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19 Marzo 2003 ARCHEOLOGIA
timesonline
Saddam userà i siti storici come scudi, sostengono i Kuwaitiani
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KUWAIT CITY - La sua voce riecheggia tra le cavernosi, annerite pareti del Museo Nazionale del Kuwait. "Sentite quest´odore di fumo?" chiede Shihab Abdel Hameed-Shihab, che sovrintende ai musei del Kuwait.

Circa dodici anni fa, le truppe irachene saccheggiarono il Museo Nazionale nel corso della loro invasione di sette mesi, quindi gli diedero fuoco. Oggi, all´alba di un´altra guerra, rimane fortemente danneggiato, malgrado una piccola sala di esibizioni abbia riaperto lo scorso gennaio.

Saddam Hussein non ebbe riguardo per il patrimonio culturale kuwaitiano nel corso dell´invasione del 1990 di questo emirato ricco di petrolio, ed i Kuwaitiani ritengono che mostrerà una simile mancanza di rispetto verso i tesori del suo stesso paese nel corso dell´attacco anglo-americano.

Gli storici e gli archeologi hanno dichiarato unanimemente che Saddam non esiterebbe ad usare i monumenti storici dell´Iraq ed i siti archeologici come scudi "culturali", nascondendovi armi ed equipaggiamenti militari, ed esponendoli agli attacchi.

In questo modo, la guerra potrebbe spazzare via le tracce residue della favolosa Mesopotamia, luogo di nascita della più antica civiltà del mondo.

Hameed-Shihab, capo del dipartimento dei musei e delle antichità del Kuwait, ha detto che Saddam probabilmente sacrificherebbe siti culturalmente importanti per proteggere le sue armi.

"E´ capace di farlo. Lo ha già fatto" ha dichiarato in un´intervista.

Nel corso dell´invasione del Kuwait, l´Iraq custodiva i suoi tank e le sue armi tra i siti archeologici fondamentali sull´Isola di Failaka a largo della costa del Kuwait, ed i soldati costruirono bunker nelle vicinanze.

Il Museo Nazionale, un complesso bellissimo che ospitava una delle più grandi collezioni d´arte musulmana al mondo, fu uno dei primi edifici che le forze irachene colpirono.

Le truppe di Saddam portarono via circa 8000 pezzi, caricandoli sui convogli militari, ha dichiarato Hameed-Shihab.

"La sua intenzione era di cancellare il Kuwait dalla carta geografica. Voleva rimuovere la nostra identità nazionale" ha dichiarato l´archeologo kuwaitiano Ahmed Alshemari.

All´inizio della guerra del Golfo del 1991, truppe irachene in ritirata diedero fuoco al complesso del museo, incluso il planetarium. Una gigantesca nave atta alla navigazione in legno, uno dei pezzi fondamentali, quasi un simbolo del museo, fu ridotta in cenere.

"Per me fu uno shock. Era come casa mia. Il fumo era così spesso... non si riusciva a respirare. Distrussero ogni cosa" ha dichiarato Hameed-Shihab.

La risoluzione delle Nazioni Unite che concluse la prima Guerra del Golfo, previde che l´Iraq restituisse tutte le proprietà depredate. Baghdad ha mandato indietro molti dei tesori, ma ancora 1000 di essi rimangono dispersi.

Da archeologo professionista, Hameed-Shihab teme che la stessa sorte potrà toccare al patrimonio storico Iracheno.

"Nemmeno in Iraq, nessuno dovrebbe toccare queste testimonianze della storia. Fanno parte della storia della civiltà umana, della cultura del mondo"

L´Iraq del giorno presente era sito di antiche città e villaggi che fiorirono nella fertile vallata tra i fiumi Tigri e Eufrate.

Ospitò gli antichi regni di Sumeri, Assiri, Babilonesi. Siti chiave includono i giardini pensili di Babilonia, considerati una delle sette meraviglie del mondo antico, come anche la torre di Babele nell´Iraq centrale.