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22 Agosto 2013 STORIA
di Christine Dell'Amore http://www.nationalgeographic.it
La vasectomia come soluzione al problema dei gatti randagi?
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La vasectomia e l'isterectomia potrebbero non essere più operazioni riservate solo agli esseri umani: secondo uno studio comparso ad agosto su Journal of the American Veterinary Medical Association, costituirebbero una possibile soluzione per tenere sotto controllo il numero di gatti randagi.

Le case statunitensi ospitano oltre 80 milioni di gatti, e ce ne sono altrettanti che vivono randagi. Stabilire quale sia il modo migliore per affrontare quest'esplosione di felini è stato oggetto di un acceso dibattito, che ha visto contrapporsi soprattutto gli amanti dei gatti e i protettori della fauna selvatica, preoccupati per gli uccelli e altre specie animali che vengono regolarmente predati dai felini.

Utilizzando un modello al computer, i ricercatori hanno scoperto che le colonie di gatti randagi la cui crescita veniva ostacolata ricorrendo a vasectomie o isterectomie (TVHR) si riducevano più velocemente rispetto a quelle in cui i gatti venivano castrati (TNR), metodo promosso da molte associazioni animaliste.

I gatti randagi vivono in gruppi guidati da un maschio dominante. Poiché una vasectomia taglia il tubo che trasporta lo sperma senza rimuovere i testicoli del gatto, un gatto vasectomizzato conserva i suoi ormoni sessuali; in questo modo un gatto dominante vasectomizzato può mantenere la sua posizione nella colonia, e accoppiarsi con le femmine senza conseguenze.

Al contrario, quando un gatto dominante viene castrato, non è più sessualmente attivo e quindi, al ritorno nella colonia, perde la sua posizione a favore di un altro maschio sessualmente attivo, e fertile.

Inoltre, quando una femmina fertile si accoppia con un maschio vasectomizzato, per 45 giorni si trova in una condizione di gravidanza isterica, cosa che, secondo gli autori dello studio, ridurrebbe ulteriormente la probabilità che si riproduca.

Il nuovo studio "sembra serio, anche se potrebbe risultare provocatorio", dice John Hadidian, etologo della Humane Society of the United States.

"Aggiunge qualche elemento in più a questo tema molto controverso, che è ciò che di cui abbiamo bisogno: nuove idee e nuove strategie".

Gatti virtuali

Gli autori dello studio hanno simulato al computer una popolazione di circa 200 gatti randagi, monitorandone il comportamento per 6.000 giorni, un periodo superiore a 16 anni. È di certo un tempo più lungo della vita media di un gatto randagio - fuori casa i gatti vivono in media 3 anni, mentre in casa raggiungono un'età media di 15 anni - ma agli scienziati serviva un periodo di tempo così lungo per poter osservare l'andamento della colonia.

Nel corso della simulazione il gruppo ha seguito il comportamento di ogni gatto, aggiungendo e rimuovendo gli individui che, rispettivamente, nascevano e morivano.

I risultati hanno mostrato che, se al 35 per cento di una popolazione di gatti veniva applicato il metodo TVHR, quella popolazione si riduceva della metà, fino a scomparire nell'arco di 11 anni. Se invece si praticava il metodo TNR, per ottenere lo stesso risultato - l'estinzione della colonia in 11 anni - doveva essere castrato l'82 per cento dei gatti.

"Ci ha sorpreso quanto il metodo TVHR funzionasse meglio", dice Michael Reed, biologo della Tufts University del Massachusetts tra gli autori dello studio.

"I risultati sono promettenti: ora qualcuno dovrebbe andare e testarli in appropriate condizioni controllate".

"È esattamente ciò che suggerisce Hadidian: idealmente gli scienziati potrebbero cominciare a testare il metodo TVHR - pratica che ancora non è diffusa - su una colonia di gatti reale. "Vorremmo vedere il livello di accordo tra i dati sperimentali e il modello ideato per la simulazione", conclude.

Nessuna panacea

In ogni caso un possibile problema che si presenterebbe con i gatti reali è che i maschi che hanno subito vasectomia non smettono di gemere, lottare fra loro e marcare il territorio, comportamenti che accendono le proteste di quelli che abitano vicino alle colonie di gatti randagi.

Becky Robinson, presidentessa e co-fondatrice del gruppo per i diritti degli animali Alley Cat Allies, sottolinea anche che invece il metodo TNR, promosso e attuato per due decenni dal suo gruppo, inibisce questi comportamenti.

Lo studio sulla colonia di gatti virtuali, comunque, "dimostra che controllare la popolazione senza usare metodi letali funziona", dice l'attivista, aggiungendo come alcuni programmi, invece, prevedano ancora l'applicazione dell'eutanasia sui gatti randagi.

"Castrare e sterilizzare sta diventando la norma negli Stati Uniti, e gli americani sono a favore di programmi umani e compassionevoli che consentano di contenere le popolazioni feline".

Sheilah Robertson della American Veterinary Medical Association's Animal Welfare Division sottolinea anche che "è improbabile che basti un'unica tattica per curare tutti i mali" legati al problema dei gatti randagi.

"Piuttosto bisognerà agire su vari fronti, utilizzando anche il metodo TNVR; progetti che ricorrano a metodi non chirurgici, come l'immunocontraccezione e la sterilizzazione chimica dei gatti maschi; la cattura e il trasferimento degli individui. In ogni caso, a prescindere dalla scelta del metodo, ottenere l'effetto desiderato potrebbe richiedere 10-15 anni", continua.

In generale una buona parte del dibattito sui gatti randagi comporta davvero in un "conflitto umano" tra persone che hanno visioni diverse su come affrontare il problema, aggiunge Hadidian della Humane Society.

"Ma - conclude Robertson - si sta svolgendo un dialogo costruttivo tra coloro che hanno a cuore i gatti e quelli che invece vogliono proteggere gli animali selvatici, poiché entrambi sembrano avere un obiettivo comune: che ci siano meno gatti in giro. Trovare nuove soluzioni come questa ci porterà a raggiungere l'obiettivo".

TAG: Computer