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27 Marzo 2002 ARCHEOLOGIA
cnews
I canadesi potrebbero avere trovato una città perduta
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L´AVANA - Nuovi elementi saranno presto vagliati dagli esperti in merito alla presunta "isola" subacquea, ricca di massicci edifici e strutture simili a templi, individuata da un team canadese lo scorso anno nelle acque di Cuba.

Manuel Iturralde, uno dei più famosi geologi cubani, ha in programma una conferenza stampa internazionale a L´Avana, per affermare che non vi è spiegazione geologica alcuna per le formazioni di pietra megalitiche trovate sotto 700 metri d´acqua, circa quattro chilometri a largo della costa occidentale di Cuba.

Intervistato nel suo ufficio al Museo Nazionale di Storia Naturale nella Vecchia Avana, Iturralde ha dichiarato che è ancora troppo presto per pronunciarsi in modo definitivo sull´origine di queste formazioni, e per dire se siano esse naturali o opera dell´uomo. Ma egli conta di ottenere campioni dal sito nel corso del mese di aprile, e cominciare a risolvere il mistero che ha ingenerato dibattiti e curiosità, a Cuba e altrove nel mondo, dal momento del suo primo annuncio.

La conclusione di Iturralde rappresenta un voto favorevole all´esplorazione dei fondali oceanici da parte del team canadese che si è imbattuto casualmente in quelle che sembrerebbero architetture ben progettate, mentre scandagliava il fondo del mare alla ricerca di galeoni sommersi nell´estate del 2000.

Iturralde era inizialmente scettico, ha ricordato Paulina Zelitsky, direttrice del progetto e responsabile del team di esplorazione.

I dubbi di Iturralde erano condivisi dagli archeologi marini europei, che hanno sostenuto a lungo che le formazioni calcare subacquee sono un fenomeno alquanto comune in geologia sottomarina. Altri esperti, con maggior cautela, hanno sospeso il giudizio, in attesa di maggiori informazioni.

"Ma ora la comunità scientifica sta prendendo fuoco" riferisce la Zelitsky, 57 anni, ingegnere formatosi in Unione Sovietica, che ha lavorato in Canada per 30 anni. E´ lei il presidente della Advanced Digital Communications, la compagnia che ha stretto un rapporto di collaborazione con il governo cubano per salvaguardare i tesori archeologici sotto le acque delle isole caraibiche. I dati, raccolti attraverso scansioni sonar, e le riprese video girate al sito, mostrano formazioni incredibilmente simmetriche. Il colore bianco e gli spigoli vivi suggeriscono siano state tagliate nella pietra granitica, piuttosto che essersi formate naturalmente nella pietra calcarea, che è grigia o nera quando ossidata, secondo il suo gruppo.

Le formazioni megalitiche, chiamate Mega per brevità, occupano un´area di circa 20 chilometri quadrati. La Zelitsky suggerisce potrebbero essere i resti di una serie di camere collegate da ampi corridoi.

Iturralde, molto prudente, aveva sempre sostenuto la necessità di nuovi studi per determinare se le formazioni siano effettivamente rovine di una città sommersa. Ma dopo aver trascorso una settimana a metà marzo, sulla nave di ricerca Ulisse, per redigere un´adeguata mappatura del sito, ha riferito di aver trovato evidenze fisiche di "attività sismica una significativamente forte ... come non era mai stata registrata in precedenza".

Questo sembrerebbe coincidere con la teoria della Zelitsky, secondo la quale un terremoto potrebbe essere stato la causa del collasso dell´isola che una volta doveva giacere tra la penisola di Guanahacabibes, sull´estremità occidentale di Cuba, e la penisola messicana dello Yucatan.

Iturralde ha dichiarato che a questo punto, è vitale proseguire nuove esplorazioni dettagliate, specialmente con immagini video e campioni che non è stato in grado di prelevare a marzo, a causa di carenze nell´equipaggiamento. Se l´ipotesi di una città sommersa si proverà vera, ha aggiunto, essa muterebbe per sempre l´intera comprensione della storia dei Carabi.

L´Advanced Digital Communications ha ingaggiato un duro duello con la comunità scientifica, riferisce Paul Weinzweig, marito e socio in affari della Zelitsky. Gli scienziati sono restii a considerare seriamente questa scoperta, poiché porterebbe a galla troppi quesiti riguardo ad Atlantide, la leggendaria civiltà sottomarina che ha acceso l´immaginario collettivo per secoli.

"Ecco perché tutti si scandalizzano. Ma nessuno di noi ha mai parlato di Atlantide" ha ribadito nel corso di un´intervista dalla sua casa sull´oceano, poco fuori L´Avana.

"Cuba è il più ricco cimitero sottomarino del mondo" – ha proseguito - "Il primo obbiettivo della compagnia rimane quello di recuperare tesori dai galeoni sommersi. Ma il gruppo di esplorazione, che conta almeno 60 cubani, trova difficile pensare a qualcosa di diverso dalle strutture megalitiche."

"Proprio ora, ci stiamo occupando del recupero di un´ingente quantità di smeraldi dalle stive di un relitto sottomarino" ha dichiarato la Zelitsky, che alcuni anni fa ha guidato il suo gruppo all´individuazione dei resti della nave da guerra statunitense Maine, affondata nella Baia dell´Avana nel 1898. "Ma è inutile negarlo: questo ritrovamento ha catturato la nostra immaginazione".