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24 Ottobre 2020 STORIA
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LA GENESI PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN LIBRO STORICO?
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LA GENESI PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN LIBRO STORICO?

Vi sono molteplici aspetti nel racconto biblico della Genesi che inducono a ritenere che sia un libro che può avere molte valenze "simboliche" ma che non si può certamente essere considerato un libro "storico".

Uno degli aspetti che salta subito all'occhio è la caratteristica madornale della loro LONGEVITÀ.

Tutti vivono secoli e secoli. Adamo raggiunge i 930 anni, Set i 912; Noè li supera entrambi, toccando la soglia dei 950 anni; addirittura Matusalemme, nonno di Noè morto nell'anno del diluvio universale, vive per 969 anni. Sono età incredibili: è come se questi personaggi fossero nati nell'anno 1000, ai tempi dei duelli tra i cavalieri e della lotta per le investiture, e fossero morti alle soglie dell'era atomica e spaziale, dopo aver visto la guerra tra i comuni e l'impero, il viaggio di Marco Polo, la peste nera in Europa, l'Umanesimo, la scoperta dell'America, il Rinascimento, la Riforma e la Controriforma, la Guerra dei Trent'Anni, l'Illuminismo, la Rivoluzione Francese, il Risorgimento e le due guerre mondiali! Pensate quante cose avrebbero avuto da raccontare!

È possibile? La teologa Annamaria Cenci, ancora negli anni duemila, rispondeva di sì, con la motivazione che "nulla è impossibile per Dio" (già usata, prima di lei, dall'arcangelo Gabriele). Però, se noi ci addentriamo nelle mitologie dei popoli vicini ad Israele, scopriamo numerose somiglianze sulle quali non si può assolutamente sorvolare. Dalle tavolette cuneiformi ritrovate nella bassa Mesopotamia è emerso che i re sumerici delle mitiche origini regnarono per millenni, se non per decine di millenni. C'è un certo Enmeenluanna, re di Bad-Tabira prima del diluvio, che dovrebbe aver regnato per ben 43.200 anni; quasi 45 volte più a lungo, quindi, di quel Matusalemme che è considerato l'uomo longevo per antonomasia. E di questo re non si può certo dire che avesse la protezione dell'Onnipotente! Dite ciò che volete, ma queste spaventose longevità non cessano tuttora di impressionare.

È ovvio che siamo di fronte, anche qui, ad un influsso sul popolo ebraico delle tradizioni dei vari popoli con cui esso è venuto a contatto, nel corso della sua storia millenaria (presso cui, in questo caso, era prigioniero). Gli Israeliti assorbirono dai Caldei la convinzione che l'età dell'uomo fosse diminuita col trascorrere del tempo ma, essendo un po' più realistici di loro, hanno ridotto il numero degli anni fino a circa nove secoli. Però fecero di più: sulla scia dei racconti sapienziali della creazione, essi vollero implicitamente dare un significato a queste età venerande. Teologicamente, per così dire, nonostante il peccato primordiale, gli uomini nei primi tempi si conservavano onesti e timorati di Dio; in seguito, invece, l'uomo perse progressivamente memoria dei Doni di Dio, incominciò a peccare, a fabbricarsi falsi dei, e così gli uomini non meritarono più di vivere così a lungo: la loro età andò progressivamente riducendosi, fino ai limiti odierni. Siamo di fronte a quella che diverrà una costante nella redazione della Bibbia: alla storia umana viene applicata la teoria della RETRIBUZIONE, secondo cui tutte le sventure umane sono punizioni, da parte di Dio, di gravi peccati commessi. Il diluvio, la fine di Sodoma e Gomorra, l'oppressione dei Filistei, la divisione del regno salomonico tra Israele e Giuda, la cattività babilonese (e perfino la distruzione del tempio nel 70 d.C. e il fallimento della rivolta antiromana del Bar Kochba nel 135 d.C.) sono tutti eventi "riletti" sotto questa prospettiva. Questo presuppone, naturalmente (al contrario ci ciò che accadeva per i popoli pagani, per cui morire giovani in battaglia era un onore), che la longevità, per gli autori biblici, sia segno di benevolenza divina. Siamo agli antipodi del motto di Menandro: "Muor giovane colui che al Cielo è caro"!

"La sua vita non sarà che di 120 anni"

Questa affermazione è confermata dal fatto che la prima cosa che fa Dio per punire gli uomini peccatori è abbassare la loro vita media: "Il mio spirito non resterà per sempre nell'uomo perchè egli è carne, e la sua vita non sarà che di 120 anni" (Gen 6, 3). È molto significativo il fatto che la persona più longeva di cui si conoscano esattamente le date di nascita e di morte in base a documenti affidabili sia stata Jeanne Calment, una donna francese nata il 21 febbraio 1875 e morta il 4 luglio 1997 alla bella età di 122 anni e 164 giorni!

Più avanti, però, nonostante ancora in epoca storica personaggi come Giosuè e Tobia siano detti morire a 110 anni, la Bibbia corregge sé medesima; il versetto 10 del salmo 89 afferma in maniera apodittica: "gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti". La durata massima della vita umana è perciò riportata entro i limiti permessi dal decadimento fisico (non dimentichiamo che il corpo dei nostri antenati di 5000 anni fa non era fisiologicamente dissimile dal nostro attuale) e, soprattutto, dalle condizioni di vita di quei tempi, quando la medicina era basata solo sulla magia, e un'operazione chirurgica era da considerarsi un vero e proprio salto nel buio.

Naturalmente, potrete obiettarmi che c'è sempre stato qualcuno, anche prima dell'invenzione delle moderne vaccinazioni e terapie mediche, quando ancora il tenore di vita era piuttosto basso, che ha sfondato questa soglia limite di ottant'anni. Fra i personaggi famosi del passato che hanno raggiunto i novant'anni, e in qualche caso anche il secolo di vita, possiamo ricordare Sofocle (496-406 a.C.) famoso tragediografo ateniese, autore tra l'altro dell'"Edipo re"; Isocrate (436-338 a.C.), oratore compatriota del precedente; Narsete (478-573), generale bizantino che riconquistò parte dell'occidente all'impero di Giustiniano; Aurelio Cassiodoro (490-583), storico della tarda latinità, ministro di Teodorico ed autore di una "Chronica" universale; Agatone di Palermo (575-681), Papa dal 678 al 681; Enrico Dandolo (1108-1205), spregiudicato doge veneziano "sponsor" della quarta crociata; San Francesco di Paola (1416-1507), il protettore dei marinai; Andrea Doria (1466-1560), ammiraglio ed uomo politico genovese; Tiziano Vecellio (1485-1576), ammirato pittore italiano del Rinascimento; Bernard de Fontanelle (1657-1757), erudito e filosofo transalpino; Louis de Richelieu (1696-1788), diplomatico parigino; Michel Chevreul (1786-1889), chimico francese; e Vincenzo Gioacchino Pecci (1810-1903), papa dal 1878 coni il nome di Leone XIII. Nessuno di questi ha però raggiunto i 120 anni: neppure Sant'Antonio Abate, l'anacoreta della tebaide morto nel 357 che, secondo alcuni agiografi, al momento di passare a miglior vita di anni ne avrebbe avuti 105!

A dir la verità, a volte al telegiornale si sente parlare di gente che vive nelle Ande o nel Caucaso, ed asserisce di aver superato i 130 o magari i 140 anni di vita; ma questi luoghi sono accomunati dall'assenza di uffici di anagrafe, ed è logico che gli anziani tendano ad aumentarsi l'età per vanagloria, come le signorine tendono a diminuirsela. È ormai fin troppo noto il caso di una anziana nera che viaggiava nel XIX secolo al seguito del circo Barnum, e che asseriva di essere stata la nutrice di George Washington: se fosse stato vero, avrebbe avuto più di 150 anni. Tuttavia, quando morì, un'autopsia accertò che non poteva avere più di 80-90 anni. Dunque, con buona pace di ogni integralismo esegetico, possiamo tranquillamente affermare che, se Matusalemme&C. sono esistiti davvero, non hanno superato l'età che Madre Natura normalmente concede ad un uomo.

Naturalmente, a qualcuno di voi può sorgere un dubbio: perchè ai patriarchi sono state attribuite queste precise età, e non altre? Che significato hanno quei numeri così esagerati?

Numeri magici?

Le possibili spiegazioni sono molteplici. Non è da escludersi che queste età così straordinarie rappresentino dei numeri magici. Voi sapete bene quanto sono importanti i numeri per il popolo ebraico; c'è addirittura una scienza, chiamata GEMATRIA, che si occupa dello studio dei numeri, collegato alla CABALA. La cabala non è certo solo napoletana: l'hanno inventata gli Ebrei per collegare ai fatti storici dei numeri che servono non solo per interpretare il presente, ma anche per prevedere il futuro. Anche a questo proposito sono state fatte, comunque, delle ipotesi "concordistiche": per esempio il già citato Isaac Asimov ha supposto che le età dei patriarchi siano espresse non in anni, ma in mesi lunari; in questa maniera, i 969 anni di Matusalemme si ridurrebbero a circa 70 anni solari: dunque una vita lunga sì, visti i tempi, ma non eccezionale. Altri, avendo notato che l'età di Enoc (365 anni) corrisponde al numero dei giorni di un anno solare, hanno pensato che l'età di suo padre Iared (962 anni) corrisponda al periodo sinodico del pianeta Venere sommato a quello del pianeta Saturno, mentre i 777 anni di Lamec sarebbero la somma del periodo sinodico di Giove e di quello di Saturno. Insomma, le durate delle vite dei patriarchi sarebbero da interpretarsi come le durate di cicli astronomici.

Qualcun altro invece suppone che quelli riportati dalla Genesi siano solo alcuni anelli della catena generazionale che da Adamo arriva fino a Noè, cioè quelli più importanti; in pratica, un'intera serie di generazioni verrebbe sintetizzata nel suo rappresentante più significativo. Per esempio, i 969 anni di Matusalemme rappresenterebbero una ventina di generazioni, di cui l'esponente di maggior spicco sarebbe proprio il preteso nonno di Noè, ragion per cui verrebbe nominato solo lui!

Ora, anche questo, alla luce del discorso che abbiamo fatto prima, è completamente insensato. Secondo il biblista H. Renckens, infatti, "il prodigio di una tradizione che da Adamo corresse ininterrottamente fino ad Abramo è campato completamente in aria, ed una sana esegesi non può assolutamente tenerne conto." Cioè, noi non possiamo pretendere di possedere una MEMORIA, una "coscienza storica" che arriva così lontano da affondare le sue radici nelle origini stesse dell'umanità! Dopo quattro, cinque, sei, al massimo sette generazioni, si sa benissimo che la memoria collettiva va perduta, se qualcuno non la mette per iscritto! È vero, in Africa esistono dei cantastorie che riescono a tenere a mente le generazioni e le vicende degli ultimi 5 o 6 secoli, e infatti nel film "Radici" si vede proprio uno di questi bardi che racconta la storia della famiglia Kinte fino al 1500 o giù di lì! Però c'è sempre il sospetto che la memoria venga deformata: passando di bocca in bocca, gli avvenimenti vengono trasfigurati, abbelliti, magari caricati di particolari di natura soprannaturale, che fanno somigliare gli annali storici a vere e proprie saghe mitologiche (è stato questo il destino del Râmâyana e dell'epopea omerica della guerra di Troia). Si sa come vanno a finire le cose con la tradizione orale: quando un racconto subisce una lunga gestazione, viene necessariamente migliorato e trasfigurato. Quindi, pretendere di ricordare quali sono le nostre origini fino al super-patriarca Adamo mi sembra troppo anche per un aedo che abbia la memoria di Pico della Mirandola!