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10 Maggio 2001 ARCHEOLOGIA
IHT - International Herald Tribune
La fattoria sotto la Sabbia
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Nuuk, Gronelandia. La sorte delle colonie del popolo dei Norse, in Groenlandia, costituiva già un mistero quando gli ultima Scandinavi sparirono dall´Isola, due generazioni prima che Colombo riscoprisse l´America per gli Europei.

Secondo un racconto popolare, alcuni pescatori Islandesi che esploravano un fiordo della Gronelandia verso la metà del 1550, trovarono il corpo di un vecchio Vichingo, faccia sotto sulla spiaggia, con una freccia nella schiena. In tempi successivi, pitture eroiche insistevano sul tema del vecchio uomo di Norse che fronteggiava il suo ultimo anno solitario, come un Robinson Crusoe dell´Artico, quando il ghiaccio marino lo aveva bloccato nel suo fiordo dimenticato.

Per secoli gli studiosi hanno dibattuto se i le colonie Vichinghe fossero state spazzate via da scorrerie di popoli indigeni, da malattie provenienti dall´Europa, dall´incrocio con altre popolazioni, dall´impoverimento economico causato dai vescovi mandati da Roma o dall´abbandono da parte dei mercanti scandinavi, che ormai rifiutavano di rischiare le proprie imbarcazioni nelle acque della Groenlandia, sempre più infestate dagli iceberg. Ora, tramite l´uso di moderne apparecchiature scientifiche, nuovi scenari si aprono dagli studi di una fattoria Vichinga nel sita a Nipaatsoq, a circa 80 km ad est di Nook. Questo sito, "La fattoria sotto la sabbia" è stato sepolto sotto le sabbie ghiacciate per sei secoli. Oggi è stato ribattezzato la Pompei dei Vichinghi dalla stampa scandinava.

"E´ come se i Norse avessero semplicemente impacchettato le cose che volevano portare con sé, e lasciato l´area" ha riferito Jette Arneborg, archeologo capo del progetto. "Non c´è traccia di un abbandono caotico." La scoperta di chiavi e lucchetti fa pensare che conservarono ciò che aveva un valore, al tempo dell´evacuazione. Gli oggetti lasciati includono cose ingombranti come panche ricavate da vertebre, e un telaio di legno con circa 80 pesi per tessitura – che si ritiene essere uno dei più grandi telai di età medioevale mai trovati nel nord Atlantico-. La fattoria era parte dell´Insediamento Occidentale, una comunità stabilitasi attorno al 1000 d.C. che crebbe fino alle 1500 unità prima che i Norse decidessero di abbandonare l´area attorno al 1350, rimanendo comunque nel sud della Groenlandia per un altro secolo.

A Nipaatsoq, il soffiare delle sabbie glaciali, ha ricoperto la fattoria agli inizi del 1400, lasciandola intatta e sigillata fino al 1990, quando due cacciatori riferirono di avere visto legni antichi sporgere da un banco eroso dalla corrente. Gli scavi furono completati nel 1996, e gli studiosi al lavoro stanno analizzando il suolo, i pollini, le ossa degli animali, i resti degli indumenti, le iscrizioni runiche, le mosche domestiche, per ricostruire la "storia silente" della fattoria. "Si tratta di studiare l´integrazione di dati archeologici e ambientali".

Nel sito vichingo gli artefatti erano sigillati nel permafrost e seppelliti sotto parecchi piedi di sabbia. Molti artefatti organici – corna di animali, ossa, pelle e legno - non si sono decomposte. Tutti gli animali della fattoria sembrano essere stati evacuati, con l´eccezione di una capra vagante, che aveva trovato rifugio in un granaio. Sei secoli più tardi, i suoi resti mummificati sono ancora sotto la copertura di paglia crollata del tetto.

Alla fattoria non vi è indicazione di conflitti con nativi, ora chiamati popolo Thule, che possano avere affrettato la partenza dei Norse. Virtualmente tutti gli artefatti Thule scoperti alla fattoria, sono tracce più recenti dell´occupazione umana, indicando che i cacciatori nomadi continuavano ad usare la struttura come campo base per la caccia al caribù.

Quello che sembra avere contribuito all´abbandono dell´Insediamento Occidentale, hanno riferito gli archeologi, è il cambiamento climatico. Il verificarsi di una "piccola età glaciale" ha reso del tutto inospitale la costa groenlandese verso la metà del 1300, e i Norse non erano preparati ad un eccessivo raffreddamento della temperatura, che causò la glaciazione dell´entroterra fino a parecchie miglia. Il cambiamento climatico non è stato il solo fattore che ha causato il declino della colonia vichinga. Il commercio dell´Europa con l´Africa per l´avorio stava diventando più facile, portando ad una comparativa diminuzione del prezzo dell´avorio degli elefanti africani. Ancora, tra il 1347 ed il 1350, la Black Death, epidemia di peste detta la Morte Nera, uccise un terzo della popolazione mondiale. L´implosione demografica portò le popolazioni ai margini del mondo medioevale, a trovare nuove opportunità economiche nel cuore dell´Europa spopolata.

Nel fronteggiare il raffreddamento climatico, i Norse ebbero come unica via di sopravvivenza, o "diventare nativi" e vivere come Eschimesi, o spostarsi verso le terre meridionali della Groenlandia, in Islanda o in Scandinavia, dove avrebbero potuto mantenere il loro tipo di vita europeo.

Gli ultimi Norse della Groenlandia si ritirarono probabilmente in Islanda. Oggi alcuni storici ritengono che Colombo ebbe notizia dei racconti sul Nord America da navigatori Islandesi, quando navigò in prossimità dell´Islanda negli anni attorno al 1480. Fitzhugh, il curatore della mostra sui vichinghi, ha riferito : "L´idea è che Colombo sia stato nella regione dell´Islanda prima di arrivare in Nord America".