
E' indubbio che in passato la cultura egizia e quella Mesopotamica abbiano avuto una certa influenza su quella ebraica e di riflesso su quella cristiana, questo però non significa che queste ultime non abbiano espresso qualcosa di originale non riscontrabile altrove.
Ci sono però alcune persone che hanno prodotto della letteratura nel tentativo di dimostrare che ad esempio il cristianesimo abbia quasi del tutto mutuato il suo credo, i precetti e i dogmi da altre culture ed in particolare quella egizia.
Purtroppo alcune di queste persone ha un po forzato la mano cercando di trovare similitudini dove non ci sono, una di queste è che il Padre nostro ha origine dalla letteratura egizia.
Quella che segue è solo una disanima storica atta a verificare il corretto utilizzo delle fonti.
Forse i primi a supporre l'origine egiziana del Padre nostro sono stati Lynn Picknett e Clive Prince citati anche da Giancarlo Tranfo in La croce di spine, ecco cosa scrivono:
"Fin dal XIX secolo il grande egittologo E.A. Wallis Budge (13) aveva notato che un'antica preghiera egiziana a Osiride-Amon incominciava con le stesse parole del Padre nostro: "Amon, Amon che sei nei cieli [...]" Pertanto sembra chiaro che non sia stato Gesù a comporre il Padre nostro" - La rivelazione dei templari, ed. 1998, p. 232
(13) Wallis-Budge, Egyptian Magic, p. 116.
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Gli autori affermano candidamente che Gesù non compose il Padre nostro perché in passato un altra preghiera iniziava similmente. Non credo che bisogna essere un filologo o chi altro per costatare l'inconsistenza di tale affermazione, un elemento così esiziale non può da solo invalidare la paternità del Padre nostro.
Visto che è stato citato il testo di Budge che è presente online verifichiamo la citazione:
O Amen, O Amen, who art in heaven, turn thy face upon the dead body of thy son, and make him sound and strong in the underworld - Link (cfr. The Egyptian Book of the Dead, p. 290)
Traduzione:
O Amen, O Amen, che sei nei cieli, volgi il tuo volto sul corpo morto di tuo figlio, e rendilo sano e forte nel mondo sotterraneo
La frase è presa dal Libro dei morti egizio capitolo CLXII, essa risulta essere una formula, una parola di potere recitata per il defunto, il contesto è totalmente diverso dal Padre nostro.
Inoltre i suddetti autori sembrano far capire che fu lo stesso Wallis Budge a notare la suddetta somiglianza, purtroppo per loro egli non ne fa alcun accenno nel suo testo.






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