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5 Gennaio 2013 SCIENZA
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Fotografati due enormi "geyser" al centro della Via Lattea
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Un team internazionale di ricercatori, guidati da un italiano, ha scoperto nel cuore della nostra galassia due enormi getti di particelle dovuti a processi di formazione stellare.

Il colpo d'occhio è sbalorditivo. Due nubi color acquamarina, pressoché simmetriche, si diffondono dal centro della nostra galassia per migliaia di anni luce. Il loro aspetto etereo non deve però trarre in inganno: questi chiari aloni sono in realtà getti estremamente potenti di particelle cariche. Flussi, mai osservati prima, con un'energia pari a un milione di volte quella prodotta da un'esplosione stellare.

L'immagine composita è stata ottenuta sovrapponendo uno scatto ad alta risoluzione della Via Lattea nel visibile con le rilevazioni del radiotelescopio da 64 metri di diametro del Parkes Observatory, in Australia.

(Guarda l'immagine ad alta risoluzione)

Questi flussi estremamente energetici di particelle si estendono per circa 50.000 anni luce e hanno una velocità enorme. "Viaggiano a mille chilometri al secondo. È tanto persino per gli standard astronomici", spiega Ettore Carretti, del centro ricerche australiano Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), alla guida dello studio che ha portato alla scoperta dei "geyser". Fortunatamente i due getti non costituiscono un pericolo per il nostro sistema solare. "Non vengono emessi nella nostra direzione", spiega ancora Carretti, "si propagano salendo e scendendo perpendicolarmente rispetto al piano galattico".

Il centro della Galassia è dunque un luogo piuttosto frenetico. Sarebbe stato difficile, d'altra parte, aspettarsi qualcosa di diverso trattandosi di una regione di formazione stellare che per di più ospita un buco nero supermassivo.

Già nel 2010 il satellite spaziale Fermi aveva registrato, in corrispondenza dei getti, due enormi bolle di raggi gamma che si estendevano dal centro della nostra galassia. Altre ricerche di questo tipo erano state effettuate dalla sonda WMAP e dall'osservatorio spaziale Plank. Nessuno, però, era ancora riuscito a indicare con sicurezza la fonte delle forti radiazioni rilevate. In molti sostenevano che potessero essere emissioni associate all'attività del buco nero supermassivo. Flussi simili a quelli rilevati (sebbene con caratteristiche meno sorprendenti) possono infatti crearsi quando un buco nero inghiotte materia e libera energia proprio sotto forma di getti di particelle.

Grazie ai dati del radiotelescopio australiano, il mistero è stato finalmente risolto. La radiazione al centro della Galassia (che siamo ora in grado di visualizzare nei getti della foto) non è generata da un buco nero ma da eventi di formazione ed esplosione stellare avvenuti negli ultimi cento milioni di anni. La chiave per arrivare a questa conclusione è stata l'analisi delle proprietà del campo magnetico dei getti, tra cui la polarizzazione delle onde radio captate.

Lo studio, pubblicato sull'ultimo numero di Nature, fornisce anche informazioni utili per comprendere le questioni ancora aperte circa la generazione e il mantenimento del campo magnetico galattico. I flussi rilevati dal radiotelescopio, infatti, non trasportano solo gas e particelle energetiche, ma anche forti campi magnetici che, secondo i ricercatori, potrebbero giocare una parte importante nella costituzione del campo magnetico dell'intera Galassia.

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