L´inizio e la conclusione dei cicli di un calendario – il volgere di un secolo o di un millennio—spesso portano ansietà, e quindi grande speranza. Questo era specialmente vero per gli Aztechi, che regnarono nella valle centrale del Messico nel secolo precedente all´arrivo degli spagnoli del 1519.
Un impero robusto, forte e sofisticato, quello degli Aztechi, che credevano che il loro mondo sarebbe giunto a conclusione ogni 52 anni.
Gli Aztechi avevano due calendari. Uno usava il mese di 20 giorni, con nomi come coccodrillo e selce, che volgeva nel tempo di 13 cicli. In questo calendario di 260 giorni, ogni giorno era associato ad un particolare dio e rituale. L´altro calendario, basato sul sole, aveva 18 mesi di 20 giorni ed un mese di 5 giorni, per un totale di 365 giorni. Una volta ogni 52 anni, i due calendari giungevano ad allinearsi. E quando lo facevano, gli Aztechi credevano che il mondo sarebbe finito se non avessero offerto sacrifici ai loro dei.
Nell´ultimo giorno del 52esimo anno, il rituale iniziava con l´estinzione di tutti i fuochi presenti sulla terra. Al tramonto, le genti salivano sui tetti delle loro abitazioni per sentire il calore del sole per quella che temevano sarebbe potuta essere l´ultima volta.
A notte, un gruppo di sacerdoti, nobili ed astronomi, salivano sul Monte del Sole, alla periferia di Tenochtitlam (ora Città del Messico). Qui, un valente guerriero giaceva legato con il petto proteso verso il cielo. Sapeva che offrendo la propria vita, avrebbe evitato che il mondo precipitasse nella notte senza fine.
Alla mezzanotte, gli alti sacerdoti prelevavano il cuore del guerriero e accendevano una nuova fiamma nel suo petto. Un grande grido si levava mentre le torce venivano accese dal sacro fuoco, e i corridori portavano la nuova luce per tutto l´impero. Una volta ancora le genti Azteche avevano evitato la fine dei giorni, ed un nuovo ciclo si apprestava ad iniziare.
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