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31 Luglio 2014 SCIENZA
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EBOLA: CRESCE L'ALLARME NEL MONDO
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Il virus imperversa in Africa e c'è preoccupazione per il diffondersi dell'epidemia. Timori fondati?

Mentre in Africa occidentale è in corso la peggiore epidemia di Ebola della storia, in tutti gli altri continenti cresce il timore di possibili contagi. A detta degli esperti il virus potrà sì diffondersi, ma difficilmente metterà in crisi i presidi sanitari dei paesi più ricchi e attrezzati per fronteggiare l'emergenza.

Il virus Ebola è uno dei più letali mai conosciuti, arriva a uccidere il 90 percento delle persone che lo contraggono. Ed è una morte terribile. Circa la metà dei pazienti mostra i raccapriccianti sintomi di sanguinamento tipici delle febbri emorragiche. Il virus Ebola ha colpito la popolazione africana sin dalla prima manifestazione registrata nella Repubblica Democratica del Congo nel 1976. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la più recente epidemia è responsabile ad oggi di 1201 casi e 672 morti in Guinea, Sierra Leone, e Liberia, dal mese di Marzo di quest'anno.

Per Medici Senza Frontiere l'allarme è alto: "L'epidemia si sta aggravando e rischia di estendersi ad altri paesi",

ha detto il direttore operativo della Onlus, Bart Janssens, in un'intervista rilasciata a Libre Belgique. "Questa epidemia è senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione non fa che peggiorare, per cui si sta nuovamente estendendo, soprattutto in Liberia e Sierra Leone, con focolai molto importanti", ha aggiunto.

"Se la situazione non migliora abbastanza rapidamente, c'è il rischio reale di vedere nuovi paesi colpiti - ha ammonito - non si può escludere, ma è difficile da prevedere, perché non abbiamo mai visto una tale recrudescenza della malattia".

Rischio in volo?

Ma l'infezione di Ebola può anche assomigliare ad altre malattie tropicali, come la febbre dengue, per questo a volte non viene diagnosticata negli stadi iniziali.

Forse per questo motivo, la scorsa settimana un uomo febbricitante si è potuto imbarcare dalla Liberia alla città nigeriana di Lagos, la più popolata dell'Africa. Si è sentito male durante il volo ed è stato portato direttamente in ospedale e isolato. Ma dopo poco è deceduto.

La stessa cosa potrebbe accadere a qualsiasi altro passeggero che finisse in Europa o in qualsiasi altro continente. E' per questo che diversi paesi dell'Africa occidentale stanno pianificando controlli negli aeroporti per cercare di identificare eventuali passeggeri con la febbre prima che salgano in aereo. Ma la malattia è a rischio di contagio solo quando i sintomi si manifestano, perciò un portatore sano del virus non può trasmetterlo.

Oltretutto anche i passeggeri sintomatici difficilmente potranno trasmettere l'infezione ad altri. Il virus, che ha un'incubazione di tre settimane, si propaga soprattutto attraverso il sangue e le feci, perciò le persone a più alto rischio di infezione di Ebola sono i membri delle famiglie che si prendono cura dei malati, gli operatori sanitari o le persone che si pungono accidentalmente con aghi infettati.

In teoria, ci potrebbe essere abbastanza virus nel sudore o nella saliva per trasmettere l'infezione, per esempio, attraverso un bracciolo in aeroplano o uno starnuto, dice Stephen Morse, epidemiologo e virologo della Mailman School of Public Health della Columbia University a New York. Ma le gocce di fluido dovrebbero comunque trovare un modo per passare attraverso la pelle.

Perché l'epidemia avanza

Il fatto che gli esperti non siano ancora sicuri dei rischi legati ai viaggi in aereo, mostra quanto l'attuale epidemia sia inusuale. Le epidemie del passato erano localizzate in piccoli villaggi rurali, per lo più nell'Africa centrale. I cacciatori generalmente portavano il virus nei villaggi cacciando scimmie infettate. Ma si trattava di villaggi remoti che potevano essere facilmente messi in quarantena.L'epidemia attuale sembra sia cominciata nella Guinea rurale, ma non è stata subito riportata dall'Organizzazione Mondiale della sanità.

I villaggi della Guinea non avevano conosciuto il virus prima d'ora, a detta di Morse. Una mancanza di familiarità, congiunta a confini privi di controlli e riti di sepoltura che hanno esposto i familiari ai fluidi corporei dei defunti, ha portato a una diffusione maggiore dell'infezione.

"Nei luoghi in cui le epidemie di Ebola sono conosciute, sia le persone del posto che le autorità sanitarie sanno quali siano le precauzioni da prendere, " afferma Morse.

La mancanza di esperienza si unisce alla scarsità di mezzi di base per il controllo delle infezioni, come i guanti. L'uso di materiali protettivi richiede istruzione e pratica da parte degli operatori sanitari, "specialmente per sapere come toglierli senza infettare accidentalmente se stessi e altri materiali, " ha detto Morse. "È in parte una questione di informazione e in parte di mezzi."

Le precauzioni in Italia e in Europa

"Non c'è praticamente nessun rischio che qualche persona che abbia contratto il virus Ebola in Africa arrivi nel nostro paese e faccia innescare un focolaio epidemico". Sono tranquillizzanti le parole di Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, rese oggi alle agenzie, e fanno eco ad una dichiarazione dello stesso tenore del ministro della sanità Beatrice Lorenzin che ha rassicurato i cittadini italiani: "Il livello di allerta è già alto fin dal principio dell'epidemia. Negli aeroporti e nei luoghi di transito vengono effettuate visite mediche nei casi che vengono ritenuti necessari. In Italia il pericolo non c'è".

Più preoccupato il ministro degli Esteri britannico Philip Hamond, che ha presieduto oggi una riunione di emergenza del governo, avvertendo di una potenziale minaccia grave se il virus si diffonderà ulteriormente. Secondo il ministro, il rischio per i viaggiatori del Regno Unito e per i britannici che lavorano nei Paesi colpiti è "molto basso", ma l'epidemia non è sotto controllo e costituisce "una minaccia molto seria".

Per rispondere all'emergenza, la Commissione Ue ha stanziato due milioni di euro in più che porteranno a 3, 9 milioni l'aiuto totale per combattere la malattia nell'Africa occidentale. E, sebbene i rischi che arrivi in Europa siano "bassissimi", fonti ufficiali di Bruxelles fanno sapere che l'Ue è attrezzata per rispondere all'eventualità che il contagio si estenda.

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