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18 Luglio 2000 ARCHEOLOGIA
AP online (The Associated Press)
Gli archeologi al lavoro per preservare il passato della Giamaica
tempo di lettura previsto 4 min. circa

INVERNESS, Giamaica – Frammenti di utensili di argilla rossa, antichi di 1400 anni, occhieggiano in mezzo a mucchi di immondizia, accanto ad una strada ghiaiosa che corre attraverso i cespugli, ove un tempo si trovava un villaggio indiano, Taino.

L´archeologo Dorrick Gray estrae un frammento dalla terra scura, facendo del suo meglio per ignorare il rombo dei mezzi pesanti e le scosse della terra.

"Se non procedessimo in questo modo, siti come questi sarebbero persi per sempre", dice Gray, che come capo archeologo per lo Jamaica´s National Heritage Trust conduce il disperato tentativo di preservare le tracce delle passate civiltà.

Villaggi dei primi nativi giamaicani.

Dal 1996, il team di sei archeologi guidati da Gray ha eseguito una completa ricognizione della terra e catalogato i siti di interesse storico della Giamaica prima che iniziassero i lavori di costruzione di una strada e altri progetti.

La lista dei siti è andata allungandosi fino a sei volte tanto, a raggiungere il numero di 3000, dei quali almeno uno su sette indica uno dei villaggi dei Tainos – popoli di nativi americani che preesistevano al periodo della colonizzazione da parte di spagnoli ed inglesi e all´arrivo degli schiavi Africani i cui discendenti dominano a tutt´oggi la Giamaica.

Il team è troppo occupato per portare avanti operazioni di scavo, si può solo sperare di riuscire a prevenire la completa distruzione del sito e rendere nota la sua esistenza.

Circa il villaggio vicino ad Inverness, Gray ed i costruttori sono giunti ad un compromesso: la strada non potrebbe essere spostata, così verrà elevata di circa sette piedi sul livello della fondazione.

"Loro avranno la strada, ma non scaveranno il terreno al disotto, e quindi il sito rimarrà intatto" ha detto Gray.

Buco nero dell´archeologia.

Un piccolo passo in avanti in una terra in cui l´arretratezza culturale ha causato un rallentamento negli studi delle origini dei Tainos.

"La Giamaica è virtualmente un buco nero in termini di archeologia, preservazione delle antiche culture, e conoscenza dell´antica civiltà Taino", ha detto William Keegan, un archeologo dell´Università della Florida. "Il governo sembra essere insensibile all´importanza delle eredità culturali."

In aggiunta al danno determinato dalle costruzioni "c´è anche stata una tremenda perdita lungo le spiagge e le baie dove i villaggi Taino erano collocati... gli stranieri arrivano e costruiscono case di vacanza e tutto viene perso".

La maggior parte degli scavi in Giamaica, e sono relativamente pochi, è condotta da Università americane.

Gli ufficiali governativi sono del tutto assorbiti da problemi più generali, quali l´aumento del numero di omicidi in Giamaica, o la mancanza di servizi essenziali, quali scuole e sanità pubblica. Il problema del mantenimento delle eredità culturali scivola necessariamente in secondo piano

"Questo è un paese che sta iniziando a capire lentamente la necessità di un´esplorazione archeologica" ha detto l´ex-direttore del Trust, Ainsley Henriques. "Forse la Giamaica non procede abbastanza speditamente. Quanto di questo patrimonio storico è già andato perso negli scavi delle miniere di bauxite? Non ne abbiamo un´idea."

Alla ricerca della cultura rimasta.

Poco è noto riguardo agli stimati 50.000 o 60.000 Tainos che vivevano in Giamaica, e che venivano chiamati Yamaye. Prima dell´arrivo di Colombo, i Tainos che abitavano i Caraibi erano stati massacrati o ridotti in schiavitù. Le loro tracce sono in parte già scomparse. Esiste ancora un retaggio della loro cultura, come ad esempio nella parola inglese "barbecue", che veniva da loro usata per descrivere le rocce bollenti su cui cucinavano il pane.

Gray ritiene che il sito di 10 acri di Inverness, scoperto in dicembre, potrebbe rivelare qualcosa riguardo all´"interazione tra i Taino e gli Spagnoli", che avevano dominato l´isola dall´arrivo di Colombo dal 1949 alla conquista inglese nel 1655.

Nel sito sono stati ritrovati parti di tetti delle abitazioni Taino, e alcuni cocci di terraglie Taino e di ceramiche Spagnole. Tenendo le terraglie Taino nella sua mano, Gray le ha paragonate ad un pezzo delle ceramiche spagnole blu e bianche, ben più raffinate, databili al 17 ° secolo, e ritrovate nello stesso mucchio di sporcizia.

"Dobbiamo riuscire a bilanciare le necessità di sviluppo economico del paese con la preservazione del patrimonio culturale" ha detto Gray. "La speranza è quella di poter mantenere intatto un sito come questo fino a che qualcuno che dispone delle risorse necessarie si decida ad iniziare i lavori".