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11 Gennaio 2017 ARCHEOLOGIA
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Trovato a Gela un megalite usato come calendario solare
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Ad appena dieci chilometri dalla città di Gela, in Sicilia, un gruppo di quattro appassionati di archeologia è riuscito a identificare una nuova "pietra calendario", una pietra forata in grado di segnare lo scorrere delle stagioni e degli anni. Un esperimento ha dimostrato che nel giorno del solstizio d'inverno, quando il Sole è allo zenit, la luce si staglia all'interno del foro.

"È stata un'impressione molto forte, potente. L'equazione con la "pietra forata" di San Cipirello è immediata", ha commentato l'archeologo Ferdinando Maurici, direttore del museo di Terrasini (Palermo).

Il megalite sarebbe stato forato dagli uomini nel periodo preistorico probabilmente tra il VI e il III millennio a.C.

La pietra si trova nelle campagne di Gela, in contrada Cozzo Olivo, poco lontano dalle necropoli preistoriche di Grotticelle, Ponte Olivo e Dessueri (La Repubblica)

La scoperta è opera di quattro appassionati di archeologia: Giuseppe La Spina, Michele Curto, Mario Bracciaventi e Vincenzo Madonia. Il quotidiano La Repubblica racconta che il gruppo di amici stava effettuando un sopralluogo ai "bunker anti-scheggia" (le casematte della seconda guerra mondiale) con l'obiettivo di realizzare percorsi di studio da proporre alle scuole. La Spina, dopo aver individuato la pietra forata, aveva preso contatto con Alberto Scuderi, direttore regionale dei Gruppi archeologici d'Italia, e lo scorso 21 dicembre è stata effettuata una verifica scientifica.

In occasione del solstizio d'inverno si è dato inizio all'esperimento, con l'ausilio di bussola, macchine fotografiche e videocamera installata su un drone. "Alle 7, 32 il Sole ha illuminato in modo perfetto la pietra forata. Mentre il drone si avvicinava, mantenendo il più possibile l'asse a 113 gradi è stato filmato quel fascio di luce che attraversava il foro proiettandosi sul terreno", raccontano i componenti del gruppo che ha partecipato alla verifica. "Ciò che riusciamo a registrare da terra è sorprendente - scrivono gli scopritori - l'esperimento è riuscito".

Nel corso della conferenza stampa tenutasi al Museo archeologico di Gela, Andrea Orlando (astrofisico dell'Università di Catania e direttore dell'Istituto di Archeoastronomia di Sicilia) ha dichiarato: "È punto di partenza e non di arrivo. Abbiamo visto la pietra, ha al centro un foro che non sappiamo se è naturale o artificiale. Di certo presenta un orientamento speciale, ad est, in cui si trova un angolo speciale a 120 gradi che in gergo tecnico è un azimut che indica un punto preciso, l'alba al solstizio d'inverno".

Orlando ha inoltre annunciato l'istituzione di un comitato di studi aperto a ogni scienziato e ricercatore che voglia impegnarsi nella verifica dei dati etno-andropologici, geologici e archeologici. Un invito personale sarà inviato a uno dei massimi esperti mondiali del settore, il prof. Giulio Magli del Politecnico di Milano. "E se non troveremo in Italia i fondi per queste ricerche - ha detto Orlando - inviteremo le università straniere a finanziarci".

Le ricerche saranno estese a un'area molto vasta. Scuderi intanto ha rivelato che "testimonianze della presenza umana dell'Età del bronzo antico sono state già scoperte attraverso il ritrovamento, da parte dei quattro appassionati gelesi, di una necropoli finora mai censita" e poi attraverso numerosi frammenti di vasellame e di "una ciotola-attingitoio". Tutto è stato segnalato e consegnato al museo archeologico di Gela.