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12 Ottobre 2014 STORIA
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COME I LIMONI SCONFISSERO NAPOLEONE
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Supponete di essere una spia. E che la vostra missione sia quella di dover inviare un messaggio segreto. Che fare?

Potrebbe bastarvi un limone. Purché i vostri irriducibili avversari non abbiano letto il vostro stesso libro di chimica.

Il succo di limone infatti, come il succo di cipolla, il latte, l'aceto, ma anche l'urina, costituisce un inchiostro invisibile naturale. Provate a scrivere un messaggio su carta con una di queste sostanze e il risultato, una volta essiccata la scritta, risulterà trasparente, almeno finché la carta non sarà accostata a una fonte di calore. Il segreto sta nella componente acida di questi liquidi, che indebolisce le fibre della carta. Avvicinando poi il foglio a una fiamma o a una lampadina, quelle fibre indebolite saranno le prime a colorarsi di marrone.

L'inchiostro invisibile è noto almeno dal V secolo a. C., all'epoca delle guerre greco-persiane. Nel IX secolo furono gli Arabi idearono un sofisticato inchiostro simpatico a base di limone, olio d'oliva, mela amara e tuorlo d'uovo. E ancora il succo di limone fu un popolare inchiostro da "pizzini" nella turbolenta Italia del Rinascimento. Giambattista Della Porta, erudito, alchimista, scienziato e filosofo dell'epoca, elenca diverse ricette utili per ottenere inchiostri invisibili nel suo trattato Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium. Tra gli ingredienti, il solito limone, il succo di cipolla, l'allume, ma anche non meglio precisate sostanze estratte da un fantomatico ghiro che di giorno risultava invisibile, ma di notte risplendeva di un "colore acceso".

L'inchiostro simpatico a base di succo di limone diventa poi un ferro del mestiere indispensabile per le spie della Guerra d'indipendenza e della Guerra civile americana e delle due guerre mondiali. Nel 1915, gli agenti del controspionaggio britannico arrestarono un gruppo di infiltrati tedeschi sotto copertura, soprannominati "le spie del succo di limone" dal metodo utilizzato per comunicare con la madrepatria. Nei British National Archives è addirittura conservato un limone - ormai avvizzito dal tempo e ridotto alle dimensioni di una noce - repertato come prova d'accusa nel processo a Carl Muller, poi condannato come spia.

Naturalmente l'utilità nelle corrispondenze tra adulteri, nel doppio gioco diplomatico e nei sabotaggi militari è solo uno dei tanti pregi del limone, che come tutti gli agrumi è una ricca fonte di vitamina C: ne basta uno per fornire il 70 per cento del fabbisogno medio di un adulto. A sua volta, la vitamina C previene lo scorbuto, una malattia debilitante che in passato colpiva soprattutto i marinai. Sembra che il primo ad accorgersi degli effetti anti-scorbutici del limone sia stato il medico inglese James Lind. Imbarcato a 31 anni come medico di bordo sulla nave Salisbury della Marina di Sua Maestà, Lind fu l'autore di quella che può definirsi la prima sperimentazione clinica della storia. Scelse dieci marinai che mostravano sintomi avanzati della malattia, li divise in gruppi di sei e a tutti somministrò la stessa dieta (ad alto contenuto di brodo di montone). A due di loro, però, diede anche un litro di sidro al giorno; ad altri due una dose supplementare di aceto; due ricevevano, tre volte al giorno, 25 gocce di "elisir di vetriolo" (acido solforico); due una pinta di acqua di mare; due, una piccola dose di una pasta piccante ottenuta mescolando cremortartaro, rafano, semi di senape, aglio e balsamo del Perù. Gli ultimi due, infine, ebbero nella loro razione quotidiana due arance e un limone. Nel giro di sei giorni, i marinai nutriti ad agrumi si ripresero e furono in grado di tornare al lavoro.

Lind spiegò la sua scoperta in un trattato di 454 pagine pubblicato nel 1753, ma la Marina lo ignorò. Fu solo nel 1795 che il succo di limone - e più tardi quello di lime, più economico - entrò obbligatoriamente a far parte delle razioni quotidiane fornite ai marinai britannici. Tra il 1795 e il 1814, più di sei milioni di litri di di succo di limone (stipato in barili sotto uno strato protettivo d'olio d'oliva) furono caricate a bordo delle navi della Royal Navy. Nello stesso periodo, il numero di marinai affetti da scorbuto ricoverati nel Royal Naval Hospital crollò da quasi 1.500 a 2.

Lo sradicamento dello scorbuto consentì alla Marina britannica di prolungare il blocco navale che si rivelò essenziale per sconfiggere Napoleone. Come scrisse un medico di bordo dopo che l'imperatore era stato definitivamente esiliato a Sant'Elena: "È opinione di alcuni dei più esperti ufficiali che il blocco navale che ha annichilito le forze della Marina francese non avrebbe mai potuto essere applicato se prima lo scorbuto non fosse stato domato". Da allora i marinai britannici sono soprannominati limeys

La storia degli agrumi è piuttosto complicata, ma si ritiene che abbiano avuto origine nel Sud-est asiatico; almeno un paio di specie - forse l'arancio e il cedro - fu introdotto nel Mediterraneo dopo la spedizione in India di Alessandro Magno. Di sicuro gli Arabi coltivavano limoni già nell'ottavo secolo d.C.; furono loro a diffonderli nel Nordafrica, dove pare che gli egiziani abbiano inventato la limonata. Alla fine del Quattrocento erano tanto comuni in Spagna e Portogallo che Colombo li portò con sé nel suo secondo viaggio, nel 1493, trapiantandoli ad Haiti e da lì nel Nuovo Mondo.

L'incertezza sulla storia del limone è forse dovuta alla sua spiccata tendenza all'ibridazione. Solo di recente gli scienziati, analizzandone il DNA, hanno scoperto che il limone non è altro che un ibrido nato dall'incrocio di due specie: il cedro (Citrus medica), che ha la buccia spessa e produce poco succo, e l'arancio amaro (Citrus aurantium), il cui frutto è usato soprattutto per le marmellate.

Il limone è acre come i suoi genitori soprattutto a causa del suo contenuto di acido citrico (la maggior parte dei limoni ha un pH tra il 2 e il 3). Grazie alla sua acidità fu usato come spermicida: una delle prime forme di controllo delle nascite prevedeva l'utilizzo di spugne imbevute di succo di limone, e si racconta che Giacomo Casanova consigliasse alle sue amanti di usare limoni tagliati in due come cappucci cervicali (e magari aveva anche ragione: nonostante le migliaia di relazioni, Casanova ebbe solo due figli).

In cucina, il limone è persino più versatile del prezzemolo: sta bene un po' dapperutto. Alcuni chef sostengono che come esaltatore di sapidità il succo di limone sia secondo soltanto al sale. Stando a quel che sostengono i francesi, il primo cuoco a introdurre il limone nella cucina occidentale fu François Pierre de la Varenne, autore di Le Cuisinier françois (1651), testo fondativo della moderna gastronomia francese. Fu lui a mettere da parte i pesanti stufati di carne speziata, tanto amati nel Medio Evo, per dare spazio a verdure fresche e a salse insaporite da erbe aromatiche e, appunto, succo di limone. A Varenne si attribuisce anche l'invenzione della pasta sfoglia e della salsa hollandaise, oltre all'introduzione in cucina di tartufi e carciofi.

Un famoso amante dei limoni nella storia americana fu Stonewall Jackson, generale dell'esercito sudista durante la Guerra civile americana. Fu visto succhiare un limone sul campo di battaglia, e da qui nacque la leggenda che li usasse per fortificarsi prima di un combattimento. Anche se i familiari assicurarono che Jackson amava la frutta fresca in generale - soprattutto le pesche - il mito si è rivelato così resistente che i turisti che visitano la sua tomba spesso portano in dono un limone.