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23 Giugno 2013 ARCHEOLOGIA
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COL GEORADAR A TEZZE SI INDIVIDUANO UNA STRADA, EDIFICI E DUE PROTOCERCHI
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Da sinistra Galiotto, Carlotto, Gentilin, i professori Crothers e Visonà
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Doppio passaporto: italiano, perché nato a Valdagno 60 anni fa e americano, perché abita negli Usa dal 1977, e tripla laurea: in lettere classiche con specializzazione in numismatica a Padova, in storia dell'arte all'università della California, in archeologia classica all'università del Michigan. Alle spalle scavi in Nevada e Israele, Tunisia e Costa D'Avorio, in Calabria e infine ad Arzignano un anno fa. Professor Visonà: cosa avete trovato sotto Tezze? Abbiamo indagato un appezzamento esteso 120 metri da nord a sud e 30 da est a ovest in località Valbruna, individuando quattro zone : una parte di un edificio di epoca romana, all'interno del quale si riconosce una stanza di 25 metri quadrati. Non sappiamo se sia una fattoria isolata, o il primo di una serie di edifici di una città. C'è poi un lembo di strada larga da 5 a 7 metri. Quindi due sorprese: due grandi formazioni ( anomalie magnetometriche. ndr) disposte a cerchio, con un diametro di 12 metri la prima, di 15 metri, la seconda, ad una distanza di circa 35 metri l'una dall'altra. Non sappiamo cosa rappresentino: le abbiamo confrontate con fondi di capanna del Neolitico e della prima età del ferro, cioè dal 4000 all'800 a.C. simili ma di dimensioni molto ridotte. Possiamo ipotizzare che l'abitato romano sia stato preceduto da un insediamento di età pre o protostorica. Per l'insediamento romano si è parlato di Dripsinum. Dripsinum è un poleonimo, ovvero un nome di città, che deriva da un nome di popolazione, i Dripsinates. Plinio il Vecchio scrisse che i Dripsinates erano una fra le 34 gentes Euganeae, una popolazione indigena, sub-alpina, occupante l'hinterland pedemontano tra il Bresciano il Veneto occidentale. Secondo diversi studiosi, i Dripsinates avrebbero ottenuto una certa autonomia rispetto a Vicenza nell'Alto Impero. Presumiamo che ci sia un nesso fra Tezze e il popolo dei Dripsinates, ma dobbiamo dimostrarlo. Comunque sotto Tezze qualcosa c'è. Questo sì. Il sito di Valbruna è noto da più di due secoli. Un manoscritto, "Epoche e memorie dell'antica e moderna Vicenza" compilato dell'abate Giambattista Garduzzi Velo prima del 1810, testimonia che "nelle terre dei fratelli Carlotti" dopo la piena dell'Agno del 1795 vennero in luce i resti di un antico insediamento. Secondo l'autore i ruderi si estendevano su 35 ettari. Poi ci sono resti materiali: ceramiche, laterizi, frammenti vitrei, tessere di mosaico, intonaci dipinti Nel 1978 pubblicai uno studio sulla circolazione monetaria nella valle dell'Agno e parlai delle moneterinvenute in quest'area. Allora conobbi Gian Battista Carlotto, proprietario del fondo: si deve anche a lui ora ultraottantenne, il nostro progetto di ricerca. La ricerca è stata condotta senza scavare: come e perché? Abbiamo usato un magnetometro, che rileva variazioni nel campo magnetico corrispondenti a strutture sepolte, e un georadar, che può misurarne la profondità nel sottosuolo.George Crothers antropologo dell'università del Kentucky ha diretto le prospezioni geofisiche. È come se avessimo fatto una serie di radiografie. Le prospezioni geofisiche non hanno così danneggiato il fondo privato, Il prossimo passo potrebbero essere i carotaggi.