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6 Settembre 2004 ARCHEOLOGIA
L´Unione Sarda
E LA REGGIA DEI NURAGICI DIVENTÒ FORTEZZA FENICIA
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Dopo quasi quattromila anni il Nuraghe Sirai sta rivelando i suoi segreti. Maestoso, con i suoi 18 metti d'altezza, antico di 3.600 anni, imponente con la sua pianta quadrilobata (ha quattro torri), non ha nulla da invidiare al suo più famoso cugino di Barumini.

Con la differenza che è stato dimenticato. Ma, ora, grazie alla campagna di scavo che da cinque anni gli archeologi compiono regolarmente sta incominciando a svelare i suoi segreti. Le ultime scoperte sono di questi giorni, e arrivano dalla lettura dei reperti e dei dati ottenuti con la campagna di scavi appena conclusa.

Uno è particolarmente importante: "Abbiamo trovato la prova – rivela l'archeologa Carla Perra, coordinatrice scientifica del Museo archeologico di Villa Sulcis - che il nuraghe e tutta la cittadella fortificata che lo proteggeva furono i primi insediamenti fenici ad essere attaccati e distrutti dai Cartaginesi. Questa scoperta apre nuovi scenari sulla conoscenza della storia. "Il nuraghe e la fortezza fenicio-nuragica difendevano la strada che dal porto di Sant'Antioco conduceva alle miniere metallifere dell'Iglesiente oltre che al Campidano: il suo controllo era indispensabile", spiega Carla Perra.

Chi voleva controllare il Sulcis doveva espugnare la postazione militare costruita attorno al nuraghe già vecchio di mille anni. E quello che avvenne: "Quest'anno lavorando a una delle porte di ingresso del villaggio abbiamo coperto le tracce di un grosso incendio", racconta Carla Perra. La datazione è quella del VI secolo a.C. e, secondo gli archeologi si tratterebbe delle tracce della prima distruzione del nuraghe e del villaggio che sorgeva ai suoi piedi. "Abbiamo potuto datare la scoperta grazie al rinvenimento di frammenti di ceramica", dice l'archeologa.

Quel villaggio con il cuore nuragico e l'armatura fenicia, difeso da mura (spesse sei metri) costruite dagli uomini che arrivarono dal Nord Africa, sta rivelando un'altra interessante peculiarità. Entro le mura erano state erette abitazioni che erano il risultato del connubio tra strutture sarde e orientali e questa rappresenta l'altra scoperta importante compiuta con gli savi della campagna 2004 diretta dal professar Piero Bartoloni e dal dottor Paolo Bernardini. Così si è avuta l'ulteriore conferma che, a Sirai, sardi e fenici non erano nemici e che i nuragici non erano dei sottoposti.

Gli studiosi lo avevano già da tempo intuito dopo la scoperta di sepolture con corredo funebre misto. Mentre il ritrovamento (un paio di anni fa) di uno stiletto nuragico e del frammento di un'arma fenicia stava a dimostrare che i due popoli oltre che vivere combattevano anche insieme.

Adesso ai piedi di Nuraghe Sirai sono arrivati gli uomini del Geoparco. Stanno compiendo rilievi per documentare le scoperte recenti e preparare gli scavi della prossima estate.

"Ci vorranno anni per riportare alla luce l'imponente insediamento, ma già oggi il nuraghe rappresenta un´attrazione interessante da inserire nel parco archeologico cittadino.

Il Comune sta allestendo l´itinerario.

Un viaggio tra archeologia, architettura e miniere.

E´ quasi un'enorme museo all'aperto la città del carbone. Su tutto il territorio sono presenti siti importanti. Al punto che l'amministrazione comunale sta lavorando alla predisposizione di un itinerario archeologico.

Il punto di partenza è senza dubbi, la cittadella fenicio-punica di Monte Sirai.

Sono i resti di un insediamento fortificato con le celebri case Fanthar e del Lucernario di Talco. Da tutto il mondo arrivano per visitare il tophet, l'area sacra in cui forse, si sacrificavano i neonati. Da lassù si domina la vallata dove so e il Nuraghe

Sirai, seconda tappa del tour.

Per il momento però non si può ancora passeggiare tra le sue rovine, bisogna accontentarsi di ammirarlo dalla base. A due passi c'è un sito di archeologia industriale la vecchia miniera di Serbariu: i lavori per il recupero dei caseggiati e dei castelli dei pozzi sono a buon punto.

In pieno centro, sorgono i due musei cittadini. L´Archeologico di Villa Sulcis dove sono conservati i reperti trovati a Monte Sirai e negli altri siti della zona. Quindi Il Martell, poco distante, un museo paleontologico tra i più interessanti dell'Isola. Una curiosità fra le sue collezioni spicca quella di minerali antartici donati dal sindaco Salvatore Cherchi.

A Pochi metri dai museo c´è il ponte sul rio Cannas. Se o si imbocca si arriva in corso Iglesias, a poche centinaia di metri da una suggestiva necropoli prenuragica: Cannas di Sotto. Per ora è malridotta ma il comune per avviare un progetto di recupero. A Cannas di sopra, invece gli amanti della speleologia trovano la Grotta della Campana. Nelle stesse montagne dietro la città c'è il c´è il riparo sotto roccia di Su Carroppu, ci viveva l'uomo primitivo.

All'archeologia si può coniugare l'architettura razionalista moderna con La Torre Civica, gli edifici storici del centro e i vecchi rifugi antiaerei e la piazza Roma con la scultura di Gio' Pomodoro.

Un itinerario potrebbe ancora comprendere le domus de janas di monte Crubu, la misteriosa casa dei Dipinti rossi, la grotta di Tanì e la chiesetta medievale di Flumentepido. (m. v.)