Gli Inca inventarono un codice binario per memorizzare informazioni più di 500 anni prima dell´invenzione del computer, secondo le ultime ricerche su questa popolazione ancora misteriosa.
Insediatisi sulle colline delle Ande, gli Inca regnavano sul più grande impero della Terra quando il loro ultimo imperatore, Atahualpa, fu imprigionato e ucciso dai conquistadores Spagnoli nel 1533.
Ma la voce degli Inca non è mai stata udita; a lungo sono stati considerati la sola grande civiltà dall´Età del Bronzo senza un linguaggio scritto.
Gary Urton, professore di Studi Precolombiani all´Università di Harvard, sta attualmente sostenendo questa nuova teoria in un libro di recente pubblicazione "Signs of the Inka Khipu" (University of Texas Press).
Secondo Urton, questa antica popolazione aveva un linguaggio scritto, celato nella forma di elaborate corde annodate insieme, conosciute come khipu.
Derivante dalla parola Quechua khipu o "nodo", questi oggetti decorativi consistono in una corda principale alla quale sono collegate svariate altre cordicelle pendenti. Queste, che possono recare a loro volta cordicelle sussidiarie o terziarie, sostengono gruppi di nodi.
Già nel 1923, lo storico della scienza L.Leland Locke provò che i khipu erano molto più che semplici decorazioni; erano una sorta di abaco tessile, ed i nodi venivano usati per registrare calcoli.
Ma le Locke riuscì a decodificare solo una piccola parte dei 600 khipu esistenti che sopravvissero alla devastazione spagnola, fallendo di rendere conto di almeno metà delle informazioni totali racchiuse in essi, ha dichiarato Urton.
"La prova più convincente che si tratti di un sistema di scrittura tridimensionale, ci è offerta dallo stesso khipu. La loro complessità non sarebbe stata necessaria se si fosse trattato semplicemente di espedienti mnemonici compresi solo dai rispettivi autori" ha dichiarato Urton a Discovery News.
Nel suo libro, Urton analizza sistematicamente per la prima volta gli elementi essenziali dei khipu. Emerge che vi sono sette punti nella formazione di un khipu, ove l´autore compiva una scelta tra due possibilità.
La scelta binaria include il tipo di materiale (cotone o lana) la direzione della rotazione e del capo della corda, la direzione (dritto o rovescio) del nodo, e così via. Un codice a sette segni avrebbe potuto produrre 128 permutazioni (due alla settima). Ma Urton ha calcolato che vi erano 24 possibili colori che potevano essere usati nella creazione dei khipu.
Così il codice khipu poteva registrare 1536 unità di informazioni (due alla sesta moltiplicato 24) paragonabile ai 1000-1500 simboli cuneiformi assiri e più del doppio dei segni geroglifici egizi e maya.
Un modo definitivo per scoprire l´impenetrabile codice sarebbe la scoperta di quel che Urton definisce una "Rosetta khipu", qualcosa di simile alla decifrazione dei geroglifici egizi con l´ausilio della stele di Rosetta.
"Abbiamo un considerevole numero di khipu e abbiamo circa una dozzina di documento scritti dal khipu. Quel che ancora ci manca è una corrispondenza tra un documento ed il khipu" ha dichiarato Urton.
Nel corso della ricerca, Urton sta studiando il codice khipu con la tecnologia del XXI secolo, creando un database contenente ogni possibile dato sui khipu: lunghezza della corda principale, numero dei pendenti, dettagli sui nodi, direzione, piega di ogni corda, e così via, in ordine di individuare un disegno comune.
"Solo 10 giorni fa, ho scoperto tre khipu che condividevano parte delle informazioni. Questa è un´evidenza piuttosto consistente che non erano creati da un singolo soggetto. Al contrario, si doveva trattare di un corpo di conoscenze condiviso" ha aggiunto.
"E´ uno studio interessante. Certamente il khipu era molto più che un espediente mnemonico" ha dichiarato a Discovery News Laura Laurencich Minelli, Professoressa di Studi Precolombiani all´Università di Bologna e autrice di diversi testi sugli Inca ed il khipu.
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