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3 Ottobre 2017 ARCHEOLOGIA
Repubblica.it
Trovata la città perduta di Alessandro Magno
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LONDRA - Affacciata alle rive di un lago, nel nord dell'odierno Iraq, aveva fortificazioni, templi e vigneti: questi ultimi particolarmente importanti, perché la sua reputazione di centro vinicolo era piuttosto nota al tempo di Alessandro Magno. Ma Qalatga Darband, un avamposto greco fondato nel 331 avanti Cristo, era una "città perduta", di cui si erano perse completamente le tracce. Adesso sono state ritrovate da una squadra di archeologi del British Museum. Grazie a due fattori: una relativa pace, per la prima volta da un quarto di secolo, nella regione in cui si trova; e l'uso di fotografie scattate da droni, con tecniche che permettono di "leggere" cosa c'è sotto terra.

Gli studiosi inglesi avevano individuato i contorni di una città scomparsa giù nel 1996, analizzando immagini riprese da satelliti spia americani per scopi militari negli anni 60. All'epoca, tuttavia, era impossibile aprire scavi archeologi sul posto: quella parte dell'antica Mesopotamia era sotto il controllo di Saddam Hussein. Il leader iracheno mantenne la zona in stato di guerra, per un motivo o per l'altro, fino a dopo l'invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2003 che portò alla sua caduta. Come è noto, neanche questo ha riportata la quiete, con il sorgere dell'Isis e tutti i conflitti che ne sono conseguiti. Recentemente, tuttavia, la situazione nell'area è migliorata. E gli "Indiana Jones" londinesi, approfittando di un finanziamento da 3 milioni di sterline per aiutare l'Iraq a recuperare antichi tesori minacciati dalla guerra, hanno potuto finalmente visitarla e iniziare a scavare.

Prima di andare di persona a vedere cosa c'era sotto erra, tuttavia, si sono fatti aiutare dai droni. Nuove foto li hanno aiutati a identificare il perimetro della città sepolta sotto secoli di detriti. "E' una tecnica nuova, fondata sull'analisi dei segni dei raccolti agricoli, che non era ancora stata utilizzata in archeologia", spiega il professor John McGinnis, direttore dell'Iraq Emergency Heritage Programme, al Times di Londra. "Nei punti in cui ci sono mura sotterranee, il grano non cresce bene come altrove, per cui si notano diversità di colori nelle coltivazioni". Il primo a emergere è stato un ampio edificio rettangolare. L'indizio da cui i ricercatori sono risaliti all'identificazione di Qalatga Darband.

Avviati gli scavi, gli archeologi hanno portato alla luce almeno due statue, una di una figura femminile che potrebbe essere Persefone, dea dell'agricoltura e moglie di Ade, l'altra di un nudo maschile che potrebbe essere Adone, simbolo divino della fertilità. Altri reperti hanno consentito di disegnare una mappa della città, seguendo il percorso del muro che la cingeva e di case, monumenti, empori, incluse pietre che servivano alla lavorazione del vino.

Iraq, scoperta l'antica città perduta di Alessandro Magno

La battaglia di Alessandro Magno contro Dario III di Persia rappresentata in un mosaico (via Wikimedia Commons)

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"Pensiamo che fosse una cittadina con una vigorosa attività economica sulla strada fra Iraq e Iran", dice il professor McGinnis. "Su quella strada passò l'esercito di Alessandro Magno, dopo avere sconfitto Dario III di Persia nella battaglia di Gaugamela. E si possono immaginare i suoi successori che ci si fermavano a rifocillarsi e a bere". Era insomma scritto nel destino della "città scomparsa" che fosse un transito di soldati. Ora, fortunatamente, al loro posto tra i resti di Qalatga Darband si aggirano gli studiosi del British Museum. Chissà se un giorno ci sarà abbastanza pace perché possano andarci anche i turisti.