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28 Maggio 2014 SCIENZA
galileonet.it
LA MEDICINA ALTERNATIVA ENTRA NEGLI OSPEDALI ?
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Agopuntura, omeopatia, fitoterapia e Shiatsu per trattare cefalee, allergie, dolori e (a volte) patologie acute e più gravi. E fin qui nessuna novità, come abbiamo ampiamente raccontato - e debunkerato - nei mesi precedenti. La notizia, stavolta, è che alcune di queste cosiddette cure non convenzionali, quelle che in sostanza non sono state confermate dalla scienza ufficiale (o su cui, per lo meno, non c'è consenso unanime da parte della comunità scientifica) stanno iniziando a entrare nella sanità pubblica, come rivela un articolo di Repubblica. L'intera vicenda ha un che di sinistramente familiare, dato che non si sono ancora spenti del tutto gli strepiti di Davide Vannoni e compagni, che chiedevano a gran voce che il metodo Stamina (anche quello, guardacaso, mai avallato dalla comunità scientifica) entrasse a far parte delle cure erogate dalla sanità pubblica. O ancora, tornando più indietro nel tempo, potremmo ripensare al metodo di Bella, che in effetti riuscì a penetrare negli ospedali pubblici per essere sperimentato a spese dello stato. Con risultati nulli, tra l'altro. In vista di ulteriori sperperi, dunque, può essere utile ribadire ancora una volta quello che è accertato sulle medicine alternative. Tralasciando di proposito deliri belli e buoni come l'urinoterapia, la Nuova Medicina Germanica e il siero di Bonifacio.

Omeopatia

Ve ne abbiamo già parlato diffusamente: nonostante alcuni studi mostrino test clinici positivi, la conclusione (sintetica) è una sola. Non funziona, se non come placebo. Non ha basi scientifiche valide e le review sistematiche dei lavori considerati positivi hanno infatti dimostrato che i risultati dei trattamenti omeopatici sono sostanzialmente, appunto, indistinguibili dai placebo - e sempre dovuti allo stesso effetto placebo. Per quanto riguarda le basi scientifiche, l'omeopatia si basa sui dettami elaborati oltre duecento anni fa dal medico tedesco Samuel Hahnemann, secondo il quale un principio terapeutico va diluito quasi all'infinito perché sia efficace. Poco importa se dopo le diluizioni ne resti poco o nulla (per nulla intendiamo proprio nulla: calcoli alla mano, si dimostra facilmente che in un litro d'acqua rimane meno di una molecola di principio attivo): la giustificazione è che l'acqua, in qualche modo, abbia memoria delle sostanze in essa diluite. Peccato che non sia affatto vero: al contrario, gli esperimenti mostrano che le molecole di acqua liquida perdono memoria della loro struttura precedente in 50 milionesimi di miliardesimo di secondo. Il punto delicato dei lavori pubblicati, invece, sta nel metodo. Non si può tracciare a cuor leggero una linea di correlazione di tipo causa-effetto, specie quando si tratta di medicina: bisognerebbe sempre condurre studi in doppio cieco e evitare di ricadere nel cosiddetto bias di conferma - se non siete convinti date un'occhiata qui: i numeri dicono che più formaggio si consuma, più crescono gli introiti dei campi da golf, ma le cose non sono ovviamente correlate. Da sfatare il mito secondo il quale "comunque, male non fa": anche se certamente non è dannoso bere della semplice acqua, potrebbe diventarlo indirettamente se la si assume in luogo di terapie comprovate ed efficaci. Tra l'altro, è in palio un milione di dollari per chi riesca a provare l'efficacia dell'omeoterapia. Ma finora nessuno è riuscito a vincerlo, dunque...

Agopuntura

Per quanto riguarda l'agopuntura, il discorso è leggermente più delicato. Perché, in effetti, qualche risultato scientifico credibile esiste. Nel database di Cochrane, per esempio, si possono trovare alcune review sistematiche che analizzano l'efficacia del trattamento per diverse patologie. Le conclusioni sono più o meno sempre le stesse: "Non ci sono abbastanza prove per raccomandare l'uso dell'agopuntura nel trattamento dell'asma"; "È impossibile trarre conclusioni affidabili per supportare l'uso dell'agopuntura nel trattamento del glaucoma"; "Ci sono prove insufficienti per raccomandare l'uso dell'agopuntura su pazienti con depressione. I risultati sono limitati dall'alto rischio di bias nella maggioranza dei trial clinici". E via discorrendo: anche nei casi migliori, per esempio per la cura dell'emicrania, l'agopuntura è stata considerata "promettente, ma insufficiente". I miglioramenti avvertiti dai pazienti, insomma, specialmente come palliativo per dolori vari, nausea e mal di testa sarebbero da attribuirsi alla natura altamente placebogenica della pratica.

Fitoterapia

Si tratta di una pratica medica che usa piante medicinali per la prevenzione e la cura delle malattie, "relativamente alle proprietà farmacologiche dei costituenti chimici presenti nella pianta, o meglio nel preparato utilizzato. La fitoterapia non segue particolari filosofie o credenze religiose, né metodologie diagnostiche o terapeutiche diverse da quelle della medicina scientifica": non è roba da stregoni, insomma, ma una disciplina rigorosa che si serve di principi attivi estratti dalle piante. Una pratica spesso seguita anche dalla farmacologia classica e che segue le regole della scienza ufficiale (con tanto di riviste peer-reviewed), tant'è che sono in molti a chiederne l'inclusione nelle discipline mediche. Sono parecchi gli estratti fitoterapici per i quali esistono evidenze scientifiche, come descritto dettagliatamente in un lavoro dell'Istituto Superiore di Sanità: in particolare, possono essere usati per il trattamento di sindrome premestruale, disfunzione erettile, astenia, emicrania, nausea evomito, insonnia (è il caso della celebre Valeriana officinalis). Naturalmente, i fitoterapici vanno considerati farmaci a tutti gli effetti, con tanto di possibili disturbi collaterali e controindicazioni, talvolta anche gravi, tra cui cancerogenicità, nefrotossicità e neurotossicità, a seconda della pianta e dell'estratto (in altre parole: non fidatevi del vecchio adagio "è naturale, quindi non può far male". Pensate ai funghi o all'oleandro, per esempio). Per questo, l'Agenzia Italiana del Farmaco si incarica di verificare ufficialmente qualità, efficacia e sicurezza dei medicinali fitoterapici prima di metterli in commercio. Diverso è il discorso per i prodotti di erboristeria, che, sempre secondo l'Aifa, "non hanno l'autorizzzione all'immissione in commercio [come farmaci] e non possono essere definiti medicinali anche se talora hanno una qualche attività farmacologica" e dunque vanno assunti in modo estremamente prudente.

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