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25 Aprile 2013 ARCHEOLOGIA
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Chi è l'antenato dell'hobbit di Flores?
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Un piccolo uomo o un antenato malato? Il dibattito sull'origine del cosiddetto "hobbit", o Homo floresiensis, è aperto da quando nel 2003 gli archeologi ne hanno scoperto i resti nella remota isola indonesiana di Flores. Per alcuni ricercatori, le sue dimensioni ridotte potrebbero essere frutto di una patologia, mentre per altri discenderebbe da un piccolo antenato umano.

Secondo un nuovo studio, pubblicato il 17 aprile sulla rivista Proceedings della Royal Society B, gli indizi sulla sua origine si celano nelle dimensioni del cervello. Per gli autori della ricerca, infatti, il suo volume cerebrale sarebbe leggermente più grande di quanto ritenuto finora.

Il cosiddetto hobbit, che era alto circa un metro, visse a Flores fino a circa 17.000 anni fa. Alcuni studi precedenti condotti sullo scheletro di H. floresiensis hanno escluso la possibilità che la causa della sua piccola statura fosse una malattia chiamata microcefalia. Ma allora, se si tratta di una nuova specie umana, chi fu il suo progenitore?

Nanismo?

Una possibilità è che l'hobbit si sia evoluto a partire da un altro ominide dotato di un cervello piuttosto piccolo, Homo abilis. Il problema principale è che per ora non ci sono prove che Homo habilis abbia mai raggiunto il Sud-Est asiatico, tanto meno l'isola di Flores. Alcuni studiosi pensano invece che H. floresiensis discenda da Homo erectus, il primo ominide ad aver lasciato il continente africano e i cui resti sono stati ritrovati anche in Indonesia e a Giava.

In base a questa ipotesi, H. erectus avrebbe raggiunto l'isola di Flores dove i suoi discendenti, rimasti isolati, avrebbero ridotto le loro dimensioni corporee attraverso un processo evolutivo che consente di sfruttare al massimo le risorse limitate in aree ristrette, il nanismo insulare.

"Alcune esempi del mondo animale sembrano suggerire che il nanismo insulare avvenga anche molto rapidamente, in poche migliaia o addirittura poche centinaia di anni, anche se ogni caso è diverso", ha detto uno degli autori dello studio Yousuke Kaifu, ricercatore del Museo Nazionale di Natura e Scienza di Tokyo. I critici di questa teoria sostengono però che la differenza nelle dimensioni tra il cervello di Homo erectus e quello di H. floresiensis - rispettivamente 991 centimetri cubi (cc) e circa 400 cc - sia troppo grande e che neanche il nanismo insulare potrebbe giustificare un esempio così estremo e senza precedenti. Basti pensare che il volume medio degli uomini moderni è di circa 1300 cc.

"Per molti ricercatori questa riduzione sarebbe stata impossibile", ha detto Kaifu.

Nel loro nuovo studio, però, Kaifu e colleghi hanno dimostrato che la differenza nelle dimensioni è in realtà molto inferiore a quanto si credesse. Utilizzando una nuova tecnica di scansione, la tomografia computerizzata ad alta risoluzione, il team ha elaborato un modello 3-D del cranio di H. floresiensis, calcolando che il volume del suo cervello fosse di circa 426 cc.

La nuova stima è solo leggermente più grande rispetto a quelle precedenti, ma rende più plausibile l'idea che H. erectus abbia ridotto le proprie dimensioni fino a quelle di H. floresiensis, soprattutto se si suppone che l'hobbit sia disceso dalla particolare forma di H. erectus che viveva a Giava: una specie molto antica, di dimensioni inferiori a quella africana e e che possedeva un cervello di circa 860 cc.

"La misura di 426 cc è interessante perché così è possibile spiegare come questa dimensione del cervello sia interamente legata alla riduzione delle dimensioni del corpo a partire da Homo erectus, senza per questo invocare ulteriori riduzioni evolutive o patologiche", ha commentato Kieran McNulty, antropologo dell'Università del Minnesota, che non ha partecipato allo studio.

Più piccolo, ma non più stupido

Oltre a misurare il volume del cervello dello hobbit, Kaifu ha analizzato altre 20 diverse popolazioni umane moderne, comparando il rapporto tra le dimensioni del cervello e le dimensioni del corpo. La ricerca ha confermato che più è piccolo il corpo, più è piccolo il suo cervello. In pratica, ha spiegato Kaifu, "abbiamo dimostrato che questo rapporto in realtà è molto più forte di quanto precedentemente suggerito in altri studi". In questo modo, "gran parte della riduzione delle dimensioni del cervello da H. erectus a H. floresiensis si può spiegare con la riduzione delle dimensioni del corpo".

Un cervello che si rimpicciolisce comunque non implica necessariamente una diminuzione delle capacità mentali. Per alcuni scienziati il cervello di H. floresiensis avrebbe subito una "riorganizzazione neurologica", man mano che si riduceva, mantenendo gran parte delle sue funzioni intatte. Questo quindi potrebbe spiegare la capacità di usare il fuoco e l'abilità nel manipolare e creare strumenti in pietra con i quali uccidevano e macellavano animali grandi il doppio di loro.

"In genere, nel confronto tra le specie, associamo ai cervelli più grandi una maggiore intelligenza", ha spiegato McNulty, "ma anche le proporzioni delle varie parti del cervello, il numero e la disposizione dei collegamenti, probabilmente, sono dei fattori critici nel determinare l'intelligenza".

Un terzo candidato?

Per Dean Falk, antropologa della Florida State University, che non ha partecipato alla ricerca, l'ipotesi proposta da Kaifu che H. floresiensis discenda da H. erectus, è "convincente". "Sono impressionata", ha commentato Falk, che in uno studio precedente calcolò il volume del cervello dell'hobbit in circa 417 cc. Tuttavia, ha aggiunto, "la mia analisi era stata eseguita con strumenti meno potenti e a risoluzione minore. Il loro metodo è migliore e anche i loro strumenti. Quindi concordo sui 426 cc invece di 417 cc", ha detto Falk. Secondo l'antropologa, comunque, le nuove scoperte non escludono la possibilità che H. floresiensis discenda invece da H. habilis.

Ci potrebbe essere, secondo Falk, anche una terza possibilità: forse l'hobbit si sarebbe evoluto da un altro ominide, non appartenente al genere Homo, ma più antico e più simile magari a un australopiteco allontanatosi dall'Africa molto tempo fa. "Non si può escludere del tutto", ha detto Falk.

Anche Kaifu e il suo team sono concordi nell'affermare che la genealogia dell'hobbit sia tutt'altro che risolta. "La questione", scrivono gli scienziati nel loro studio, "sarà risolta efficacemente soltanto quando arriveranno nuove scoperte sui primi ominidi che colonizzarono l'isola di Flores".