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21 Maggio 2014 SCIENZA
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CATTURATO IN GIAPPONE UN RARISSIMO "SQUALO A BOCCA GRANDE"
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Il mese dello squalo raro: dopo il goblin del Golfo del Messico, dal Giappone l'immagine di un esemplare della specie i cui avvistamenti ufficiali sono appena 55.

È stato un mese da ricordare per gli avvistamenti di squali rari. Se in aprile un pescatore al largo della costa della Florida ha pescato il secondo squalo goblin nella storia del Golfo del Messico, arriva ora dal Giappone la notizia che nei pressi di Shizuoka è stato catturato un raro esemplare di squalo bocca grande (Megachasma pelagios) lungo 3, 9 metri.

Si tratta del 55esimo avvistamento di questa specie. Il primo risale a un'accidentale cattura da parte di una nave di ricerca statunitense al largo della costa di Oahu, alle Hawaii, nel 1976. Ci sono state altre testimonianze dubbie sugli avvistamenti, spiega George Burgess, direttore del Florida Program for Shark Research al museo di storia naturale di Gainesville, ma non sono state confermate in quanto non c'erano evidenze.

Il personale del Marine Science Museum di Shizuoka ha dissezionato lo squalo di 680 kg in un incontro pubblico tenutosi all'inizio della settimana. Secondo quanto riporta il Japan Daily Press, i resti dell'animale sono esposti al museo.

La caratteristica più nota di questa specie è la sua grande bocca, dalla quale prende il nome. Il Megachasma pelagios sfrutta le sue fauci da gigante per filtrare quello che ingerisce, spiega Burgess, come fanno gli squali balena e gli squali elefante quando attraversano l'oceano a bocca aperta per nutrirsi del plankton.

Le informazioni riguardo al comportamento di questa specie provengono dall'osservazione di due soli individui. I ricercatori sono riusciti a taggare uno di questi squali al largo della costa californiana nel 1990, e a seguirlo per due giorni. Lo squalo maschio ha trascorso il tempo a circa 150 metri di profondità, salendo fino a 15 metri al crepuscolo. Questo modello di spostamento è piuttosto comune per svariati animali che vivono in oceano aperto, spiega Burgess. Lo fanno per seguire il cibo, e per spostarsi in zone con temperature differenti allo scopo di regolare le funzioni corporee come digestione e crescita.

Secondo i dati del Florida Museum of Natural History, il secondo squalo osservato dai ricercatori era un esemplare in procinto di essere attaccato da tre capodogli, al largo delle coste dell'Indonesia nel 1998. Il lento nuotare dello squalo bocca grande e il suo corpo flaccido lo rendono un bersaglio attraente anche per altre specie opportuniste, spiega Burgess, come lo squalo tagliatore (Isistius brasiliensis). Questo piccolo squalo si avvicina di soppiatto alle sue prede per morderle e staccare grossi pezzi di carne, lasciando segni evidenti. Alcuni degli squali bocca grande esaminati negli anni portavano le cicatrici che si ritengono essere testimonianza delle attenzioni degli squali tagliatori.

Anche se gli squali bocca grande sono stati avvistati in tutto il mondo, "la zona tra il Giappone, le Filippine e l'Indonesia sembra essere un hot spot", spiega Burgess. Può essere che molti di questi squali vivano qui, o semplicemente che ci siano più avvistamenti perché è un'area molto pescata.

Questa parte del Pacifico occidentale, dal nord dell'Australia fino alle Filippine, è considerata da alcuni ricercatori una vera e propria culla dell'evoluzione per gli animali marini. "È un patrimonio di biodiversità", spiega Burgess, "e potrebbe essere il luogo d'origine degli squali bocca grande".

A ogni esemplare che viene pescato, gli scienziati raccolgono informazioni su questa misteriosa specie. Il desiderio di Burgess, tuttavia, è che gli animali catturati non vengano sempre uccisi. "È una situazione ambivalente", commenta, "siamo felici di avere un nuovo individuo da studiare per arricchire la nostra conoscenza di base. Purtroppo, tuttavia, muoiono quasi sempre". Di tutti gli squali bocca grande che sono stati pescati, infatti, solamente uno o due erano ancora vivi quando gli scienziati hanno iniziato a studiarli. "Per quanto mi piacerebbe avere un campione di 200 o 300 di questi squali", commenta Burgess, "vogliamo incoraggiare i pescatori a limitarsi a scattare delle foto e poi ributtarli in mare".

TAG: Musei