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6 Febbraio 2014 SCIENZA
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ANCHE I DELFINI AMANO E PROVANO SENTIMENTI
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La mattanza nella baia giapponese di Taji riporta di attualità il tema delle capacità cognitive ed emotive degli animali. E del potere dell'uomo su di loro.

Fin dagli anni Ottanta, quando la caccia alle balene per scopi commerciali è stata proibita in tutto il mondo, abbiamo imparato sempre di più riguardo alle capacità cognitive dei mammiferi marini e di molti altri animali. Ciò che abbiamo appreso suggerisce che, proprio come gli esseri umani, molte altre specie, tra le quali balene e delfini, sono creature pensanti, consapevoli e in grado di provare emozioni.

Sappiamo anche che il delfino comune (Tursiops truncatus), la specie catturata e uccisa a Taiji, è un mammifero con precise regole sociali e che prova empatia. Come lo sappiamo? Un esempio arriva da un articolo pubblicato questo mese da una biologa marina, sulla rivista Marine Mammal Science. La scienziata descrive un episodio in cui ha osservato un delfino maschio sottrarre il piccolo alla madre, e colpirlo brutalmente. Il piccolo è morto alcuni mesi più tardi a causa delle ferite.

Raramente gli esseri umani riescono ad assistere a questi episodi, ma gli scienziati sanno che si tratta di accadimenti piuttosto comuni e che sono parte dei meccanismi di accoppiamento maschile: i delfini, infatti, prendono di mira solamente i piccoli di femmine con le quali non si sono ancora accoppiati.

A volte anche altri maschi si uniscono all'attacco, e se il piccolo muore la madre diventa di nuovo fertile molto velocemente, dando loro l'opportunità di accoppiarsi e diventare padri. In termini di biologia evolutiva, i maschi mettono in atto una 'strategia riproduttiva' che possiamo trovare in molte altre specie di mammiferi, dal gatto domestico agli orsi grizzly.

Quello che mi ha più colpita dello studio, tuttavia, è che i biologi hanno anche visto molti altri maschi accorrere in aiuto della madre, mentre cercava di salvare il suo piccolo; circondavano la coppia facendo da scudo, e cercando di farli scappare. È possibile che questi maschi si fossero accoppiati con la femmina in questione, oppure che fossero imparentati con lei - le due spiegazioni che vengono generalmente date nel caso di comportamenti altruistici tra animali.

Animali ed empatia

Eppure anche gli animali, dai topi agli elefanti, possono essere empatici e riconoscere la sofferenza nei loro simili anche quando non vi sono imparentati: le prove a favore di questa tesi sono sempre di più.

Come ha notato il primatologo Frans de Waal, gli animali che vivono in società complesse come delfini e scimpanzé desiderano 'cooperare e vivere in armonia'. A volte, questo desiderio può essere la causa scatenante di atti di eroismo o semplice gentilezza.

Come spiegare diversamente quello cui hanno assistito alcuni biologi marini sud coreani, che si sono trovati davanti a più di dieci delfini comuni a becco lungo (Delphinus capensis) che assistevano una femmina malata con le penne pettorali apparentemente paralizzate?

Per più di trenta minuti, i maschi hanno fatto dei turni per nuotare sotto la femmina in modo da risollevarla verso la superficie. Nel momento in cui le sue condizioni sono peggiorate, hanno cambiato tattica: nuotando l'uno vicino all'altro hanno trasformato i loro corpi in una sorta di scialuppa per trasportarla. Si sono arresi solamente quando la femmina ha smesso di respirare, e persino a quel punto alcuni dei delfini le sono rimasti accanto, continuando a toccarla fino a quando il suo corpo è sceso a una profondità tale da non vedersi più.

Ci sono stati numerosi altri casi di madri osservate mentre trasportavano i loro piccoli malati o morti, oppure di delfini che spingevano i compagni verso la superficie per aiutarli; quest'ultimo caso, tuttavia, è il primo in cui è un grande gruppo di animali a collaborare per assistere un conspecifico in difficoltà. Della serie, i delfini lo fanno spesso, è solo che noi non siamo lì per poterlo vedere e documentare.

Altri esempi di altruismo tra animali sembrerebbero dimostrare che specie diverse si aiutino tra loro. Nel 2009, nel mare Antartico, un gruppo di biologi vide una megattera salvare una foca da alcune orche. L'enorme cetaceo sbatté forte la coda sull'acqua, si girò sulla schiena e trascinò così la foca al salvo, sul suo largo ventre.

In altri episodi, le balene del genere Globicephala sono state osservate mentre colpivano e scacciavano delle orche che cercavano di uccidere un piccolo di balena grigia al largo delle coste californiane.

I delfini stessi, dal canto loro, spesso aiutano gli esseri umani impedendo loro di affogare, o scacciando gli squali. Anche le orche, in Norvegia, sono note per aiutare i loro conspecifici quando non sono in grado di cacciare autonomamente, persino se non fanno parte del loro branco. Perché vi parliamo di queste cose? Cosa hanno a che vedere con ciò che sta succedendo a Taiji?

Menti animali: il cambio di paradigma

Per gran parte del XX secolo, gli scienziati ci hanno abituato a pensare che gli animali sono simili ai robot, esseri viventi a malapena reattivi che non provano emozioni e non sono in grado di pensare. Della serie, siamo abituati a non attribuire ad altre specie molti comportamenti, perché li riteniamo una nostra prerogativa. Solo noi amiamo, ridiamo, ci aiutiamo e soffriamo.

Altrettanto raramente gli scienziati si occupano di raccogliere dati che testimonino le dimostrazioni di emotività (o rabbia, altruismo o empatia) da parte degli animali, proprio perché verrebbero considerati 'troppo sentimentali'.

Nelle ultime due decadi, comunque, la nostra comprensione della mente animale è molto cambiata. Molti ricercatori, specialmente biologi dell'evoluzione, non vedono più un'enorme differenza tra le nostre capacità cognitive e quelle degli animali. Piuttosto riconoscono che i cervelli di molti animali, compreso il nostro, hanno qualità e abilità simili proprio perché sono pensati per svolgere gli stessi compiti e hanno antenati comuni.

Proprio per questo gli scienziati, al momento, sono alla ricerca delle radici dell'empatia e dell'altruismo nelle altre specie animali, e stanno raccogliendo molti aneddoti come questi che ho riportato (osservazioni significative che, fino a trenta anni fa, sarebbero finite nel cestino).

Gli animali pensano, provano sentimenti, e a volte ci sorprendono comportandosi come noi. Se ne avrà l'occasione, la balena salverà la foca.

Assassini di delfini

E poi c'è Taiji. I pescatori che lavorano là - radunando a forza i delfini, imprigionandoli per giorni, separando i piccoli dalle madri e uccidendone moltissimi - turbano la società proprio per le loro azioni profondamente inumane. E non necessarie. Sono davvero pochi i giapponesi che mangiano carne di delfino, e a nessuno serve per sopravvivere. Uccidere i delfini potrà anche essere una tradizione, come il governo insiste a sottolineare, ma le tradizioni non sono intoccabili.

Cambiano quando non sono più adatte alla società di cui fanno parte, o vengono riconosciute come immorali. "Questa tradizione è nata quando il mondo e i pescatori giapponesi non erano a conoscenza di cosa volesse dire far del male ai delfini" scriveva il 20 gennaio Yoko Ono Lennon, in una lettera aperta ai pescatori di Taiji e a Shinzo Abe, primo ministro giapponese. Ma il mondo, i pescatori e il governo giapponese sono tutti a conoscenza di cosa succede a Taiji.

Chi è una 'persona'?

In molti si affannano cercando di ri-definire quello che è il nostro rapporto con gli animali. Alcune specie come balene, delfini, elefanti e scimpanzé sono quelle considerata più vicine a noi, più simili al concetto di 'persona con dei diritti'.

Sono stati necessari secoli perché a tutte le società umane fossero riconosciuti gli stessi diritti, ed estenderne alcuni -come non essere imprigionati o usati come cavie per la ricerca medica- agli animali è una sfida ancora più grande. Potrà sembrare idealista, ma molti paesi, compreso il Giappone, non permettono più la ricerca di tipo invasivo sugli scimpanzé. E tutt'ora stiamo combattendo questa battaglia, per far notare che non ci comportiamo in maniera corretta con gli animali, e che pratiche come la caccia di Taiji sono sbagliate.

Cosa impariamo da Taiji

Cos'è che Taiji può dunque rivelarci riguardo alla natura degli esseri umani? Che nonostante quanto abbiamo appreso, continuiamo a essere consapevolmente e brutalmente crudeli, senza sentimenti e senza umanità. Proprio come pensavamo fossero gli animali fino ad alcuni decenni fa.

Ma diamo un'altra occhiata alle coste di Taiji. A parte i pescatori ci sono altre persone, cittadini giapponesi compresi, che si sono organizzate per raccogliere testimonianze di quell'orrore e documentarlo, nonché per protestare. Non c'è modo di far sapere ai delfini che queste persone esistono, ma ci sono, e stanno impegnandosi per loro (e per molte altre specie!) perché è la cosa giusta da fare. Quella più umana.

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