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25 Febbraio 2002 ARCHEOLOGIA
AP online (The Associated Press)
Allo studio un antico sito peruviano
tempo di lettura previsto 5 min. circa

CARAL, Perù – In un panorama desolato, alquanto simili alla luna, una misteriosa cultura costruì piramidi circa 5000 anni or sono. Fino a pochi mesi fa, non molti archeologi lo avrebbero creduto possibile.

Le piramidi, apparentemente templi, si aprono su plazas incavate ed un anfiteatro. Le altre costruzioni sono sparse nei dintorni, divise tra ricche e povere. Un fiume irriguo nutriva campi di cotone e zucchine che venivano poi scambiati dalle lontane civiltà.

In breve, qui fiorì una civiltà, qualcosa che non era creduto possibile in questo emisfero fino a 1500 anni dopo.

"La prova di Caral pone in dubbio tutto quello che è stato accettato fino ad ora" riferisce Ruth Shady, un´archeologa peruviana dalla San Marcos University di Lima, che ha condotto gli scavi al sito.

"Lo splendore di Caral - 2600 anni prima dell´avvento di Cristo- è contemporaneo allo splendore delle piramidi egiziane, le piramidi di Giza, e le città della Mesopotamia."

Dal 1994, la Shady ed il suo team di archeologi stanno scivolando lungo le montagnole simili a dune in questa piana deserta che sovrasta la Valle del Fiume Supe, 90 miglia a nord ovest di Lima, in quella che potrebbe essere stata la culla della civiltà americana.

Gli archeologi sapevano di essere sul punto di dissotterrare una città. Ma non riuscirono a trovare ceramiche o terraglie, suggerendo che essa fu costruita quando gli antichi americani pensavano ancora di vivere in una società rurale decentrata.

Shady sosteneva che Caral dovesse precedere gli insediamenti Maya in Messico e in America Centrale di alcuni secoli, un´affermazione che i suoi colleghi salutarono con incredulità fino allo scorso aprile.

Fino a quando, insieme a due ricercatori americani, ha reso nota una prova inconfutabile sulla rivista Science. Gli americani, Jonathan Hass del Chicago Field Museum e Winifred Creamer della Northen Illinois University, avevano radiodatato al 2627 a.C.materiali tratti dalla principale piramide di Caral. Shady spiega che i popoli iniziarono ad abitare la città attorno al 2900 a.C. e che fu abitata continuativamente per 1000 anni.

Nel corso dei giorni di vita di Caral, molti dei suoi 3000 residenti probabilmente riempivano l´anfiteatro di circa 1200 piedi di diametro per cerimonie religiose condotte da alti sacerdoti che suonavano il flauto fatto di ossa di pellicano o condor.

Le piramidi erano rivestite di mattoni gialli, bianchi o rossi e lucevano nel sole alto mentre gli abitanti festeggiavano con il pesce pescato nell´Oceano pacifico o con il vizcacha, un roditore che era cacciato nelle terre cespugliose vicine.

Trascorso il giorno, le popolazione si ritirava nelle case; i sacerdoti ed i loro servitori in complessi di blocchi di pietra presso le piramidi, gli elementi della comunità in piccole capanne di mattoni di fango poco fuori il centro cittadino.

Shady ritiene che Caral fosse una città sacra ed un centro amministrativo per una civiltà che edificò altri 17 siti, la maggior parte ancora sepolti nella valle del Supe o presso la costa Pacifica. Ha scelto di scavare Caral per prima perché il suo profilo appare il più sofisticato.

Sei piramidi dominano il suo orizzonte, coperte per secoli dopo l´abbandono dell´insediamento, dalla sabbia soffiata dal vento e protette dalle colline rocciose che circondano il sito.

La più larga misura circa 60 piedi di altezza, e si sviluppa in piattaforme terrazzate con una base della dimensione di quattro campi da calcio. Una plaza circolare di pietra si apre ai suoi piedi, circondata da portici ricavati da massi larghi come frigoriferi. La piramide è la più imponente mai trovata in Perù sino ad ora, ha riferito la Shady. Glia archeologi ritengono che le massicce rocce furono trascinate dalle cave vicine con corde intrecciate di canne. Sacchi a rete erano usati per trasportare gruppi di rocce più piccole, successivamente scaricate, insieme alla stessa borsa, per riempire le fondazioni.

Il team della Shady ha trovato prove che l'intera città, incluso il pavimento lastricato della plaza, fosse dipinta di un colore con tinte naturali. Il colore cambiava nel corso del tempo anche se non si è ancora chiarito il motivo. Tracce di pittura rossa sono ancora visibili sulla piramide principale.

Anche se gli abitanti di Caral non hanno prodotto terraglie o ceramiche a fuoco, o sviluppato una forma di scrittura, sembra che componessero musica.

Il sito ha rivelato come artefatti 32 flauti di ossa di animali ed incisi con figure di uccelli e scimmie, un segno del fatto gli autori viaggiarono oltre la cordigliera andina fino alle giungle amazzoniche. Gli strumenti sono stati trovati presso un altare con il fuoco, vicino all´anfiteatro, suggerendo che le cerimonie pubbliche fossero celebrate lì.

La sussistenza di Caral si basava sui raccolti e su una limitata attività di caccia nella vegetazione circostante, che cresceva in un clima che era più umido di quello del clima desertico di oggi. Restio di semi, ossa di pesce e coniglie marine suggeriscono che Caral commerciasse con i pescatori sulla costa, 12 miglia ovest e con popoli lontani fino all´Ecuador.

Anche se è facile immaginare la vita a Caral con la guida degli archeologi, il sito stesso è stato solo rozzamente ricostruito, e appare ancora come un indistinto cumulo di rocce e pietrisco.

Shady ha recentemente affrontato la difficile missione di convincere il Perù ed il mondo a contribuire alla conservazione di quello che è stato definito il più importante ritrovamento archeologico insieme a Machu Picchu.

La cittadina Inca meticolosamente ricostruita, scoperta nel 1911 in una valle avvolta dalla giungla nella provincia meridionale di Cuzco, è divenuta la principale attrazione turistica del Perù ed un simbolo nazionale.

Caral è lontano da raggiungere una tale condizione. L´erosione, la negligenza ed i saccheggi, minacciano il sito, afferma la Shady. E´ ancora difficile da raggiungere, collegandosi alla principale autostrada costiera con una strada sconnessa e stretta. Il governo Peruviano ha concesso all´Università di San Marco la somma di 500.000$ per la preservazione del sito, ma la Shady spera di riuscire a raccogliere molti più fondi da donatori stranieri.

"L´architettura di Caral necessita di essere conservata perché possa essere mostrata al Perù ed al mondo" ha riferito.