La celebre Prima Legge di Moore stabilisce che ogni 18 mesi il numero di transistor all'interno di un circuito elettronico raddoppia, creando una crescita di complessità esponenziale. Ma cosa succederebbe se applicassimo questa regola (che finora descrive in modo valido gli ultimi 50 anni di dati sui microprocessori) in un altro ambito, come l'origine della vita?
Due genetisti, Alexei Sharov del National Institute on Aging di Baltimora e Richard Gordon del Gulf Specimen Marine Laboratory, hanno applicato la Legge di Moore alla vita terrestre nel tentativo di scoprire con quale ritmo aumenta di complessità.
Il numero di transistor è stato sostituito dal numero di nucleotidi, i blocchi fondamentali che compongono DNA e RNA, e i circuiti integrati con il patrimonio genetico, lasciando ad un modello computerizzato il compito di fare i calcoli.
Il risultato? Non solo è possibile, ma è anche probabile, che la vita si sia originata ben prima della nascita della Terra, fuori dal nostro Sistema Solare.
L'ipotesi di Sharov e Gordon è questa: la complessità della vita, che si misura in modo approssimativo dal numero di nucleotidi funzionali non ridondanti, deve aver avuto una crescita esponenziale per via del "comportamento" degli elementi che compongono il nostro patrimonio genetico.
Secondo la simulazione, la vita avrebbe fatto la sua comparsa circa 9, 7 miliardi di anni fa, con un raddoppiamento della complessità ogni qualche decina d' anni. Per Sharov e Gordon è possibile che alcuni microrganismi o frammenti di essi provenienti da altre parti della galassia siano atterrati sulla Terra primordiale, trovando un luogo particolarmente adatto al loro sviluppo.
Gli "autobus interstellari" che potrebbero aver trasportato questi organismi sono comete e asteroidi, potenziali veicoli di diffusione di (altrettanto potenziali) microrganismi extraterrestri.I calcoli di Sharov e Gordon non sono affatto una prova scientificamente accettabile che la vita sia nata prima della Terra: non sappiamo se è mai esistita (o se ancora esiste) su altri pianeti in altre regioni dell'universo, e non abbiamo molte certezze nemmeno sulla nascita della vita che conosciamo.
Non si può inoltre stabilire come regola che la vita aumenti di complessità ad un ritmo esponenziale costante, considerando le innumerevoli variabili che incidono sulla sopravvivenza e sullo sviluppo di un organismo più o meno complesso.
Per stessa ammissione dei due ricercatori, l'esperimento è da considerarsi un semplice esercizio teorico. "Ci sono moltissimi elementi ipotetici nella nostra ricerca...ma per avere una visuale più ampia sull'argomento, c'è bisogno di avere elementi ipotetici" sostiene Sharov.
L'intento di base è stato quello di aprire gli occhi su un settore fin troppo trascurato della ricerca, la possibilità che la vita non sia nata sul nostro pianeta ma sia giunta da mondi lontani, dopo viaggi che farebbero impallidire il capitano Kirk.
Se le loro supposizioni dovessero risultare anche solo vagamente aderenti alla realtà dei fatti (e sappiamo che è probabile che non lo siano), il "mito" di alieni iper-evoluti potrebbe essere parzialmente sfatato: se la vita segue un ritmo di sviluppo esponenziale e prevedibile, la maggior parte delle civiltà extraterrestri esistenti nell'universo si troverebbe ad uno stadio evolutivo non molto differente dal nostro.
Rimangono ancora moltissimi dubbi sull'attendibilità della simulazione si Sharov e Gordon, ma la possibilità che la vita possa non essere nata sulla Terra sarà sicuramente un argomento di dibattito in futuro, viste gli indizi che siamo riusciti a raccogliere negli ultimi anni.
Ormai abbiamo la certezza che alcuni asteroidi, come 24 Themis, trasportano acqua e materiale organico, gli elementi fondamentali per lo sviluppo della vita o la sopravvivenza di organismi viventi provenienti da altri corpi celesti.
"La contaminazione di spore batteriche dallo spazio sembra essere l'ipotesi più plausibile per spiegare la comparsa della vita sulla Terra" sostengono i due ricercatori nella loro ricerca pubblicata sul sito della Cornell University Library.
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