de Sahagun, dove sono attestati dei termini tuttora usati dal popolo messicano dei Nahua, discendenti degli Aztechi, per denominare la pianta.
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