L'ultimo rapporto dell'IPCC non lascia dubbi: restano pochi anni per evitare cambiamenti di portata catastrofica. E invita i governi a prepararsi a nuovi scenari.
Il nostro pianeta non è pronto ad affrontare le conseguenze del riscaldamento globale, come l'accentuarsi di fenomeni atmosferici estremi e l'eventualità sempre più probabile che alcune zone della Terra oggi popolate diventino inabitabili: lo afferma l'ultimo rapporto dei climatologi delle Nazioni Unite.
I 772 scienziati dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che hanno redatto il rapporto (il quinto dalla formazione del comitato) affermano che i leader mondiali hanno davanti a se soltanto pochi anni per riuscire a limitare le emissioni di carbonio e quindi a evitare un riscaldamento globale di proporzioni catastrofiche, che produrrebbe un aumento significativo del livello dei mari e sbalzi di temperatura su larga scala dagli impatti distruttivi sulla vita umana e sugli ecosistemi naturali.
"Gli effetti del cambiamento climatico osservati sono ampiamente diffusi e direttamente conseguenziali", recita il rapporto dell'IPCC diffuso il 31 marzo a Yokohama, in Giappone, che rispetto a quelli precedenti non ricorre a mezzi termini per descrivere l'impatto attuale del fenomeno.
Tra gli effetti già in atto del riscaldamento globale, il rapporto cita "l'alto livello di rischio" della diffusione delle malattie in Africa; le vittime e i danni causati dagli incendi in America del Nord; il calo nella produzione e nella qualità di beni alimentari in America Meridionale. Ma gli effetti del cambiamento climatico nell'immediato futuro saranno ancora più gravi, afferma il comitato di scienziati, e i governi sono impreparati ad affrontarli.
"Le scelte di oggi determineranno i rischi derivanti dal cambiamento climatico fino alla fine del secolo", afferma Kelly Levin, climatologa del World Resources Institute di Washington. Frances Beinecke, presidente del Natural Resources Defense Council, definisce il rapporto un "S.O.S. al mondo".
Superare la soglia di guardia
Il nuovo rapporto, redatto dal Gruppo di Lavoro II del comitato, avverte che il mondo sta perdendo la possibilità di frenare il riscaldamento globale venutosi a creare fin dalla Rivoluzione Industriale.
Precedentemente, i leader mondiale avevano sottoscritto un accordo per limitare l'aumento delle temperature medie globali a 2 gradi Celsius. Oltre quella soglia, recita il rapporto, "l'impatto diventerebbe di una gravità inaccettabile".
"Vi sono le condizioni per superare una soglia che porterebbe a vasti cambiamenti sistematici, prospettando uno scenario ancora sconosciuto e dalle conseguenze estremamente gravi", afferma Levin.
Se il riscaldamento arrivasse a superare i 4 gradi Celsius, come prospettano alcuni modelli, "assisteremmo a cambiamenti radicali in agricoltura".
Ma anche nello scenario più ottimistico, "il cambiamento climatico porterà a una maggiore frequenza, durata e/o intensità di fenomeni climatici estremi come pesanti precipitazioni, caldo, siccità, alluvioni e innalzamento del livello dei mari".
Prepararsi al cambiamento
Il messaggio fondamentale contenuto nel rapporto dell'IPCC, spiega Levin, è che i governi devono impegnarsi di più per prepararsi agli effetti del riscaldamento globale. I gruppi di persone più a rischio sono quelle già ai margini della società, come la popolazione urbanizzata povera.
Le società energetiche e i governi stanno già pianificando e costruendo le infrastrutture che verranno utilizate nei decenni a venire, osserva la studiosa. Con il cambiamento climatico, gli impianti in cui si produce energia devono mettere in conto di avere acqua sufficiente a raffreddare i sistemi in quelle zone che diventeranno più calde e più asciutte.
"Sia che si decida di ridurre le emissioni, che di continuare al ritmo attuale, i cambiamenti non saranno osservabili immediatamente", dice Levin. "Ma nell'arco di un secolo potremmo ritrovarci in un mondo completamente diverso", in un senso o nell'altro.
Il prossimo capitolo del rapporto deIl'IPCC (un comitato di studiosi del clima creato dalle Nazioni Unite nel 1988, che rilascia un rapporto ogni cinque anni), verrà diffuso ad aprile. Redatto dal Gruppo di Lavoro III, fornirà indicazioni ai governi su come mitigare gli effetti del riscaldamento globale.
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