
Un recente studio condotto da un gruppo internazionale di ricerca, di cui fanno parte anche due genetisti italiani, retrodata a 130 mila anni fa la prima diffusione dell'uomo moderno dal continente africano verso l'Asia.
La prima migrazione dell'uomo moderno dall'Africa sarebbe avvenuta circa 130 mila anni fa, nel Pleistocene medio, e non fra 50 e 75 mila anni fa (nel Pleistocene superiore) com'era stato ipotizzato dagli studiosi in passato; o perlomeno, la dispersione di Homo sapiens si sarebbe verificata in più movimenti migratori.
A confermare questa teoria, già avanzata qualche anno fa anche in base a testimonianze fossili, lo studio di un gruppo internazionale di ricerca composto, fra gli altri, da Guido Barbujani e Silvia Ghirotto, genetisti del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell'Università di Ferrara, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of theUnited States of America.
I ricercatori hanno analizzato e confrontato i dati genetici e i crani appartenenti a individui di dieci popolazioni moderne - provenienti da Australia, Asia centrale, Africa orientale, Giappone, Melanesia, Filippine, Nuova Guinea, nord e sud dell'India e Sud Africa - arrivando alla conclusione che le differenze fra le popolazioni attuali sono riconducibili almeno a due movimenti migratori: il primo, avvenuto circa 130 mila anni fa, che seguì una rotta meridionale attraverso la penisola arabica, dirigendosi verso Iran, India e Asia meridionale; il secondo, diretto verso l'Eurasia settentrionale, risalente, invece a circa 50 mila anni fa.
Somiglianze non fortuite
"Già negli anni Novanta", racconta Barbujani, "studiando le caratteristiche fisiche (come la forma del cranio e la pelle scura) di alcune popolazioni dell'Asia meridionale e della Melanesia, fra cui i Negritos delle Filippine e gli abitanti delle Isole Andamane, Marta Mirazòn e Robert Foley avevano notato una somiglianza con le popolazioni africane, proponendo che circa 130 mila anni fa si fosse verificata una migrazione diretta dal Corno d'Africa all'Asia meridionale".
"Effettuando i confronti anatomici e genetici ci siamo accorti che le differenze fra le popolazioni attuali si spiegano meglio attraverso un modello di dispersione multipla che prenda in considerazione due movimenti migratori, piuttosto che uno soltanto", spiega Barbujani.
"Studiare la storia delle migrazioni dell'uomo moderno è importante non solo per capire meglio la nostra storia e quella dei nostri antenati, ma anche, per esempio, per approfondire lo studio delle malattie genetiche", continua.
"In questo studio non abbiamo preso in considerazione l'Europa", continua lo studioso. "Nelle prossime ricerche, analizzeremo anche i dati genetici delle popolazioni europee, cosa che ci permetterà di avere molte più informazioni e maggiori dettagli geografici".






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